Il nostro Paese può vantare una ricca tradizione letteraria per quanto riguarda la scrittura collettiva.
Come possiamo facilmente intuire, la scrittura collettiva è una forma di scrittura che coinvolge un gruppo più o meno ampio di autori nella stesura di opere (prevalentemente) narrative.
Le origini della scrittura collettiva in Italia
La prima opera scritta a più mani fu realizzata da I Dieci, un collettivo di autori futuristi guidato da Filippo Tommaso Marinetti. Questo collettivo pubblicò nel 1929 Lo zar non è morto, un romanzo fantapolitico apertamente funzionale alla propaganda di regime.
Marinetti, alla fine del libro, annunciò un bando per assegnare mille lire a chi avesse indovinato gli autori dei dieci capitoli scritti da singoli autori (i restanti 49 furono scritti a più mani). Non sappiamo, tuttavia, se qualche lettore vi partecipò realmente.
La scuola di Barbiana e Lettera a una professoressa
A Barbiana, piccola località dell’Appennino toscano, Don Lorenzo Milani diede vita ad una rivoluzionaria esperienza educativa. Un’esperienza che permise ad un gruppo di otto bambini (aiutati una volta a settimana da altri compagni) di scrivere coralmente il celebre libro Lettera a una professoressa, pubblicato nel 1967. Fu un’opera, questa, realizzata grazie a una lunga e paziente raccolta di idee, concetti e pensieri che ogni allievo annotava su un foglietto per poi leggere ad alta voce. Questi testi furono attentamente confrontati, selezionati, riformulati e infine suddivisi in una serie di brevi paragrafi.
Tutti pensano che abbiamo delle bellissime idee. Pochi, forse due o tre persone in tutto, si sono accorti che per schiarire le idee così a noi stessi e agli altri bisogna mettersi a lavorare tutti insieme per mesi su poche pagine.
Don Lorenzo Milani
Questo libro rappresenta, inoltre, un chiaro atto di accusa verso una scuola selettiva, classista e totalmente restia a qualsiasi innovazione pedagogica.
La scrittura collettiva, oggi: Wu Ming
Il collettivo bolognese noto con il nome di Wu Ming, che in cinese significa ‘senza nome’, è l’esperienza di scrittura collettiva di maggior successo, oggi, in Italia.
Il gruppo, formato da quattro autori, nacque nei primi anni ’90 con lo pseudonimo Luther Blisset. Con questo nome, il collettivo diede alle stampe nel 1999 il romanzo storico Q. Da lì ebbe inizio, con il nome Wu Ming, un percorso marcato da una forte coscienza politica e dal rifiuto di mostrare i propri volti in tv e in rete.
Parlando del loro metodo, uno degli autori afferma:
Quel che sembra funzionare nella lettura mentale, con quella ad alta voce rivela ogni minima crepa […]. Litighiamo creativamente. La chiamiamo ‘mediazione al rialzo’. Se anche uno solo di noi non è convinto di quel che ha scritto l’altro, significa che un problema c’è, che il prodotto non è ancora abbastanza ambizioso, allora bisogna alzare la posta, non cercare un compromesso.
Esperienze di scrittura collettiva nate dopo Wu Ming
Tra le esperienze più interessanti nate in Italia negli ultimi anni segnaliamo Kai Zen e SIC (Scrittura Industriale Collettiva). Il primo gruppo, formatosi nel 2002 e composto anch’esso da quattro autori, può già vantare cinque pubblicazioni. La seconda esperienza, invece, ideata da Gregorio Magini e Vanni Santoni, si caratterizza per aver proposto un preciso modello di scrittura collettiva. Un modello che ha portato alla pubblicazione del romanzo In territorio nemico, frutto del lavoro di ben 115 autori.
Simone Rosi