La Sicilia trova il filone giusto, ed è boom delle esportazioni

Carlo Barbieri

Di Carlo Barbieri

 

Altro che limoni, altro che arance. Sembra che finalmente la Sicilia abbia azzeccato il settore export giusto, e sarà boom: 160.000 tonnellate entro agosto, poi si parla addirittura di 190.000 tonnellate. Gli importatori? Bulgaria, Portogallo e Romania.

Il valore? Si prevede pari a 14 Milioni di euro.

Mica male eh?

Beh, beh… in effetti un piccolo problemino ci sarebbe: i soldini non li danno gli importatori alla Sicilia, ma la Sicilia agli importatori.

Perché stiamo parlando della coloratissima, onnipresente, inarrestabile ondata di “munnizza” che sta travolgendo l’isola sotto gli occhi fra l’esterrefatto, lo schifato e il divertito dei turisti che ormai, a giudicare dalla quantità di selfie che ci si fanno, la considerano una specie di “landmark” dell’isola: come la Tour Eiffel per la Francia e la Statua della Libertà per gli Sati Uniti.

Leggiucchiando in giro sembrerebbe che la confusione di chi governa e gestisce è totale. E invece non è così. “Stiamo studiando però un’ipotesi di lavoro che ci consentirebbe di ridurre questa quantità “, dicono dal dipartimento. L’idea sarebbe quella di inviare all’estero soltanto il rifiuto secco, molto ricercato per produrre energia.

Un altro impegno preso con Roma riguarda la creazione dell’Agenzia unica dei rifiuti.

Da qualche giorno il disegno di legge Contrafatto (con una sola “f”: è il nome dell’assessora, niente facili battute, per favore) è stato consegnato in Presidenza.

Crocetta commenta la situazione così:

“Non ci sarà alcun aumento dei costi, anzi. Stiamo valutando una serie di posti all’estero dove poter mandare la frazione secca dei rifiuti e lo faremo soltanto se ci sarà un risparmio rispetto al conferimento in discarica. Chi ipotizza l’aumento dei costi dice il falso” e aggiunge: “Si tratta di impianti di valorizzazione, per cui dal trattamento della frazione secca per la produzione di energia c’è un guadagno, questo consente di abbattere i costi dei trasporti. Io voglio diminuire la quantità di frazione secca che in questo momento va in discarica e se trovo posti che mi consentono di trasferire il rifiuto all’estero riducendo i costi e aumentando la vita delle attuali discariche, lo farò senza pensarci. In Sicilia non ci sono impianti di valorizzazione, per costruirli serve tempo. Per smaltire tutti i rifiuti servirebbero nuove discariche e non se ne possono aprire delle nuove. Non lo voglio io e non lo consente l’Unione europea. La soluzione è nell’ordinanza che ho firmato: biostabilizzazione dei rifiuti e aumento esponenziale della raccolta differenziata, che in Sicilia è ferma al 13%, un dato scandaloso”.

Il discorso non mi è chiarissimo ma forse è colpa di chi ha riportato le sue parole, o forse mia che non sono all’altezza di comprenderle. L’importante è che, se capisco bene, secondo Crocetta entro qualche mese vedremo diminuire “esponenzialmente” l’immondizia in Sicilia.

Se è così, ci dispiace per i turisti che dovranno accontentarsi di fotografare banalità come la cappella Palatina di Palermo e il duomo di Monreale anzichè, per esempio, i chilometri e chilometri di immondizia lungo l’autostrada che collega l’aeroporto Falcone Borsellino a Palermo. Una meravigliosa esposizione che ha uno preciso compito didattico-introduttivo: come dire, “Caro turista, benvenuto e, tanto per essere chiari, non ti aspettare che da noi butterai il tuo prezioso tempo esclusivamente in noiosi itinerari arabo normanni e sciocchezze varie: tira fuori la macchina fotografica, sei arrivato nel cuore del posto più sporco d’Europa, dove si magnifica la munnizza”.

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