Se ogni scelta crea ciò che siamo, che faremo della mela attaccata al ramo?
E’ questo il dilemma esistenziale che il rapper romano pone nel testo di Eden, canzone di debutto al festival di Sanremo.
Se avessimo saputo che avrebbe determinato in maniera incontrovertibile le sorti dell’umanità, avremmo comunque morso il frutto proibito?
Nell’immaginario collettivo quest’atto, infatti, rappresenta la rottura dell’equilibrio naturale dell’Eden, il primo gesto di disobbedienza e ancora, come sosteneva Kierkegaard, la fine dell’innocenza e l’inizio dell’angoscia.
L’uomo diventa padrone di sé, sceglie di scegliere, anche a costo di sbagliare
La fine dell’Eden nella civiltà greca viene narrata attraverso il mito di Prometeo. Gli uomini scoprono il fuoco e quindi il modo di dominare la natura e servirsene per la propria sopravvivenza. Questo gesto non è, tuttavia, senza conseguenze e ogni cultura sembra percepirne la pericolosità.
Per definizione, infatti, il concetto di tecnica suggerisce la tendenza a superare il limite. Eppure è bene evitare di spingersi troppo oltre, perché chi pecca di hybris come Ulisse nel tentativo di superare le colonne d’Ercole, scatena l’ira degli dei e per questo deve essere punito.
Gli uomini non sono onnipotenti, ma questo, forse, lo abbiamo dimenticato
A partire dal neolitico con la scoperta della tecnica, la storia degli uomini è stata caratterizzata da un progresso irrefrenabile.
Nel Seicento Galileo ha inventato il metodo scientifico, fornendo gli strumenti per un tipo di conoscenza sempre più vicina alla realtà e sempre più lontana da Dio.
Con l’Illuminismo si celebra il dominio della ragione sui demoni della paura e dell’ignoranza.
L’Ottocento è il secolo delle rivoluzioni industriali e dell’esaltazione della tecnica anche nel pensiero filosofico, con lo sviluppo del Positivismo: una vera e propria “religione della scienza”.
Fino ad arrivare al Novecento con la “morte di Dio” e della “metafisica”. Non c’è più spazio per l’immaginazione, la realtà si riduce al concreto e gli uomini, con l’avvento della tecnologia, passano dal progettare macchine a diventarlo.
Come afferma Rancore, infatti, “il calcolatore si è evoluto” al punto tale che ora “questa mela è una finzione”. Non sappiamo più distinguere la realtà dalla simulazione.
E intanto dobbiamo affrontare la grande sfida del nostro tempo e forse l’ultima della nostra specie: il rischio di una possibile estinzione.
Siamo fuggiti dall’Eden, abbiamo scelto la libertà d’esser padroni di noi stessi, ma forse siamo andati troppo oltre
Ci siamo liberati dalla tirannia della natura solo per metterla in catene, rompendo così il delicato equilibrio delle cose.
E ora, proprio come nella scultura di Liu Ruowang la natura si ribella, accelerando quello che ormai appare come un destino ineluttabile, ma d’altronde, come afferma Rancore, c’è una sola regola in questi casi nel mondo umano: “non guardare giù se precipitiamo”.