La sirena ritrovata

La sirena ritrovata www.ultimavoce.it

Le sirene possiedono un’arma
ancor più terribile del canto:
il loro silenzio

 Franz Kafka 

C’è una sirena che non canta in uno dei quadri del Municipio di Positano. Non risale al periodo delle immagini severe, che il pittore Michele Theile regalò a questo paese per averlo accolto da bambino insieme alla madre, Ilse Bondy, ebrea, comunista, in fuga dai nazisti.
Non appartiene nemmeno gli anni della controcultura, quando Valy Meyers, artista australiana, si fermò qui, al Vallone Porto, perché la Rive Gauche, Sartre e Cocteau non le bastavano più.

Il quadro con la sirena che non canta é un olio di quasi due metri, dipinto con un segno pesante su una tela grezza, forse un sacco. Raffigura due pescatori senza  volto, che cercano di trascinare sulla barca il mostro marino impigliato nella rete. Le sagome sono rimarcate da corde fissate sulla tela, sotto al colore. Una luce livida sovrappone gialli, arancioni e verdi, quasi da mare del Nord. La sirena imprigionata non ha occhi, né bocca. Non canta come Partenope che, proprio all’isola Li Galli, tentò, forse, di sedurre Ulisse. Non ha il fascino di Lighea, che conquistò  Tomasi di Lampedusa. Fuori dall’acqua, la sirena trema: si sta seccando come una medusa.

Ora il quadro é nell’ufficio di Raffaele Fata, l’ingegnere della manutenzione dei lavori pubblici del Comune.

“Ho trovato quest’opera nel 2006, in un magazzino” racconta Fata. “Era nascosta tra le scartoffie, piena di ragnatele. L’ho solo fatta pulire, poi le ho fatto mettere una cornice che reggesse bene il telaio. Ci sono ancora gli schizzi di qualcuno che ha imbiancato chissà quando, ma ho preferito lasciarli: sono segni del tempo da non cancellare. Eppure non so chi sia il pittore, non so chi abbia voluto raccontare la storia  di questa sirena”.

In alto a destra c’è un firma: Benito di Positano. Da queste parti erano pochi a chiamarsi così, tanto che Walter Benjamin, in una lettera da Capri, descrisse la diffidenza della gente per l’arrivo di Mussolini, uomo goffo, inarticolato e molto diverso dal rubacuori delle cartoline.

Eppure siamo riusciti a trovare l’autore di questa tela. Si chiama Benito Esposito: ha ottantasei anni, i capelli lunghi e qualche volta lo si incontra alla Chiesa Nuova, uno dei rioni antichi di Positano. E’ il fratello di Pepito, il sarto che ha cucito le camice persino a Mick Jagger. Ha fatto il falegname per tutta la vita e in pochi sanno che prese in mano anche i colori e i pennelli.

“ Sì, ho fatto io quel quadro, più o meno sessant’anni fa. L’avevo regalato al Comune, ma adesso  ci sono i giovani… come possono ricordarsi …?”

Per Benito il falegname, infatti, il tempo della pittura è stato breve:

“Un  amico, Giuseppe di Lieto, un vero artista di questo paese, mi spingeva sempre ad andare avanti, ma dovevo costruire i tavoli, le finestre, le porte. C’era la famiglia, non avevo un momento per dipingere. E se ora qualcuno mi chiedesse come potrebbe finire la storia della sirena che non canta, proprio non saprei…”.

Un altro quadro suggerisce qualche ipotesi: é un olio di Caspar Neher, che ritrae Bertolt Brecht a Positano, davanti all’isola Li Galli dove, ammoniva  Circe nell’ “Odissea”, mai scampò nave d’uomini. Forse proprio qui il drammaturgo iniziò a contraddire Ulisse: è davvero possibile che queste donne potenti ed esperte abbiano sprecat la loro arte per chi non aveva la possibilità di muoversi?  E in Berichtigung alter Mythen, Brecht affermò che le sirene  si rifiutano di cantare per chi non sa, per chi non vuole, per chi non può ascoltare.

Anche Kafka ribalta il mito e in un racconto del 1917 rivela che le sirene hanno un’arma più temibile della voce:

non è avvenuto mai, ma si potrebbe pensare che qualcuno si sia salvato dal loro canto, non certo dal loro silenzio”.

Le sirene di Kafka sono tristi, ferite, incomprese, ma sono certe che solo tacendo si possa sconfiggere chi crede di essere invincibile.

Forse è anche per queste ragioni che dopo tanti anni, nascosta in un magazzino tra scartoffie e ragnatele, scatoloni e ordinanze comunali, la sirena di Benito il falegname si è salvata.

 

                                                                                     Daniela Morandini

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