La solidarietà di Mimmo Lucano è emersa in un momento in cui l’Europa e il mondo affrontano una crisi migratoria senza precedenti. Lucano non ha esitato a mettere in atto un modello che ha dimostrato che l’accoglienza e l’integrazione dei migranti possono essere un vantaggio per le comunità locali, contribuendo a rivitalizzare i territori spopolati e a promuovere la diversità culturale come un arricchimento anziché una minaccia.
Mercoledì, la Corte d’appello di Reggio Calabria ha emesso una sentenza che ha scosso molte coscienze. Mimmo Lucano, noto per la sua gestione dei progetti di accoglienza dei migranti a Riace, è stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione. Questa sentenza rappresenta un drastico ribaltamento rispetto alla condanna iniziale, che lo aveva colpito con una pena di 13 anni e 6 mesi di carcere, suscitando numerose controversie.
Il “modello Riace” creato da Lucano aveva ottenuto un riconoscimento globale come esempio di integrazione e solidarietà. Questo modello aveva dimostrato che l’accoglienza dei migranti poteva diventare un motore di sviluppo per le comunità locali. Lucano aveva investito tempo ed energie in questa lotta, affrontando umiliazioni, offese e critiche. Ma le scuse che gli sarebbero dovute sembrano destinare a rimanere inascoltate.
La sentenza d’appello è stata emessa dopo lunghe discussioni in camera di consiglio, ma le motivazioni della decisione non sono ancora state rese pubbliche. In primo grado, Lucano era stato condannato per 21 reati, tra cui associazione a delinquere, falsi in atti pubblici, peculato, abuso d’ufficio e truffa. Nella sentenza d’appello, gran parte di queste accuse sono state respinte, e a Lucano è stata concessa la sospensione condizionale della pena.
Tuttavia, questa decisione solleva domande importanti. Il “modello Riace” era un’opportunità per i migranti di integrarsi dignitosamente, promuovendo una contaminazione culturale positiva, rivitalizzando comunità spopolate e valorizzando tradizioni locali. Ora, tutto ciò sembra svanire a causa di accuse che la giustizia stessa ha considerato in parte infondate.
Lucano è stato condannato per falsità materiale e ideologica in un singolo atto legato a un contributo per l’accoglienza dei migranti. La procura aveva richiesto una condanna molto più lunga, ma il tribunale ha optato per una pena molto più breve. Altre 17 persone coinvolte nel caso sono state assolte.
Questa vicenda giudiziaria è iniziata nel 2016, quando ispettori della prefettura locale avevano segnalato irregolarità amministrative. Nel 2021, una sentenza del tribunale di Locri aveva condannato Lucano in primo grado, ma l’assoluzione da alcune accuse aveva aperto spazio a discussioni. Secondo i giudici, Lucano aveva agito per arricchirsi, ma la difesa aveva sempre sostenuto che il suo obiettivo fosse la creazione di un modello basato su principi di accoglienza e solidarietà.
Le critiche alla sentenza comprendono anche il calcolo della pena, che ha diviso i reati in due filoni e ha portato a una pena complessiva significativamente più breve. Lucano e la sua difesa avevano fatto appello, e nel luglio 2022, la Corte d’appello di Reggio Calabria aveva deciso di riaprire l’istruttoria dibattimentale, ammettendo nuove prove.
Questa vicenda rappresenta un esempio di come una persona dedicata al bene comune possa essere sottoposta a un processo distruttivo. Il lavoro di una vita di Lucano è stato messo in discussione, ma la sua visione di un mondo basato su accoglienza e solidarietà rimane intatta. La sentenza potrà essere revocata, ma la forza e la bellezza di un grande sogno, come quello di Mimmo Lucano e di coloro che credono in un mondo aperto e inclusivo, persistono.
Rimane da chiedersi se qualcuno si scuserà con Mimmo Lucano per l’ingiusta campagna di diffamazione che ha dovuto subire.