Una sanità pubblica universale, egualitaria ed equa

La sanità pubblica non può essere messa in discussione e deve interessare tutti

Cominciamo la nostra riflessione sulla sanità pubblica con un estratto della nostra Costituzione: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti».

Con la Legge n°833 del 1978 inoltre viene istituito in Italia il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e i suoi fondamenti: l’universalità (prestazioni per tutta la popolazione), l’uguaglianza (nessuna distinzione economica, sociale e culturale per l’accesso ai servizi) e l’equità (garanzia della qualità delle prestazioni e corretta comunicazione).

Un qualcosa di giusto, necessario e fondamentale.

Molto spesso diamo per scontato, perché insito nella nostra cultura, il recarci in Pronto Soccorso senza pensare al potercelo permettere economicamente o a quale sia la nostra posizione giuridica all’interno dell’odierna società.

Prenotiamo visite, prestazioni sanitarie. Sentiamo, speriamo, in un momento di debolezza, che una figura competente si prenda cura della nostra salute.

Certo, troppo frequentemente, i tempi di attesa sono lunghi, lunghissimi e le malattie non rallentano aspettando una visita prenotata per mesi dopo. 

Eccessivi e vergognosi gli errori legati alla malasanità. Perché con gli sbagli ci si aggrava e si muore. Bisogna urgentemente e obbligatoriamente migliorare. Si deve fare di più.

Cosa abbiamo capito sulla sanità pubblica nel corso di questa pandemia?

sanità pubblica
https://pixabay.com/it/photos/chirurgia-ospedale-medico-cura-1822458/

L’emergenza legata al Covid-19 ha mostrato un sistema sanitario in grado di non collassare del tutto, di curare con i mezzi a disposizione quante più persone possibile, grazie anche ai notevoli sacrifici di medici, infermieri, volontari e altri. Non ci siamo fatti trovare pronti, ma siamo riusciti a cavarcela.

Una situazione che deve farci riflettere su come la sanità pubblica «sia stata indebolita da un costante spostamento di risorse verso il privato e il profitto, che in questi mesi di emergenza ha mostrato tutta la sua fragilità», prendendo in prestito le parole di Gino Strada. 

Un meccanismo con grandi falle e quindi con bisogno di manutenzione e potenziamento. 

Gli interventi previsti

Il nuovo fabbisogno sanitario nazionale, secondo la Legge di  Bilancio del 2022 (Bilancio di Previsione), è stato fissato in 124.061 milioni per il 2022, 126.061 milioni per il 2023 e 128.061 milioni per il 2024.

Aldilà delle cifre, magari non sufficienti e che vanno poi distribuite per tutte le venti regioni del territorio italiano, è interessante notare come questi importi, in attesa di essere stanziati, siano cresciuti rispetto al 2019 (114.474 milioni), al periodo pre pandemia.

Ciò significa che il Covid ha ampiamente dimostrato le nostre carenze e continua a metterci di fronte agli occhi un sistema sanitario pubblico che necessita di adeguati, programmati e continui finanziamenti.

Finanziamenti da stanziare non solo al cospetto di un’emergenza, di una tragedia, ma con metodo e continuità.  Per non farci trovare impreparati e per essere all’altezza di fornire un’assistenza dignitosa.

Un discorso che deve interessare e riguardare non solo i meno abbienti; non solo chi non può permettersi le cure presso una struttura privata; non solo chi aspetta la telefonata perché in lista per un’operazione.

Deve interessare tutti

Perché non possiamo pensare sempre e solo al nostro orticello. E perché, qualora fossimo così egoisti e privi di senso di collettività,  quando un’ambulanza soccorre qualcuno per strada, nel corso di un incidente, quel qualcuno, seppur benestante, viene salvato e riceve le prime cure e i primi interventi dal pubblico.

Perché è la sanità pubblica che affronta le urgenze e le emergenze, come questa in corso. Perché è negli ospedali pubblici che  la classe medica del nostro Paese comincia a muovere i suoi primi passi e a formarsi. Questo non può essere sottovalutato.

A cosa dobbiamo puntare?

Dobbiamo puntare a tutelare e curare tutti. A rispettare l’articolo 32 della nostra Costituzione, citato all’inizio di questo pezzo.

Ma possiamo anche provare a puntare in alto, sempre più su. Ad essere orgogliosi di noi. Con l’augurio di raggiungere quanto prima una sanità pubblica, universale, nazionale, equa, gratuita, di qualità, no profit, laica, accogliente e integrata. In tempi brevi, brevissimi.

Solo così potremmo iniziare a considerarci un Paese civile, di tutti e per tutti.

 

Deborah Natale

Exit mobile version