La strage di Palazzo D’Accursio: l’assalto fascista a Bologna nel 1920

Quando l’ascesa fascista sconvolse Bologna

Strage di Palazzo D'Accursio, Bologna

Il 21 novembre 1920, Bologna divenne teatro di un tragico episodio che segnò un punto di svolta nella storia politica italiana: la strage di Palazzo D’Accursio. In un clima di profonda tensione sociale e politica, l’insediamento della nuova giunta comunale socialista, guidata da Ennio Gnudi, fu interrotto da un attacco violento orchestrato dai fascisti. Questo episodio, carico di violenza e simbolismo, non solo rappresentò una sanguinosa battuta d’arresto per il movimento socialista, ma divenne anche un trampolino di lancio per l’ascesa del fascismo nella Pianura Padana, territorio marcatamente rosso, e nel resto d’Italia.

Il contesto politico e sociale durante la strage di Palazzo D’Accursio

La Strage di Palazzo D’Accursio si inserisce in un contesto particolare: ci troviamo nel 1920, e Bologna era un baluardo della sinistra italiana, con una netta maggioranza socialista. Le elezioni comunali del 31 ottobre segnarono una schiacciante vittoria per il Partito Socialista Italiano (PSI), che ottenne oltre il 58% dei voti. Tuttavia, già durante la campagna elettorale, i fascisti avevano promesso di impedire ai socialisti di amministrare la città, utilizzando toni violenti e retorica patriottica.

Manifesti diffusi nei giorni precedenti l’insediamento annunciavano una “grande prova in nome dell’Italia”, con inviti a contrastare quella che definivano una “minaccia bolscevica”, sulla scia di quello che era stato il 1917, un ricordo non ancora lontano. Nel frattempo, il clima sociale era teso in tutto il Paese: l’Italia affrontava una grave crisi economica, con disoccupazione diffusa e agitazioni nelle campagne. In Emilia-Romagna, il movimento contadino stava ottenendo importanti vittorie contro il padronato, alimentando il conflitto politico.

Il giorno dell’insediamento e l’attacco fascista

Il 21 novembre 1920, in Piazza Maggiore, i socialisti celebrarono la vittoria elettorale e l’elezione del sindacalista Ennio Gnudi come nuovo sindaco. Circa 300 fascisti armati, provenienti da via Rizzoli e via dell’Archiginnasio, tentarono di irrompere nella piazza, ma furono inizialmente bloccati dalla Guardia Regia. Poco dopo, però, partirono i primi spari: colpi d’arma da fuoco e bombe a mano trasformarono la piazza in un campo di battaglia.

I socialisti, presi dal panico, cercarono rifugio nel cortile di Palazzo d’Accursio, ma le “guardie rosse” presenti nel palazzo chiusero il portone, gettando alcune bombe a mano nella piazza. Il caos si concluse con un bilancio drammatico, la così chiamata strage di Palazzo D’Accursio: 10 morti e 58 feriti, quasi tutti tra socialisti e accaniti sostenitori del partito.

Gli scontri all’interno del palazzo

La strage di Palazzo D’Accursio è stato un episodio consumatosi sia all’interno che all’esterno del palazzo. Mentre fuori si consumava la strage, all’interno del palazzo avvenne un altro episodio violento. Nella sala consiliare, uno sconosciuto aprì il fuoco contro i consiglieri di minoranza, uccidendo Giulio Giordani, mutilato di guerra e rappresentante della destra, che divenne il primo “martire fascista” nell’immaginario manipolante e revisionista fascista. Altri consiglieri, tra cui Bruno Biagi e Cesare Colliva, rimasero feriti.



Le conseguenze politiche e giudiziarie della strage di Palazzo D’Accursio

La strage di Palazzo D’Accursio ebbe conseguenze devastanti per il movimento socialista. La giunta comunale fu immediatamente commissariata, privando il PSI della possibilità di governare. Nonostante la responsabilità delle violenze fosse chiaramente imputabile ai fascisti, il questore Luigi Poli, che aveva sostenuto l’assalto, accusò i socialisti, facendo arrestare 331 dirigenti e militanti. Di questi, solo una quindicina furono trattenuti in carcere, mentre i fascisti, inclusi i leader Leandro Arpinati e Arconovaldo Bonaccorsi, rimasero impuniti.

Nel 1923, alcuni militanti socialisti furono condannati in contumacia, ma la maggior parte delle accuse fu sgonfiata nel tempo. Ma dopo la strage di Palazzo D’Accursio il partito socialista ha trovato praticamente la sua morte. Diviso tra riformisti e massimalisti, il movimento organizzato non riuscì più a riprendersi, segnando una grave battuta d’arresto nella lotta contro il fascismo.

L’inizio dell’ascesa fascista

La strage di Palazzo d’Accursio rappresentò un momento cruciale nell’ascesa del fascismo. I fascisti non solo ottennero una vittoria militare, ma sfruttarono l’episodio per rafforzare la loro propaganda, addossando ai socialisti la responsabilità delle violenze. Da Bologna, il movimento fascista si espanse rapidamente nella Pianura Padana a discapito del movimento rosso, consolidando il cosiddetto “fascismo agrario”, un’alleanza tra agrari e squadristi, che avrebbe avuto un ruolo determinante nella successiva presa del potere.

L’eccidio di Bologna rimane una delle pagine più buie della storia italiana, simbolo di una violenza politica che avrebbe segnato il Paese per decenni. Una città martoriata, più volte vittima della violenza squadrista e statale.

La strage di Palazzo D’Accursio non fu soltanto una tragedia umana, con un bilancio di vite spezzate e ferite profonde, ma anche un momento cruciale nella storia politica del Paese. La strage segnò l’inizio della fine per il dominio socialista a Bologna e diede slancio all’espansione del fascismo. Rimasto impunito e strumentalizzato a fini propagandistici, l’eccidio riflette il clima di violenza e di ingiustizia che avrebbe dominato l’Italia negli anni a venire. È un monito storico sull’importanza di proteggere la democrazia e i diritti civili contro ogni forma di sopraffazione.

Repressione e inchieste giudiziarie presero il via, e portarono alla morte e al silenzio della maggior parte dei membri socialisti. La strage di Palazzo D’Accursio è stata uno dei primi assalti rimasti impuniti, firmato e rivendicato dai fascisti: civili inermi furono giustiziati, mentre attorno ai colpevoli si creò solamente silenzio e complicità.

Lucrezia Agliani

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