La storia di Rembrandt, l’artista capace di dipingere le emozioni

La storia di Rembrandt

Foto di Positive_Images da Pixabay

La storia di Rembrandt Harmenszoon van Rijn non è stata sempre felice. Ed è proprio questo che traspare in alcune delle sue opere, molte delle quali considerate controverse. In realtà, quello che durante la sua epoca era considerato “controverso”, lo rendeva semplicemente un uomo, capace di provare sentimenti, anche negativi.

In ogni caso, oggi l’artista viene ricordato come il più importante olandese ed uno dei più influenti europei.

Infanzia e giovinezza

Rembrandt nasce il 15 luglio 1606 a Leida (Olanda). Fin da piccolissimo, la sua vita fu segnata dalle perdite. Basti pensare che su nove fratelli, quattro morirono.

Il padre, desideroso che il figlio potesse elevarsi ed ambire ad una brillante carriera, lo iscrisse alla facoltà di Lettere. Ma non era quella la sua vocazione. E ben presto decise di abbandonare gli studi per seguire la sua passione per la pittura.

Dopo un breve ma importante periodo di apprendistato ad Amsterdam con il celebre pittore Pieter Lastman, Rembrandt aprì uno studio a Leida, che condivise con l’amico e collega Jan Lievens. 

Nel 1629 fu scoperto dallo statista e poeta Constantijn Huygens, che gli procurò importanti commissioni da parte della corte reale dell’Aja.

Il trasferimento ad Amsterdam ed il matrimonio

Intorno al 1631 Rembrandt aveva ormai un’ottima reputazione come artista. Tanto da ricevere numerosi incarichi ad Amsterdam per la realizzazione di ritratti. Così decise di andare a vivere proprio lì, nella casa del mercante d’arte Hendrick van Uylenburgh.

Galeotto fu il suo trasferimento. La cugina di Hendrick, Saskia van Uylenburgh, divenne sua moglie nel 1634. 




Ma la loro vita – matrimoniale e non – non fu sempre rosa e fiori. La storia di Rembrandt vide molti alti (soprattutto artistici), ma anche molti bassi (soprattutto personali). L’artista, anche grazie alla moglie, riuscì a trovare finalmente la sua stabilità economica. Ma quella che sembrava una vita felice si trasformò ben presto in una grande tragedia. La coppia perse tre figli – un maschio e due femmine – rispettivamente nel 1635, nel 1638 e nel 1640. Tutti e tre avevano poche settimane di vita. Solo il quarto figlio, Titus, nato nel 1641, riuscì a sopravvivere. Ma le sofferenze per Rembrandt non erano terminate.

Dalla morte di Saskia agli ultimi anni della sua vita

Nel 1642 sua moglie morì. I disegni che ritraggono la donna sul letto di morte sono particolarmente toccanti. Poco prima, era venuta a mancare anche sua madre.




Come spesso accade il suo dolore si tramutò in energia creativa. Nel periodo compreso tra il 1642 e il 1655, infatti, Rembrandt produsse dei capolavori molto apprezzati dai critici moderni (ma incompresi dai suoi contemporanei). Il suo stile pittorico basato sulla compenetrazione e la contrapposizione di masse di luce e di ombra, conferiva alle sue opere un’intensa drammaticità.

Negli anni successivi anche nella sua vita privata sembrava fosse tornato il sereno. Verso la fine del decennio del 1640, Rembrandt iniziò una relazione con Hendrickje Stoffels, molto più giovane di lui, che all’inizio era stata la sua domestica. Nel 1654 ebbero una figlia, Cornelia.

Ma la storia di Rembrandt non era destinata a divenire meno tragica. L’artista sopravvisse sia a Hendrickje – morta probabilmente di peste nel 1663 – che a Titus. Ed anche alla moglie di quest’ultimo, Magdalena Van Loo, da cui aveva avuto una bambina, Titia.

Rembrandt morì il 4 ottobre 1669 ad Amsterdam a 63 anni e fu sepolto in una tomba anonima nella Westerkerk.

Il fine delle sue opere

Fu lo stesso artista a spiegare cosa fosse per lui la sua arte. Con questa frase: “die meeste ende di naetuereelste beweechgelickheijt”. Letteralmente “Il movimento più grande e naturale”. 

Ancora oggi ci si interroga su cosa intendesse davvero. Se si riferisse ad un obiettivo materiale oppure ad obiettivi superiori è una questione ancora aperta alle interpretazioni.

Caratteristiche delle sue opere

Tra le più importanti caratteristiche dell’arte di Rembrandt ci sono l’uso del chiaroscuro e il sapiente e scenografico sfruttamento della luce e delle ombre derivato da Caravaggio, ma riadattato. E non solo. Anche l’abilità di presentare i soggetti in modo teatrale e realistico – senza il rigido formalismo spesso presente negli artisti suoi contemporanei – ed un’evidente e profonda compassione per l’uomo sono i tratti distintivi dei suoi dipinti. Insieme al coinvolgente e suggestivo effetto di movimento.




La sua pennellata riesce a cogliere la sua anima e quella dei personaggi ritratti, riflettendone con forza il mondo interiore. I suoi sono personaggi vivi dalle emozioni estremamente palpabili.

L’artista inserì spesso i suoi parenti più stretti – la moglie Saskia, il figlio Titus e la seconda compagna Hendrickje – nei suoi dipinti, molti dei quali a soggetto mitologico, biblico oppure storico, dando le loro sembianze ai personaggi principali.

I suoi diversi stili

Durante il periodo che Rembrandt trascorse a Leida (1625 – 1631) l’influenza di Lastman su di lui fu molto evidente. I suoi dipinti erano di dimensioni piuttosto ridotte, ma presentavano una grande ricchezza di dettagli. Affrontava principalmente temi religiosi ed allegorici. Come nel caso de “La lapidazione di Santo Stefano”, del 1625. 

Nei suoi primi anni ad Amsterdam (1632 – 1636) iniziò a dipingere scene drammatiche tratte dalla Bibbia o dalla mitologia di grande formato e dai colori molto contrastati. Tra cui ricordiamo “Cristo nella tempesta sul mare di Galilea”, del 1633.

Intorno alla fine degli anni 30 del 600, a cambiare furono i temi da lui rappresentati. Iniziò a dipingere paesaggi. Spesso protagonista era la forza drammatica della natura, accentuata da alberi sradicati e cieli tetri e minacciosi. Un esempio è dato dal “Paesaggio con Obelisk”, del 1638.

Dal 1640 il suo stile divenne lo specchio delle tragedie personali che stava vivendo. Da quel momento, adottò toni più sobri. Risale a questo periodo “La ronda di notte”, la sua opera di maggiori dimensioni, nonché la più vigorosa e d’impatto. I paesaggi furono sempre più spesso realizzati a stampa anziché dipinti: le oscure forze della natura cedettero il posto a tranquille scene rurali tratte dalla campagna olandese.

Nel decennio successivo i suoi dipinti divennero di maggiori dimensioni, dai colori più intensi. I colpi di pennello divennero più evidenti e pronunciati. Uno dei più celebri risale al 1655 ed è “Il Cavaliere Polacco”, uno dei suoi dipinti più discussi e misteriosi.

Insomma, la storia di Rembrandt ha avuto una fortissima influenza sulla sua pittura. Come accade ad ogni vero artista. Che riversa nelle sue opere tutte le sue emozioni.

Anna Gaia Cavallo

 

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