Michele Marsonet
Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane
La tragica condizione delle donne afghane si manifesta con una chiarezza spaventosa. Dopo il rapido ritiro delle forze occidentali, i talebani hanno riconquistato il potere e stanno mettendo in atto politiche che stanno cancellando la presenza femminile da ogni aspetto della società. Le donne sono state rese invisibili e prive dei diritti fondamentali, con un drastico impatto sulla loro partecipazione sociale e lavorativa.
Davvero incredibile quanto sta avvenendo in Afghanistan. Dopo il frettoloso e caotico ritiro delle forze occidentali, i talebani, ritornati al potere, stanno praticando una politica volta a cancellare la presenza femminile da ogni ambito sociale e lavorativo.
In pratica gli ex “studenti di teologia” si comportano come se le donne non esistessero, negando loro anche i diritti più fondamentali. La componente femminile della popolazione afghana è sostanzialmente segregata in casa, e nell’Emirato islamico, proclamato dopo la riconquista talebana del Paese, il precedente Ministero degli affari femminili è stato sostituito dal “Ministero per la Promozione della virtù e la prevenzione del vizio”.
Esiste una “polizia religiosa” che controlla il rispetto di una versione letterale e molto restrittiva del Corano, secondo la quale, per esempio, le donne che studiano o lavorano sono suscettibili di traviare i maschi, impedendo la realizzazione della “società islamica perfetta” che il movimento talebano ha progettato.
Sembrano, per l’appunto, cose incredibili nel 2023. Eppure i talebani le stanno facendo senza che la comunità internazionale trovi modo di intervenire. C’è una completa esclusione del genere femminile da ogni ciclo d’istruzione, a partire dalle scuole elementari per finire agli istituti universitari.
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Ovviamente le donne non possono insegnare, e quelle che prima avevano incarichi nell’istruzione sono state completamente bloccate. Vi sono forme di resistenza come già era avvenuto nel precedente dominio dei talebani negli anni ’90. Si cerca di fondare “scuole segrete” per garantire alle femmine un’istruzione di base. Tuttavia la polizia religiosa vigila con estrema attenzione, e se tali scuole vengono scoperte le insegnanti rischiano la vita.
Mette conto notare che una situazione simile non si era verificata né quando erano presenti gli occidentali, né ai tempi dell’occupazione sovietica, quando l’Urss invase il Paese per installare un regime amico. In entrambi i casi le donne godevano della libertà di insegnare e di studiare, ed erano equiparate agli uomini in ogni settore dei diritti civili.
Ora si parla di oscurità medievale, scordando che il Medio Evo è stata invece un’epoca di grande civiltà. L’unico aiuto che le donne afghane ricevono è quello delle ONG e delle Onlus che hanno potuto restare nel Paese. Tale aiuto riguarda, però, il comparto sanitario. Per quanto riguarda l’istruzione il governo talebano non concede alcuno spiraglio.
Purtroppo non vi sono segnali di miglioramento, e le donne afghane sembrano condannate a vivere nel buio più profondo, senza che l’Onu e gli altri organismi internazionali possano fare qualcosa per alleviare la loro sofferenza.