“La mente vorrebbe uscire di qui, fuori sulla neve. Vorrebbe correre con un branco di bestie irsute, tutte denti”.
È un passo di una poesia di Raymond Carver. È un “varco” che sarebbe conveniente seguire per una redazione come la nostra, soprattutto in un momento simile. Ma è questo ciò che vogliamo? Anteporre la convenienza al valore di poter esprimere le proprie opinioni? Non è da questo brago che nasce Ultima Voce! Non sarà un attacco di massa ben coordinato a interrompere il nostro percorso verso la libertà di esprimere riflessioni nel rispetto di tutte le parti coinvolte.
Tutto nasce dalla pubblicazione di una riflessione sull’ormai famosissima statua “La Spigolatrice di Sapri”. Non abbiamo mai sminuito la problematica relativa sessualizzazione del corpo femminile, e siamo ben consapevoli del fatto che rappresenti un grave problema non solo per le donne, ma anche per gli uomini, soprattutto quelli che si stanno formando, educando.
Questo però, non ci impedisce di staccarci dal branco, di avere un’opinione diversa in casi circoscritti. È ciò che è successo con l’opera di Emanuele Stifano, un’artista che, come tutti, nel momento in cui si espone attraverso la sua abilità (apprezzabile o meno), ha il diritto di esprimere i flussi creativi che hanno contribuito alla creazione della sua installazione artistica.
Nonostante tutto, la sua opera rimane contestabile? Certamente, ma ogni critica rimane soggettiva, e noi, come sempre, abbiamo avuto il coraggio di esprimere la nostra.
Conosciamo la grave esistenza di problemi che coinvolgono il mondo femminile, e siamo consapevoli che molti di questi problemi meritano di essere ulteriormente approfonditi e studiati, soprattutto da parte nostra, che, come tutti gli organi di informazione, abbiamo il delicato compito di preservare e gestire una grande responsabilità nei confronti dei nostri lettori e lettrici.
Chi ci segue da tempo, conosce l’importanza che viene data alla Donna all’interno della nostra linea editoriale. Oltre a ciò, conosce la grande considerazione che viene data al dialogo, alle opinioni e al dibattito. Tutto questo però, deve sempre avvenire in modo limpido, giusto, civile e rispettoso, cosa raramente successa in questo caso. Qualche esempio?
Declassare un autore perché maschio non è giusto. Perché un’autore non dovrebbe riportare la sua conoscenza e la sua prospettiva? Perché un uomo dovrebbe NECESSARIAMENTE saperne di meno quando si tratta di parlare di società e donna? Il fatto di vivere in prima persona certe spiacevoli esperienze, non fa per forza della Donna un soggetto in grado di esporre, più di un uomo, teorie a riguardo. Servono altre capacità e altre caratteristiche.
Attaccare una redazione dicendo pubblicamente di conoscere mancanze relative a pagamenti non è giusto e significa dichiarare il falso. Inoltre, esprime chiaramente che lo scopo non è quello di criticare quanto pubblicato dalla redazione, ma semplicemente cercare miseramente di infangare la redazione stessa. Con ogni nostro autore e autrice stipuliamo un accordo economico, ULTIMA VOCE NON È MAI VENUTA MENO A QUESTI ACCORDI ECONOMICI.
Organizzare delle ronde virtuali con lo scopo di insudiciare l’operato di una redazione non è giusto. Sbagliamo? Certo, chi non lo fa?! È per questo che siamo sempre stati pronti alle scuse e a rivedere il nostro operato, ma di certo, non attraverso degli attacchi sterili espressi da un branco accecato da una rabbia che CONDIVIDIAMO, ma sosteniamo con lucidità e rispetto.
Sono molti i punti che condividiamo con i più seguiti movimenti a tutela delle Donne, ma su alcuni punti la pensiamo in modo diverso. Trasformarci in vittime da sbranare solo perché abbiamo delle opinioni diverse è sbagliato!
La conclusione di questo intervento riguarda le scuse. Sentite. Sono scuse rivolte a chi si è sentita offesa dal nostro intervento. Ci dispiace se la nostra riflessione ha generato un nuovo nemico da combattere. In tutta la redazione c’è chi conosce e ha vissuto in prima persona certe dinamiche. C’è anche chi solo lontanamente le immagina, ma tutti e tutte, condividiamo fermamente la necessità di combattere una serie di drammatiche problematiche che riguardano il mondo femminile.
Molte di voi oggi esulterebbero se sapessero che la nostra redazione fosse in procinto di mettere il suo ultimo punto al suo ultimo articolo. Sappiate che perdereste un alleato che è stato, è e sarà dalla vostra parte.
Sono convinto che sia più nobile e serio occuparsi e lottare per evitare che vi siano sempre 4 morti al giorno di lavoratori di sesso maschile sui posti di lavoro ( oltre 1.100 morti ogni anno) che le lamentele femministe per una statua. E allora rimuoviamo tutte le statue con i genitali maschili scoperti perché sessisti e non rispettosi del genere maschile. Cominciamo dal David di Donatello .
Ma queste femministe arrabbiate e represse, visto che il femminismo serve anche agli uomini (secondo il loro narrare) perché non si occupano dei 1100 morti ogni anno di lavoratori Uomini?
Sapete perché non lo fanno?
Perché il femminismo è una grande menzogna!!!