Si dice spesso che la sordità è una disabilità, un “difetto” che compromette la capacità di comunicare, di farsi capire , di approcciarsi al mondo. Altrettanto spesso, però, giungono alle nostre orecchie per poi penetrare fino in fondo ai nostri cuori, storie di straordinario coraggio, racconti e spezzoni di vita di che urlano al mondo quanto sia importante il valore dell’uguaglianza, dell’integrazione, della normalità.
Essere sordi non significa essere incapaci di ascoltare, chi non sente riesce ad urlare lo stesso, chi non sente riesce a sprigionare un grido talmente acuto che anche la più indistruttibile delle pareti viene giù, perché si tratta di una nota che nasce dall’anima. E l’anima si sa, come l’emozione, non ha voce. L’anima ha solo colori.
La storia che stiamo per raccontare è uno spiraglio di luce, e si inserisce, letteralmente, come una nota positiva in un pentagramma oscuro, che è quello che contraddistingue i drammatici eventi che il mondo, purtroppo, quotidianamente assapora.
La vita di Veronica Costa, una ragazza di 28 anni che vive a Paterno’, in provincia di Catania, è felice e serena. Per lei il rumore più importante è quello della felicità, una felicità che riesce a sentire col cuore, sin da quando era bambina, sin da quando ha capito di essere sorda.
“Mia madre a soli due anni ha scoperto che non sentivo, ero afflitta da una sordità profonda, ma questo non ha compromesso la mia infanzia, ero una bambina serena e grazie all’aiuto di un logopedista e dell’ AFAE (associazione famiglie audiolesi etnei) ho iniziato a farmi capire non solo utilizzando la Lingua dei Segni Italiana, ma anche leggendo e rispondendo attraverso il labiale”.
“Sono riuscita pian piano a raggiungere grandi traguardi! Mi sono laureata in Scienze Politiche e a 22 anni sono diventata mamma del piccolo Samuele, è stata un’emozione unica”.
Veronica è una mamma attenta e sin da subito ha spiegato al suo bambino come doversi approcciare al mondo, come crescere accettando le diversità:
“mio figlio ha capito subito di avere una mamma sorda, e sin da piccolo gli ho spiegato come riuscire a chiamarmi, come riconoscermi al citofono, come comunicare con me nel caso in cui io fossi lontana…”
Tra le avventure più belle della vita di questa splendida mamma siciliana c’è il Servizio Civile, un’esperienza bellissima che sta contribuendo a renderla ancora più coraggiosa, ancora più forte.
“L’anno scorso ho fatto domanda per il Servizio Civile Nazionale ed ho scelto la Misericordia, un’associazione di volontariato leader nel settore socio-assistenziale. Mi piaceva l’idea di aiutare il prossimo, sapevo che potevo dare qualcosa di speciale alle persone meno fortunate… e da lì è stato un percorso di crescita… sin dall’inizio mi facevo capire perfettamente, ricevevo continuamente sorrisi, in particolare dalle persone più anziane. In Misericordia effettuiamo trasporti e dimissioni ospedaliere in ambulanza e nel momento in cui mi sono messa alla guida di un mezzo così importante mi sono sentita vittoriosa…all’inizio ho avuto un po’ di paura, ma adesso guido tranquillamente, è stato davvero un passo importante”.
L’esperienza di Veronica è l’esempio lampante che non esiste nessun ostacolo di fronte alla forza di volontà, il suo è un messaggio di libertà nei confronti di tutte le persone non udenti che hanno timore di approcciarsi al mondo, di cimentarsi in esperienze nuove e che cambiano la vita, come il Servizio Civile.
“Voglio dire a tutti i non udenti di non abbattersi, di affrontare nuove sfide con determinazione, di non gettare la spugna prima di averci provato! Il Servizio Civile è un percorso che può cambiare la vita, lo consiglierei a tutti, è un viaggio formativo fantastico”.
Guardando negli occhi questa giovane ragazza già cresciuta, già mamma, già vittoriosa è difficile non emozionarsi, ha una grinta talmente contagiosa che anch’io mi son sentita per un attimo un’eroina, una donna, che, non si ferma davanti agli ostacoli, li scavalca.
Serena Mangani