Ritorna a teatro la storia di Helen Keller in collaborazione con la Lega Del Filo d’Oro.
Tutti noi vorremmo una famiglia perfetta, senza problemi e in salute. Ma non è così per tutti, ovviamente, non dipende dal libero arbitrio, piuttosto forse da una selezione naturale. Avete mai sentito parlare di “figlio imperfetto”? Una persona che fa parte della vostra famiglia ma non è come voi, è differente dal resto della popolazione che viene etichettata “normale”. Relazionarsi con un figlio che non vede, non sente e non parla non deve essere facile. Se il ruolo del genitore è già abbastanza difficile, in un contesto del genere lo è ancora di più. Non è giusto condannare quei genitori che non trovano le forze di fronte ai loro figli disabili, piuttosto, è da condannare quell’atteggiamento di rassegnazione. “Anna dei miracoli” è uno spettacolo teatrale che ripercorre queste tematiche, e ci ricorda la storia di Helen Keller, ragazza sordocieca dall’età di 19 mesi.
Uno spettacolo dal grande potere evocativo che ci insegna come non ci si deve mai rassegnare alla disabilità, ma accoglierla.
La sordocecità
Chi è sordocieco ha gravi problemi di comunicazione e di mobilità, il più delle volte, di entità maggiore rispetto a chi è solo cieco o sordo. Chi ha questa disabilità ha la possibilità comunque di comunicare, ma lo fa diversamente da noi. Per esempio, chi è sordo e ha perso la vista successivamente, utilizzerà la lingua dei segni. Se la situazione è invertita, la comunicazione avverrà tramite il linguaggio tattile.
La sordocecità è riconosciuta in Italia come “disabilità specifica unica” grazie alla Legge 107/2010 “Misure per il riconoscimento dei diritti delle persone sordocieche”, un passo avanti rispetto a prima, in quanto questa disabilità era vista come la semplice combinazione delle due. Solo in Italia, secondo la Fondazione Lega del Filo d’Oro Onlus e l’ISTAT, i sordociechi sono 100 mila persone dai 15 anni in su. Questa cifra aumenta se prendiamo in considerazione l’intera Europa, raggiungendo le 656 mila persone.
Esistono delle “regole” rigide per rientrare nella categoria di sordociechi. Infatti, una persona si può definire sordocieca se convive con una minoranza visiva, in un qualsiasi momento della vita, e con una disabilità uditiva congenita, o acquisita durante la fase evolutiva. Purtroppo, chi diventa sordo dopo i 12 anni non può rientrare in questa categoria.
Ritornando alla legge precedente, sono ancora troppe le persone che hanno disabilità aggiuntive e che non hanno i giusti diritti. Infatti, come è stato detto prima, tutte le persone non vedenti che sono diventate sorde dopo i 12 anni non rientrano in questa categoria.
La Lega del Filo d’Oro ha lanciato un messaggio, ricordando che:
«Bisogna riconoscere come sordocieche le persone affette da una minoranza totale o parziale combinata della vista e dell’udito, sia congenita che acquisita, che comporta difficoltà nell’orientamento e nella mobilità, nonché nell’accesso all’informazione e alla comunicazione».
Un appello che richiede una legislazione più attenta e inclusiva.
La storia di Helen Keller
Helen Keller all’età di 19 mesi ha contratto una malattia che è stata definita dai medici come “una congestione dello stomaco e del cervello”. A causa di questa malattia è diventata sia ceca che sorda. Gli anni successivi non sono stati per niente facili per la famiglia di Helen, infatti, l’unico modo che aveva per comunicare con i suoi genitori era tramite i gesti. Una corsa contro il tempo, in cui i genitori si sono affidati a diversi medici e specialisti al fine di trovare una soluzione a una situazione non più sostenibile.
Dopo una serie di incontri, si sono affidati ad Alexander Graham Bell, fisico, fisiologo e inventore statunitense, che si occupava di lavorare con i bambini sordi. Successivamente, i genitori di Helen contatteranno il Perkins Institute for the Blind, dove incontreranno Anne Sullivan, ragazza di 20 anni non vedente che aiuterà Helen. Anne, fin da subito, le insegnerà la giusta educazione, le farà capire che ogni oggetto ha una sola parola che lo identifica. Un compito per niente facile per Anne, anche se con il giusto tempo Helen imparerà la disciplina.
Helen verrà seguita anche negli studi, infatti, nel 1904 all’età di 24 anni si laurea, diventando la prima persona cieca e sorda a ottenere un Bachelor of Arts degree. Intanto, già nel 1903 aveva pubblicato il suo libro autobiografico “The story of my life”. Inizia anche a far esperienza con il Braille e con il linguaggio dei segni, e imparerà a leggere il labiale.
Nel 1915 fonda la Helen Keller International, organizzazione non-profit per la prevenzione della cecità. La storia di Helen Keller è un vero e proprio esempio di determinazione, infatti, ha ispirato più volte il mondo del cinema.
A teatro con “Anna dei miracoli” che racconta la storia di Helen Keller
Il primo film che ripercorre la storia di Helen Keller è “Deliverance”, film muto prodotto nel 1919. Un film più noto e maggiormente recente, sempre basato sulla storia di Helen Keller, è “Anna dei miracoli” del 1962, il cui titolo originale è “The Miracle Worker”.
Non bisogna dimenticare il debutto al Playhouse Theatre di Broadway sempre di “The Miracle Worker” avvenuto il 19 ottobre 1959 e rimasto in scena fino al 1° luglio 1961 per un totale di 719 repliche. Un debutto dal grandissimo successo, che oggi viene replicato ricordandoci ancora una volta come la rassegnazione non sia sempre la strada migliore, soprattutto quando si parla di disabilità. Lo spettacolo originale di William Gibson in scena al teatro Gobetti di Torino fino al 19 novembre è l’adattamento di Emanuela Giordano, la quale si è occupata anche della regia.
Come abbiamo visto, la storia di Helen Keller dimostra come non bisogna rassegnarsi, soprattutto quando vediamo qualcuno in difficoltà. Quindi, non esistono problemi insormontabili, ma a tutto c’è una soluzione.