Avere una carriera o una famiglia: è l’amletica diatriba che ancora oggi affligge la vita di molte donne, costrette a scegliere tra la propria realizzazione professionale e personale.
E, come se questa condizione non fosse già mortificante di per sé, si tocca vergognosamente il fondo quando si viene addirittura private della libertà di tale scelta, pagando col licenziamento qualsiasi aspirazione genitoriale sul nascere.
In una società iniquamente contraddittoria, che sempre più richiama la donna al proprio ruolo di moglie e madre, e poi sembra punirla per questo, c’è chi non ci sta, e con coraggio mette in atto la propria piccola personale rivoluzione.
Sempre più spesso le donne scelgono di reinventarsi e diventare “imprenditrici” di se stesse e del proprio tempo.
Come Sandra, 40 anni, un compagno, due figli e un nuovo lavoro che suscita tanta curiosità.
Ce lo racconta cosi’:
Nel 2011 sono rimasta incinta ma, dopo averlo comunicato, sono stata licenziata.
Superata, mai del tutto, la rabbia, non era semplice trovare un modo per impiegare tutto quel tempo che ora avevo a disposizione e spesso mi ritrovavo a raccontare storie, nate così sul momento,al mio pancione. Giorno dopo giorno mi sono riscoperta e ho pensato di unire questa fervida fantasia alla passione che da sempre coltivo per la scrittura.
Così è nata l’idea di realizzare favole su misura e La Tua Favola ha in poco tempo preso forma di realtà. Realizzo quindi storie totalmente personalizzate, basandomi sulle informazioni che mi forniscono sul/sui protagonisti. Creata la storia realizzo i disegni , ispirandomi alle foto cosicché siano somiglianti, infine la trascrivo a mano e poi la rilego.
Il prodotto che arriva al cliente è una favola di cui lui stesso non si conosce nulla…e quì sta la magia: chi ordina non ha la minima idea di cosa riceverà e questo effetto sorpresa unito al fatto di ritrovarsi in una storia “favolosa” tocca le giuste corde dell’emotività..ecco perché chi riceve una mia favola – o dovrei dire la Sua-spesso ne è commosso.
La Tua Favola nasce come idea regalo per tutti…oggi, a quasi 9 anni dalla prima, ne realizzo più per adulti che per bambini e per le più svariate occasioni.
Inventarmi questo lavoro mi ha dato tante soddisfazioni e lavorare da casa mi permette di crescere i miei 2 figli districandomi tra scuola, sport e attività varie. Ma è altrettanto vero che spesso è faticoso, perché non ho un angolo tutto mio dove raccogliere i pensieri e trovare nel silenzio la giusta concentrazione: mi capita di inventare storie con loro che giocano sotto la mia scrivania o trascrivere a mano libera un testo mentre si rincorrono per casa. Per questo spesso lavoro la notte, dopo le 21:30, quando loro dormono..o la mattina all’alba, così sono più produttiva. Ovviamente la meraviglia di poterli vivere quotidianamente e vederli crescere vale qualsiasi sacrificio.
E’ difficile dare consigli alle donne che si sono trovate nella mia situazione, credo che ciascuna faccia il meglio che può dividendosi tra lavoro e famiglia, è nella nostra natura. Quelle che lavorano molto e vedono poco i figli lo fanno per necessità credo e anche con millemila sensi di colpa, perché viviamo in una società che non ci aiuta ad essere madri e lavoratrici. Lo stesso dicasi nell’altro caso, essere madri è il lavoro più difficile e faticoso del mondo, ma ritengo anche che portare avanti qualcosa che esuli la famiglia sia importante per la propria soddisfazione e realizzazione personale, soprattutto dopo, quando i figli sono grandi.
Quello che mi sento di dire è che fare entrambe le cose è possibile, quando sono stata licenziata mi sono sentita persa e frustrata, ma se ce l’ho fatta io può farcela chiunque, basta non perdersi d’animo e metterci impegno e fantasia.
La storia di Sandra ci dimostra come, ancora una volta, l’inventiva delle donne, tanto più neo-mamme, sia una vera e propria risorsa a cui il mondo del lavoro dovrebbe dar credito.
E’ assurdo come, in un Paese caratterizzato peraltro da un’emergenza demografica senza precedenti, essere stato di gravidanza venga al contrario considerata una colpa. Non occorre pietismo, piuttosto grande stima e rispetto, che rinnoviamo con convinzione verso tutte quelle donne che ancora si ritrovano a vivere in prima persona ingiustificate discriminazioni come questa.