La storia del tabacco affonda le sue radici nell’epoca della conquista dell’America. Le cronache del tempo raccontano che i nativi avessero l’abitudine di “aspirare e soffiare” il fumo di strane foglie di un’erba sconosciuta in Europa. Con l’arrivo degli europei, le foglie di tabacco furono importate nel Vecchio Mondo dove l’usanza di masticare e fumare questa sostanza prese piede fino a diventare una consuetudine comune.
Ma come si è passati da una normale abitudine ad uno dei vizi più diffusi al mondo?
L’uso presso le popolazioni precolombiane
L’uso del tabacco era abbastanza diffuso sin dall’antichità. D’altronde il fumo ha da sempre avuto una sorta di funzione mistica. Le popolazioni precolombiane ne facevano uso durante i rituali religiosi. Il tabacco, fumato, masticato o sniffato, provocava uno stato di incoscienza ed ebrezza. Gli si associavano persino poteri curativi.
Contestualmente, in Oriente, si faceva ampio uso di canapa o oppio. L’utilizzo di queste sostanze stupefacenti, testimoniato dagli storici greci, continuò fino all’età moderna o per lo meno fino a quando non fu dichiarato illegale in molti Paesi.
L’importazione in Europa
L’importazione del tabacco in Europa si deve a Rodrigo de Jerez, un compagno di Cristoforo Colombo. Dopo di lui, diversi conquistadores dimostrarono curiosità verso le ampie piantagioni e l’utilizzo che ne facevano i nativi americani.
Nel 1560 l’ambasciatore portoghese in Francia Jean Nicot donò le foglie di tabacco ai sovrani francesi sottolineandone le qualità medicinali. Fra le proprietà terapeutiche della “pianta nicotina” (denominata così in suo onore) si annoveravano la cura dell’asma, dei problemi respiratori, ulcera e vertigini. Un vero e proprio toccasana, chi l’avrebbe mai detto?
La diffusione in tutto il mondo
La prima battuta d’arresto per il consumo di tabacco risale alla seconda metà del ‘500 quando il re Giacomo I denunciò il vizio del fumo come abitudine volgare e nociva per la salute. Per la prima volta prese forma il dubbio che fumare tabacco non fosse una pratica salutare. Ma questo non riuscì a fermarne il consumo.
Dai sigari alle pipe, o masticato e sputato, le modalità di consumo erano diverse. Nel 1800 fu inventata la sigaretta: durante la guerra in Crimea i soldati musulmani idearono dei cilindretti di carta riempiti di tabacco.
Fu così che il fumo divenne una vera e propria moda. Si diffuse principalmente una tipologia di tabacco della Virginia leggero e dal gusto aromatico che creava una maggiore dipendenza.
Dall’età moderna ad oggi
Con la rivoluzione industriale, la produzione di sigarette divenne massiva. Il consumo aumentò vertiginosamente con la prima guerra mondiale. Stecche di sigarette venivano donate come ricompensa ai soldati al fronte.
All’inizio del ‘900 risalgono anche i primi studi sulla tossicità del fumo che, però, non riuscirono nell’intento educatore delle masse.
In aiuto alla diffusione del consumo venne anche la pubblicità degli anni ‘50. La nicotina veniva venduta come mezzo per dimagrire, strumento di seduzione, simbolo dei divi del cinema americano che amavano farsi ritrarre con una sigaretta in bocca.
Attualmente, come ben sappiamo, il tabacco si consuma principalmente sotto forma di sigarette in tutto il mondo. Un miliardo della popolazione adulta mondiale fuma. Molteplici studi hanno dimostrato come l’utilizzo porti una nociva dipendenza. E sono stare ideate diverse alternative per contrastare o “ingannare” il vizio. Ma sui problemi e gli effetti del fumo ci sarebbe ancora molto da raccontare.
La storia del tabacco ci fa capire come l’origine di questo vizio sia molto antica. Come il rituale dei nativi americani sia diventato, in epoca moderna, un rituale del tutto diverso. Chissà che il suo utilizzo possa ancora cambiare nei secoli.
Maria Luisa Ancona