La Tsiprologia secondo Matteo Renzi
La crisi Greca stimola e sollazza anche Renzi che avrebbe fatto meglio a restare in silenzio. Ma si sa … è più forte di lui! Hanno detto la loro tutti i leader importanti, doveva toccare prima o poi anche ai panchinari, purtroppo!
Il riscaldamento a bordo campo è cominciato su Twitter, il nostro “amatissimo leader”, in inglese – perché l’eco prodotto dal vuoto neuronale deve avere effetti planetari -, ci rivela che il punto della questione non è dato da un “derby tra l’Unione Europea e la Grecia, bensì tra euro e dracma”.
Davanti a tale acume sorge spontaneo un poderoso ed incontenibile: “estica ….?” E’ un po’ come se un nevrotico intollerante andasse da un medico e quest’ultimo gli rivelasse che nel cappuccino il problema non sono il caffè e il latte bensì la caffeina e il lattosio! Una vera e propria epifania! Come faremmo senza di lui? Tu uno così non lo paghi… anzi, per evitare di diventar violento prendendolo a criccate, fai di tutto per radiarlo dall’albo e rimandarlo all’università, ammesso che abbia conseguito un diploma di scuola secondaria senza pagare qualcuno per fare 5 anni in tre comode rate mensili!
Ma la demenziale tautologia al grido di “the point is …” e “Americà facce Tarzan!”, utile solo a “dire qualcosa che se serve a non dire una beneamata” non è il solo problema che attanaglia il nostro amatissimo primo ministro; infatti il nostro deliziosissimo ci dimostra anche che non si è curato minimamente di informarsi sulle intenzioni che hanno mosso Tsipras ad indire un referendum in Grecia.
A questo punto ci viene incontro l’articolo che Luciana Castellina ha scritto su Il Manifesto nel quale è spiegato con chiarezza e stile che il referendum greco vuole aprire una nuova pagina di contrattazione con l’eurogruppo, una pagina che metta finalmente in discussione il cieco e rigido perseguimento di obiettivi finanziari, obiettivi che impongono, a scapito delle popolazioni del sud Europa, condizioni fiscali proibitive.
Renzi, con lo specifico intento di non prendere alcuna posizione, finge di ignorare che il referendum greco ha e avrà un peso fondamentale per l’assetto sociale e politico dell’intero eurogruppo. La sola indizione di un quesito referendario in materia apre scenari sino ad oggi impensati a tutte le forze anti-austeity – persino il referendum lanciato dal M5s ora non sembra tanto campato in aria – e una possibile vittoria del “no” metterebbe inevitabilmente in discussione tutto il vorace assetto economico di Bruxelles.
Certo, Renzi è spiazzato, non sa cosa significa essere di sinistra, quindi lo sciroccamento paraculista è comprensibile, ma non è così stupido da non considerare l’effetto domino che si creerebbe in Italia se il referendum greco segnasse una rottura. Dunque lo gnorreggio (atteggiamento principe del nostro) è la sola strategia possibile e la tweettata retorica e inutile il solo ed unico strumento di tale povertà politica.
Tsipras intanto ha già ottenuto una vittoria: concentrare tutto il continente sulla questione Atene; far della periferia centro riuscendo così a tenere sulle spine un colosso dai piedi di argilla che non è in grado di avere una politica interna ed estera unitaria, incapace di gestire l’emergenza profughi senza far vincere gli interessi dei singoli stati membri, la cui pretesa artificiosa di una sovranità sovranazionale giusta ed equa mostra tutta la sua ipocrisia davanti agli interessi economici. Da questo punto di vista emerge un paradosso interessante, infatti se guardiamo questo triste continente sul versante dei diritti fondamentali e su quello dell’equità sociale non possiamo fare a meno di constatare che non esiste leader più europeista di Tsipras.
Per questi motivi oggi la Grecia è uno spartiacque senza precedenti: una frattura che, se resa insanabile, porrà quesiti insanabili all’idea di Europa che ci è stata imposta sino ad oggi. Ma Renzi non deve preoccuparsi, non ne ha motivo: sa benissimo che l’arroganza è tutt’altra cosa dal coraggio – ce lo dimostra ogni giorno sempre di più – resti sulla riva mentre gli altri si danno da fare anche per lui e per il paese che “dice in giro di governare”, in fondo Tsipras lavora anche per lui.
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fonte foto: Vauro
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