Nonostante i divieti, esiste ancora la terapia di conversione che viene messa in atto clandestinamente.
Per capire meglio che cosa significa terapia di conversione, bisogna ricordare Joseph Nicolosi, psicologo clinico statunitense e noto per le sue terapie riparative, che da sempre sostiene che tutti nascono eterosessuali. L’omosessualità è invece una patologia indotta da condizionamenti ambientali o traumi in famiglia. A partire da questo pensiero, è nata la terapia di conversione, un vero e proprio percorso terapeutico al fine di modificare l’orientamento sessuale di una persona tramite delle tecniche criticate dalla comunità medico-scientifica. Tale percorso prevede l’utilizzo della manipolazione, di esorcismi, di percosse ma anche di torture.
Nel 2016, Lo Giudice, ex senatore e attivista per i diritti LGBT, aveva avanzato una proposta per rendere la terapia di conversione illegale, sebbene non sia mai andata in porto. Il disegno di legge da lui pensato prevedeva che chiunque praticasse la terapia di conversione, poteva essere condannato a due anni di reclusione e multato dai 10 ai 50mila euro.
La terapia di conversione in cosa consiste?
Come abbiamo detto precedentemente, il disegno di legge di Lo Giudice è stato affossato, non essendo stato considerato come una priorità. Oggigiorno, tanti ragazzi subiscono questi trattamenti, per niente utili ma piuttosto deleteri per la loro salute mentale. L’obiettivo è quello di “pregare via l’omosessualità”, come se esserlo significasse avere una malattia da curare a tutti i costi.
Sia la Società Italiana di Psicologia che il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi hanno vietato queste pratiche, ciononostante, il fenomeno non è terminato. In Italia, rispetto ad altri paesi, non sono state istituite delle leggi per abbattere tali pratiche. Nel nostro Paese, esistono tante organizzazioni che operano, dichiarando di voler supportare l’orientamento sessuale delle persone che lo vivono con disagio e sofferenza. Ovviamente, il loro obiettivo non è questo ma esattamente l’opposto. La conseguenza di tutto ciò non porta altro che depressione, ansia e anche molto altro.
Passi avanti contro la terapia di conversione?
Per ora, in Italia non sono stati fatti grandi passi avanti, però, per fortuna, è stata creata una petizione per interrompere la terapia di conversione. L’obiettivo è quello di augurarsi che questa pratica possa essere nel futuro solo un brutto ricordo. Inoltre, bisogna capire che la comunità LGBT+ è già presa di mira dalla società, quindi, sottoponendola a delle torture vere e proprie, sia fisiche che mentali, non si fa altro che accentuare tale discriminazione nei suoi confronti.
È necessario raggiungere un minimo di 20.000 firme, al fine di poter inviare una lettera a Roberto Speranza, Ministro della Salute, a Elena Bonetti, ossia Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia ma anche a Luciana Lamorgese, Ministra dell’Interno. In questa lettera sarà richiesto un intervento legislativo per poter tutelare questa situazione.
E negli altri paesi?
La situazione non sembra essere delle migliori negli altri paesi, sebbene 22 Stati degli Stati Uniti d’America abbiano vietato la terapia di conversione per i minori. Ciononostante, un rapporto dell’organizzazione per la prevenzione del suicidio LGBTQ+ The Trevor ha dimostrato che esistono circa 1.320 terapisti che svolgono ancora questa pratica.
Questi individui si presentano come persone in grado di “allineare i comportamenti alla fede” della gente presa in considerazione. Alcuni di questi individui lavorano attivamente solo con adulti, ma tanti altri anche con minori in contesti religiosi, soprattutto nelle regioni del Sud e del Midwest. Molti di questi operano tramite il passaparola, mentre altri attraverso servizi remoti online.
Il Trevor Project ha affermato che:
«In alcune regioni del Paese è diffusa e crescente la convinzione che la terapia di conversione non venga più praticata».
Inoltre, un sondaggio del 2013 ha mostrato come l’84% degli ex pazienti sottoposti a questa terapia, hanno provato successivamente vergogna e danni emotivi. Un altro studio, condotto nel 2022 da Trevor Project, ha invece evidenziato come il 13% dei giovani LGBTQ+ abbia riferito di essere stato sottoposto alla terapia di conversione. Il gruppo cristiano anti-LGBTQ+ di difesa legale Alliance Defending Freedom (ADF) sta cercando di convincere la Corte Suprema degli Stati Uniti ad abolire i divieti sulle terapie di conversione per i minori. Questo gruppo sostiene che tali divieti violano i diritti dei praticanti alla libertà di parola e al libero esercizio della religione.
L’Islanda ha vietato negli ultimi mesi la terapia di conversione come altri paesi, ma in Italia il dibattito politico non ha mai preso veramente piede.