La sanità in carcere in Italia tra problemi cronici e post pandemici. Nuovo modello di organizzazione sanitaria penitenziaria

sanità in carcere in Italia

Le carceri italiane stanno affrontando sfide croniche, come il sovraffollamento, e sfide derivate dalle conseguenze della pandemia, legate al modello organizzativo della sanità in carcere in Italia. I problemi post pandemici sono soprattutto a livello psicologico sui nuovi detenuti. La Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria (SIMSPe) propone un nuovo modello organizzativo.

Il problema della sanità in carcere in Italia

Il carcere italiano non è mai stato esente dal dover affrontare numerose sfide. Sfide che comprendono sovraffollamento, carenza di personale, condizioni delle strutture penitenziarie e difficoltà di accesso ai servizi medici, psicologici e infermieristici. Sfide che si sono acuite con la pandemia Covid-19, che ha mostrato la necessità di un nuovo modello di organizzazione della sanità nel carcere in Italia. Le conseguenze della pandemia sono emerse soprattutto a livello psicologico. Infatti, si è registrato un aumento dei suicidi, dell’uso di droghe e di violenza.

Sono 62 le persone che si sono tolte la vita in carcere dall’inizio dell’anno, uno dei dati più elevati degli ultimi anni. Si è assistito a un incremento significativo anche per quanto riguarda l’assunzione di ipnotici, sedativi o stabilizzanti dell’umore. Un ulteriore tema è quello legato alla tossicodipendenza, come sottolineato da Antonio Maria Pagano, presidente della Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria (SIMSPe):

Tra i detenuti riscontriamo un tasso di tossicodipendenza sempre più elevato. Si stima che, considerando anche il sommerso, oltre il 60% dei detenuti faccia uso di stupefacenti, mentre prima del COVID non si arrivava al 50%. Purtroppo, la frammentazione del sistema impedisce il reperimento di dati scientifici precisi, motivo per cui auspichiamo anche la creazione di un sistema di raccolta e analisi dei dati intersettoriali per velocizzare le risposte.

Nonostante il problema ricorrente della sanità nel carcere in Italia, dovuto alle scarse condizioni igieniche, la  detenzione può essere il momento chiave per screening di HIV ed Epatiti, come sottolinea Sergio Babudieri, direttore scientifico SIMSPe:

I risultati ottenuti in ambito infettivologico sono stati realizzati grazie a importanti progetti come ROSE – Rete dOnne SimspE, che ha affrontato le infezioni da HIV e da Epatite C nelle donne detenute. L’HCV è stato eliminato in diversi penitenziari, mentre gli screening per l’HIV hanno consentito di avviare i relativi trattamenti. I dati sono significativi: se vent’anni fa in carcere la prevalenza di HIV era del 20%, oggi è appena l’1% e sono quasi tutti in terapia, riducendo anche il rischio di contagio.

Il nuovo progetto della Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria (SIMSPe)

Le problematicità legate alla sanità nelle carceri italiane hanno portato SIMSPe a pensare a un nuovo modello organizzativo presentato durante il XXIV Congresso Nazionale – Agorà Penitenziaria a Napoli, in corso tra ieri e oggi.

Una delle principali difficoltà consiste in una situazione operativa di grande difficoltà e frammentazione sull’intero territorio nazionale. Per questo SIMSPe propone l’istituzione di Unità Operative aziendali di Sanità Penitenziaria, dotate di autonomia organizzativa e gestionale. Deve essere composta da figure professionali che si occupano dell’assistenza alle persone private della libertà, dai minori agli adulti, dalle dipendenze alla salute mentale, dall’infettivologia alla medicina legale, dall’odontoiatria all’igiene pubblica. L’unione di tutte queste figure professionali permette a queste unità operative di avere un carattere multifunzionale, così da rendere efficiente la sanità nel carcere in Italia.

Inoltre, SIMSPe propone un Manuale di accreditamento per le strutture sanitarie penitenziarie sviluppato da uno dei gruppi di lavoro interprofessionale e l’istituzione dell’infermiere di Comunità per la Sanità Penitenziaria. Insieme anche alla richiesta di personale sanitario qualificato e a maggiori attività di screening.

Queste sono solo alcune delle soluzioni proposte da SIMSPe per far fronte alle sfide che continuano a ricorrere per quanto riguarda la sanità nel carcere in Italia e che si sono acuite con la fine della pandemia Covid-19.

Luisa Campazzo

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