Fu Giotto il primo a rappresentare la stella cometa seguita da una scia luminosa, discostandosi dall’iconografia sacra.
Chi non conosce Giotto? Giotto, o meglio, Giotto di Bondone è stato uno dei pittori maggiormente produttivi e amati della storia dell’arte italiana, oltre che il rappresentante della rivoluzione pittorica che investì l’Italia nei primi decenni del Trecento. Oggi che è la Vigilia di Natale, ci piacerebbe parlare di un suo dipinto intitolato l’Adorazione dei Magi e conservato nella Cappella degli Scrovegni, a Padova. In questo dipinto, Giotto rappresenta per la prima volta la stella cometa seguita da una scia luminosa. Mai, prima di allora, un pittore aveva disegnato la stella della Natività in quel modo.
La stella di Betlemme
La stella di Betlemme è il fenomeno astronomico raccontato nel Vangelo di Matteo che sembra aver guidato i Re Magi verso Gesù Bambino. Matteo nel Vangelo parla di una stella grande come mai si era vista: “Una stella grandissima che splendeva tra queste stelle e le oscurava, tanto che le stelle non apparivano più”.
Anche se da sempre sentiamo parlare di stella cometa, in realtà questa non è un’espressione completamente esatta. La stella e la cometa sono due elementi completamente diversi: la stella, fissa e puntuale, è grande e si trova a enormi distanze dal sistema solare; invece la cometa è mobile e piccola e si trova all’interno del sistema solare.
Inoltre, nell’iconografia cristiana la stella non appare mai accompagnata da una coda luminosa. Sin dall’antichità, si vedono stelle a più punte, ma mai con una coda. Basti pensare alle stelle ad otto punte del mosaico della chiesa di S. Maria maggiore a Roma, risalenti al 433 o a quella della Basilica di Sant’Apollinaire Nuovo a Ravenna del VI secolo. Anche nel sarcofago in marmo di Adelfia, risalente al IV secolo, uno dei Re Magi indica una stella a sette raggi. Così come nell’affresco delle catacombe di Priscilla a Roma c’è una stella a tre punte.
Un aspetto interessante che si collega alla rappresentazione della stella di Giotto è presente nel libro I volti segreti di Giotto. Nel libro, lo storico d’arte Giuliano Pisani afferma che fu Origine, un dotto cristiano d’Alessandria d’Egitto nel III secolo, il primo a sostenere che la stella di Betlemme dovesse essere una cometa.
La cometa di Halley
Come può dunque Giotto aver dipinto per primo la stella con la coda? Cosa lo ha suggestionato?
Nell’anno 1301, precisamente il 25 ottobre, la cometa di Halley passò nel cielo e con grande probabilità il pittore la vide e ne rimase profondamente suggestionato. È stata la storica dell’arte Roberta Olson ad avanzare per prima l’ipotesi che la cometa dipinta da Giotto sia proprio quella di Halley. Nel libro, Pisani scrive:
Giotto la vide e la riproduce qui con il consueto realismo, abbandonando gli stereotipi stilizzati del simbolismo astrologico medievale. La chioma, che circonda la stella raggiata, vibra con sfavillante energia, mentre le striature della lunga coda producono lo stesso effetto dinamico della raffigurazione degli angeli in volo.
La stella cometa nell’Adorazione dei Magi
Il ciclo affrescato da Giotto tra il 1303 e il 1305 nella Cappella degli Scrovegni a Padova narra le Storie di Gesù. In una parte dell’affresco, precisamente nel registro centrale superiore, si trova la scena dell’Adorazione dei Magi. Questo dipinto ritrae la classica scena della Natività, ma in alto spicca una accecante stella. L’artista decise di rappresentare la cometa piuttosto grande e in alto,. La stella sembra reale e tutt’altro che idealizzata. L’intento di Giotto infatti era proprio quello di discostarsi dall’iconografia classica. Ma la capacità di rappresentarla in quel modo era anche frutto dell’esperienza concreta vissuta sulla sua pelle, come qualcuno che aveva avuto modo di ammirare dal vivo lo spettacolare passaggio della cometa di Halley.