Annette Kellerman segnó la storia del nuoto femminile con l’invenzione del primo costume da bagno intero. Fu uno scandalo, ma le Olimpiadi ammisero le donne
La storia del costume da bagno femminile è lunga e affascinante. Questo indumento tanto discusso, prima di arrivare all’attuale modello, attraversò innumerevoli fasi. Ma fu il contributo di Annette Kellerman a trasformare questo capo nel costume da bagno Olimpico che conosciamo adesso. La nuotatrice si fece addirittura arrestare per averlo inventato e indossato, ma grazie a lei le Olimpiadi di nuoto del 1912 ammisero per la prima volta le donne. Perché? Per scoprirlo bisogna prima sapere chi era Annette Kellerman e cosa aveva di speciale il suo scandaloso costume.
Annette Kellerman: la prima nuotatrice agonistica donna
La donna nacque in Australia nel 1886 da due musicisti. Si avvicinò al nuoto casualmente: da bambina soffriva di uno sconosciuto problema alle gambe che la costringeva a muoversi con dei sostegni in acciaio. I genitori, per aiutala a rinforzare i muscoli, la invogliarono a partecipare a dei corsi di nuoto. All’età di 13 anni le gambe di Annette Kellerman riacquistarono la normalità e la ragazza, poco dopo, conosceva tutti gli stili e le tecniche di immersione. La Kellerman divenne la migliore del corso e decise di dedicarsi al nuoto agonistico. Ma c’era un impedimento: l’ingombrante costume.
Come molti sanno, i primi costumi da bagno femminili erano veri e propri abiti. Le braccia erano coperte da grandi maniche, le gonne erano lunghe ed abbinate a “mutandoni” a sbuffo, calze e scarpe. Lo scopo, oltre a quello pudico, era quello di riparare la pelle dal sole evitando l’abbronzatura, che non si addiceva alla donna di classe in quanto era una caratteristica delle operaie o contadine. Ma tanta stoffa ostacolava ogni movimento. È proprio qui che arriva l’invenzione di Annette Kellerman.
La storia del primo costume da bagno intero: una svolta per il nuoto femminile
Per facilitare i movimenti, la nuotatrice inventò il famigerato nuovo modello. Esso è vicinissimo all’attuale costume intero: era attillato, quasi come una seconda pelle e lasciava braccia e gambe scoperte. Inutile dire le ripercussioni che un’invenzione del genere ebbe nei primi anni del Novecento, fu uno scandalo che causò l’arresto della Kellerman per indecenza. Tuttavia, molte altre nuotatrici come lei sostennero il diritto delle donne a indossare il costume a pezzo unico, tanto che esso prese il nome di modello Kellerman. Fu una svolta per la storia del nuoto femminile.
Grazie ad esso, infatti, la sua ideatrice vinse la gara delle cento yard donne in 1 minuto e 2 secondi e diventò campionessa del miglio del Nuovo Galles del Sud in 33 minuti e 49 secondi. Nel 1905 divenne famosa in Inghilterra per aver nuotato nel Tamigi per oltre 13 miglia. Nello stesso anno, Annette Kellerman fu la prima donna a tentare la traversata a nuoto del Canale della Manica, ma dopo aver percorso più di tre quarti della distanza complessiva, non ci riuscì e dovette fermarsi. Da allora decise di abbandonare il nuoto agonistico per dedicarsi al mondo dello spettacolo. Si distinse per le sue numerose e spettacolari immersioni e coreografie in vasche d’acqua e pesci, dando una prima idea di quello che sarebbe diventato il nuoto sincronizzato.
Le donne alle Olimpiadi di nuoto del 1912
Nelle Olimpiadi del 1912, a Stoccolma, le donne furono ammesse anche alle competizioni di nuoto. L’australiana Fanni Durack vinse i 100 m stile libero eguagliando il tempo realizzato ad Atene (1896) dalla medaglia d’oro maschile. Proprio in questo contesto le atlete scelsero il costume Kellerman. Ecco quindi come la storia di un indumento (che evolvendosi diventerà poi un capo di gran moda) si intreccia con quella dello sport agonistico femminile, segnando ancora una volta il superamento degli ostacoli che il sessismo ha sempre posto.
Silvia Zingale
molto interessante vedere l’evoluzione dei costumi della società ovviamente per costumi non si intendono quelli da bagno ma l’evoluzione dei comportamenti sociali.