La settimana greca, dalle stelle a Schäuble
Passato il Santo passata la festa! Dopo le esplosioni di gioia e di speranza a cui abbiamo assistito appena sei giorni fa sulla Grecia sentiamo solo innervositi e troikisteggianti brusii.
Gli sforzi di Tsipras, che ora cerca di negoziare la permanenza del suo paese nell’eurozona a condizioni più vivibili e sopportabili, sono passati dagli onori delle cronache ai trafiletti degli aggiornamenti finanziari.
Era più che prevedibile: la nostra attenzione è divenuta flebile e superficiale, facilmente esposta alla distrazione e immancabilmente sottomessa alla noia.
Un’opinione pubblica così “dispersa” più che dispersiva è quindi tendenzialmente incapace di soffermarsi più di tanto su un argomento, ed è inutile sottolineare in questa sede quanto questo atteggiamento torni utile ad un sistema, ormai alieno e autoreferenziale rispetto alla vita reale. Questa tipologia di pubblico affetto da “istantanei picchi di entusiasmo in un continuum dormiente ” è una vera e propria manna caduta dal cielo.
Così scopriamo che mentre Tsipras cerca di racimolare briciole la Germania taglia il debito pubblico dell’Austria di 1, 45 miliardi di euro – qui è opportuno rammentare che la Grecia ha rischiato il default per soli 150 milioni di euro in più –, e che Varoufakis punta il dito verso Schauble; infatti quest’ultimo, secondo l’ex ministro delle finanze greco, gradirebbe non poco il Grexit, sia perché oramai Atene è divenuta un peso inutile e costoso e sia perché il default greco servirebbe da monito ad una Francia non sempre allineata verso il rigore e la disciplina dettati dall’ Esm.
Se tale affermazione fosse solo lontanamente vera ci troveremmo davanti a una cosa gravissima, perché giocare con la vita di undici milioni di persone (per intimidire Hollande poi! ) riporterebbe la nostra memoria a lambire pericolosamente capitoli della nostra storia ben più tenebrosi.
Dal suo canto Schauble porge il destro a Varoufakis e non aiuta l’Europa a sembrare aperta e democratica, visto che ipotizza una sospensione della Grecia dall’Eurogruppo per cinque anni. “Un’intesa difficile”… sentenzia l’idrofobo ministro delle finanze tedesco.
Intanto il piano Tsipras non piace – dai creditori ai greci non accontenta nessuno – ma passa al parlamento greco con schiacciante maggioranza ed è pronto al vaglio dell’Eurogruppo.
Per i rivoluzionari della poltrona – per intenderci quelli che fanno il tifo da casa mentre c’è chi si espone per loro – Tsipras non ha osato mostrando infine pavidità, mentre per i creditori – Germania in primis – è inaccettabile la proposta di raddoppiare le scadenze dei prestiti da 30 a 60 anni, ipotesi – au contraire – benvista dal Fondo monetario che considera insostenibile il colossale debito greco.
Insomma la Grecia è e resta sospesa – nell’assordante silenzio generale di sottofondo – tra la voracità economica dei membri forti dell’Eurogruppo e l’apertura dell’ FMI che vorrebbe impedire a tutti i costi un default per evitare la deriva russa.
Ma di questa battaglia interna che coinvolge le nostre economie, i nostri assetti geopolitici e di conseguenza le nostre vite amiamo restare disinformati spettatori aspettando che le cose si rompano da sole, anche se ci diranno che tutto andrà bene, che le nostre banche sono solide e che le sorti della Grecia non impatteranno sul solido equilibrio dell’Europa. Con la speranza che dell’ultimo periodo venga colta l’ ironia.
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fonte foto: Marian Kamensky carneval grec (Tsipras-Schäuble)
tag: Grecia,Fmi,Germania,Hollande,Francia,Trattative,Parlamento Greco, Schäuble, Esm,Varoufakis,Austria,Grexit