Tre cervelli che comunicano tra loro in modo inestricabile e ancora misterioso, sarà per questo che a volte ci troviamo in conflitto con noi stessi?
Per dissipare ogni dubbio è bene tranquillizzare fin da subito gli animi: di cervello ne abbiamo uno, certo. Ma lo studio dell’evoluzione, nella teoria “dei tre cervelli” di MacLean, ci pone davanti a diversi aspetti di noi stessi. Per la precisione tre. E di cui spesso non siamo consapevoli.
Secondo il neuroscienziato americano, infatti, l’evoluzione ci ha portato a mantenere due cervelli antichi e uno più “moderno”, che, a dirla tutta, fa dell’essere umano un… essere umano.
Ma andiamo per ordine.
Tre cervelli, o meglio, un cervello trino:
Triune brain (cervello trino) è la teoria che maggiormente caratterizza la ricerca di MacLean. Il neuroscienzato concepisce la sua teoria all’interno dello studio sull’evoluzione dell’encefalo svolta a partire dagli anni ’70 del secolo scorso.
È un po’ come se durante l’evoluzione il nostro cervello si fosse formato su tre livelli, separati certo, ma non in modo così netto come si potrebbe pensare.
Anzi, ciò che noi possiamo a volte interpretare con un dubbio assillante o una decisione che non riusciamo a sbrogliare in modo chiaro dentro di noi, potrebbero ben essere la prova di quanto l’armonia tra questi “cervelli” sia importante.
Pensiamo a quante volte in una situazione l’istinto si trova in contrapposizione alle emozioni e come questo dissidio debba essere districato dalla mente razionale. Se non quando anch’essa decida di intromettersi direttamente nella discussione. Nel cervello, infatti, non sempre tra i due litiganti il terzo gode.
Ma perché questo accade?
I tre livelli del nostro cervello:
In definitiva i tre livelli che il cervello avrebbe raggiunto nella sua evoluzione sono chiamati cervello rettiliano, limbico e cognitivo.
Il primo dei tre step evolutivi è rappresentato dal cervello rettiliano, che condividiamo, appunto, con i rettili. Questo cervello, corrispondente al tronco encefalico, è dedicato alla sopravvivenza. È la nostra parte più istintiva, volta a soddisfare i bisogni primari come il cibo, la procreazione, è lui a farci agire in caso di imminente pericolo.
Il secondo cervello è invece quello limbico. Livello che condividiamo con i mammiferi. Il sistema limbico comprende la sfera dell’emotività, della socialità. Non solo quindi sopravvivere, ma anche vivere con.
Socialità che non a caso prevede l’esistenza di emozioni e ricordi. Per questo nel sistema limbico troviamo l’amigdala e l’ippocampo, che giocano un ruolo fondamentale nel ricordo di eventi legati a forti aspetti emotivi.
Il terzo cervello è invece presente nella neocorteccia, la sede che identifica la nostra parte razionale, cognitiva. La capacità logica e di pensiero, tratto che più ci identifica come umani , dipende, infatti, da questo strato più esterno del nostro cervello, quello che a ben vedere tanto ci ricorda il gheriglio delle noci.
Conoscerci per capirci:
Serve davvero conoscere questa tripartizione del nostro cervello per vivere meglio? Sì, perché può portarci a comprende quanti e quali processi involontari possono influenzarci in qualsiasi decisione della nostra vita.
Non solo, anche perché chi deve venderci prodotti, ammaliarci, convincerci o influenzarci con la pubblicità, ben conosce questi procedimenti insiti in ognuno di noi.
E non si dovrebbe permettere che qualcuno possa conoscere i nostri meccanismi interni meglio di noi stessi. Questione non solo di conoscenza o morale, ma anche, e soprattutto, di libertà.
Vedersi e comprendersi come un tutt’uno che per essere consapevole di sé deve concepirsi come il risultato di diverse pulsioni che ci animano, significa avere il potere di autodeterminazione.
Almeno per quello che ci è possibile, nell’attesa di avere in aiuto un quarto cervello a disposizione.