La scuola italiana ha subito molti cambiamenti nel corso dei secoli, sia nel campo dell’insegnamento che nei programmi e piani di studio, a causa delle evoluzioni, delle innovazioni e delle svariate leggi attuate nel corso della storia della scuola italiana.
Brevemente, elenchiamo di seguito alcune delle tante norme legislative, (concentrandoci esclusivamente su quelle emanate e approvate per la Scuola Elementare al fine di non dilungarci troppo) a partire dal 1859, anno in cui il ministro della Pubblica Istruzione del Regno di Sardegna, Gabrio Casati, presentò e fece approvare l’omonima legge, che sanciva l’obbligatorietà e la gratuità dell’Istituzione Elementare per il corso inferiore, impartita dallo Stato per mezzo dei Comuni, ai quali spettava anche il compito di assumere i maestri. Punto debole della legge Casati era proprio l’istruzione a carico dei Comuni (con più di 4.000 abitanti), i quali dovevano finanziare la scuola. Alcuni Comuni, tra cui i minori, trovavano difficoltà ad assumere maestri sufficientemente qualificati a causa delle risorse minori e delle aree disagiate. Nel 1877 l’obbligatorietà della frequentazione scolastica venne portata a tre anni e, rispetto a prima, furono stabilite delle sanzioni per i genitori che non rispettavano tale riforma. A seguire, rammentando le più incisive, nel 1911 fu promulgata la legge Daneo-Credaro, la quale definì la Scuola Elementare di tipo statale e ciò mirava ad un maggiore controllo e una lotta più efficace all’analfabetismo. La svolta si ebbe, nel 1923, con la Riforma Gentile, definita da Mussolini “la più fascista delle riforme“, con la quale l’obbligo scolastico salì al quattordicesimo anno di età. Tale riforma rimase in vigore anche dopo l’avvento della Repubblica fino a quando il Parlamento Italiano diede vita, nel 1962, alla Scuola Media Unificata.
Per quanto riguarda l’evoluzione e l’innovazione, – si pensi all’avvento di Internet e dei Social Network – le suddette hanno portato riscontri positivi ma al tempo stesso negativi e ciò è causato dall’abuso che se ne fa, non utilizzando i mezzi telematici con la giusta misura, perché non è tanto lo strumento stesso, quanto la qualità di ciò che si apprende tramite esso. Tali innovazioni hanno trasformato il sistema cognitivo-conoscitivo, modificando ulteriormente l’approccio degli alunni verso lo studio, nonché eliminando le relazioni umane che sono sempre state alla base di un buon insegnamento. Questo metamorfismo del sistema scolastico penalizza la società stessa, che deve rapportarsi con studenti – sui quali grava il futuro dell’umanità – che affrontano i concetti con superficialità, senza approfondire, dando per scontato l’importanza che assume la scuola. Un tempo – negli anni delle grandi guerre mondiali o ancora prima, nel lontano ‘800 -ciò era più comprensibile, ora non più!
Oggi, anche la figura dell’insegnante è degenerata. Oggi, il nobile mestiere di quest’ultimo è diventato un lavoro qualsiasi, se vogliamo anche futile. Basti pensare a qualche decennio addietro, quando il mestiere dell’insegnante era una vera e propria missione e il fine era offrire un sostegno culturale, sociale nonché psicologico, non solo all’alunno, ma all’intera famiglia per apportare uno sviluppo culturale all’interno della società. Una volta si era orgogliosi dell’incarico che i docenti assumevano, sia per i motivi sopracitati che per altri fattori come ricorda un maestro – ora in pensione – di un paesino vicino Roma, che intraprese la propria carriera negli anni ’50: “le possibilità per arrivare a scuola non erano molte, tanto da dover quasi sempre chiedere un passaggio ai mezzi che trasportavano il latte per i caseifici della zona dove insegnavo. Impiegavo circa tre ore per recarmi alla scuola. Furono anni davvero duri, quelli! (come non leggerci tra le righe un sottile velo di ironia confrontandolo con i tempi odierni). L’ambiente scolastico, dopo il calvario che facevo per raggiungerlo, certamente non facilitava il mio lavoro; il soffitto basso, la poca luce nell’aula, i pavimenti sconnessi al limite dell’agibilità, l’arredo inesistente, vi lascio immaginare come poteva essere una soffitta adattata ad un aula scolastica. Ma la voglia di insegnare e questa missione, che noi vecchi insegnanti abbiamo sempre avuto nei nostri cromosomi, mi fece superare tutte quelle piccole ristrettezze. Il lavoro dell’insegnate, pur non essendo gratificante sotto l’aspetto economico, è sicuramente ricompensato dall’aspetto umano. L’affetto e il calore che i bambini trasmettono ripaga di tutti i sacrifici che un insegnate è tenuto a fare.”
Dunque, sono dell’idea che nella società odierna sia necessario fare un salto indietro nel tempo per poter apprendere e rammentare da vecchi (passatemi il termine) e saggi maestri, nonostante le difficoltà economiche e sociali dell’epoca, l’importanza che la scuola assumeva e dovrebbe assumere tutt’ora e l’impronta culturale, che lascia con grande stampo indelebile, nella società di ieri, di oggi e di domani.
Ilaria Graziosi