La storia di Angelo Soliman: come il razzismo entra in una società

La storia di Angelo Soliman

La storia di Angelo Soliman. Prima venduto come schiavo, poi diventato un Maestro Venerabile della massoneria e amico di un imperatore. Infine il macabro epilogo: esposto come oggetto.

La storia di Angelo Soliman inizia nel 1721, anno della sua nascita. La sua terra natia è in un punto incerto tra il Camerun settentrionale e la Nigeria nordorientale, dove venne rapito in tenera età per poi essere venduto come schiavo quando aveva 7 anni.

Nel 1731 venne acquistato a Messina da una ricca dama della nobiltà siciliana che, dopo averlo fatto battezzare con il nome di Angelo Soliman, lo inviò alla famiglia Lobkowitz in qualità di dono. Angelo divenne paggio del principe Johann Georg Christian Lobkowitz, l’allora governatore imperiale della Sicilia.

Alla morte di Lobkowitz, Soliman passò in proprietà di un altro principe, Wenzel von Liechtenstein. Nel 1735 venne portato a Vienna, dove divenne maggiordomo di corte, amico di aristocratici e grande studioso di scienze naturali. Una persona assai colta, che, tra le altre cose, sapeva parlare fluentemente italiano, tedesco, inglese, ceco e latino. Ricoprì anche il ruolo di precettore del principe Alois I von Liechtenstein.

Angelo, promosso al rango di “Moro Principesco”, fece parte della delegazione di corte che nel 1760 si recò a Parma per prendere la sposa di Giuseppe II, del quale assistette all’incoronazione come imperatore del Sacro Romano Impero nel 1764.

Le nozze segrete

Nel 1768, nella cattedrale di Santo Stefano a Vienna, Angelo si unì segretamente in matrimonio con Magdalena von Kellermann, vedova Christiani. Quando il principe von Liechtenstein venne a sapere delle nozze si sbarazzò immediatamente dei servigi dell’ormai illustre africano, rendendogli la libertà.

Gli sposi si trasferirono nella periferia di Weissgäber, dove nel 1772 nacque loro figlia Josephine e dove abitarono fino al 1783. Poco dopo la nascita dell’infante, il vecchio principe morì. Il successore ed erede legittimo Franz von Liechtenstein accettò di nuovo Angelo come servitore, dietro, però, un modesto compenso.

L’ingresso nella massoneria

Nel periodo in cui visse a Weissgäber, Angelo Soliman fu iniziato nella prestigiosa loggia “Zur wahren Eintracht” che vedeva tra i suoi componenti diversi membri dell’élite sociale, politica e artistica di Vienna. Tra questi illustri personaggi si annovererebbe anche Wolfgang Amadeus Mozart,  il celebre compositore, di cui Angelo fu un’intimo amico.

Della loggia di cui faceva parte, Soliman venne eletto Maestro Venerabile, la massima carica gerarchica. Inserì, al centro del suo rituale, la lettura di testi accademici e scientifici. Nel contempo si diffuse come pratica in tutte le logge europee, contribuendo ad accrescerne il rigore intellettuale.

La fratellanza del massone nero divenne un modello celebrato del pensiero progressista a cui le logge massoniche facevano riferimento.

L’epilogo della storia di Angelo Soliman: un oggetto da esposizione

Alla morte di Angelo, avvenuta per causa di un ictus, al trono del Sacro Romano Impero vi era Francesco II. Il nuovo monarca, che aveva l’abitudine di collezionare corpi impagliati, ordinò di spellare Soliman, sottoporlo ad un  trattamento di tassidermia ed esporlo al Museo Imperiale di Vienna. La sua pelle venne avvolta attorno ad un modello in gesso e venne esibita come un selvaggio seminudo, adornato di piume e collane di conchiglie, e circondata dalla flora e dalla fauna che caratterizzano il continente africano.

Per il popolo di Vienna il destino di Soliman fu la prova del razzismo e colonialismo che permeava la politica della nuova oligarchia reazionaria.

Perché ricordare Angelo Soliman

La vicenda di Angelo Soliman testimonia l’apertura verso le diversità etniche che caratterizza la Massoneria e la società in generale. Un egualitarismo che altre istituzioni del tempo rifiutavano, influenzando al contempo il pensiero comune.

Angelo Soliman è stato la prova vivente del fatto che anche in una società tradizionale c’era la possibilità di ambire, e persino conquistare, una posizione sociale degna di nota nonostante il colore della pelle.

Il vero scandalo per i contemporanei di Soliman fu il fatto che il razzismo moderno iniziasse a prendere piede e venisse legittimato nella cosiddetta buona società.

Gli sviluppi del razzismo, guidati dal conformismo sociale e dal pregiudizio, riguardano ancora il nostro tempo.

Alessandro Rossi

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