La Russia è fuori dal Consiglio dei diritti umani dell’Onu

La Russia è fuori dal Consiglio dei diritti umani

Dopo più di un anno di sospensione, la Russia è fuori dal Consiglio dei diritti umani dell’ONU. Durante una votazione dell’Assemblea Generale per assegnare nuovi seggi lo stato governato da Vladimir Putin ha ottenuto solo 83 voti, a fronte di una soglia di maggioranza di 97, fallendo così il tentativo di farsi rieleggere nell’organismo. Al suo posto Bulgaria e Albania, confermata invece la Cina.

La Russia è fuori dal Consiglio dei diritti umani

La notizia arriva direttamente dalla sede centrale della Nazioni Unite a New York: la Russia è fuori dal Consiglio dei diritti umani (UNHRC). Nella giornata di ieri l’Assemblea Generale (l’organo rappresentativo dell’ONU) ha votato per eleggere i 15 nuovi membri dell’organismo con sede a Ginevra per il triennio 2024-2026, e lo stato di Mosca era in gara con Bulgaria e Albania per occupare uno dei due seggi spettanti alle nazioni dell’Est Europa. Dopo essere stata sospesa dall’UNHRC nell’aprile 2022 a causa della guerra in Ucraina, la Russia ha cercato di farsi rieleggere nel Consiglio senza però riuscirci: a fronte di una maggioranza richiesta di 97 voti, Mosca ne ha ottenuti soltanto 83, vedendosi costretta a cedere il posto a Bulgaria (con 160 voti ottenuti) e Albania (120 voti). Anche se il risultato della votazione può apparire scontato, proprio a causa dell’invasione dell’Ucraina perpetrata dalla Russia, non va dimenticato che la nazione governata da Vladimir Putin è uno dei paesi fondatori dell’ONU, nonché un membro permanente del Consiglio di Sicurezza con diritto di veto. Si tratta quindi di una decisione non di poco conto per quando riguarda l’aspetto geopolitico.

Non solo Bulgaria e Albania però. Il presidente dell’Assemblea Generale, il diplomatico di Trinidad e Tobago Dennis Francis, ha annunciato che dalla votazione sono state eletti Albania, Brasile, Bulgaria, Burundi, Cina, Costa d’Avorio, Cuba, Repubblica Dominicana, Francia, Ghana, Indonesia, Giappone, Kuwait, Malawi e Paesi Bassi. I nuovi membri, tra cui la riconfermata Cina, si uniranno ai paesi che fanno già parte dell’UNHCR, tra cui il Qatar, a partire dal 1° gennaio del prossimo anno.



Il Consiglio dei diritti umani, in quanto principale organismo per i diritti delle Nazioni Unite fondato nel 2006, si occupa di promuovere e tutelare le libertà fondamentali a livello globale. Non solo, il Consiglio ha anche il compito di segnalare eventuali violazioni dei diritti umani da parte degli stati membri e, nel caso ne trovasse, può aprire delle “procedure speciali” contro lo stato sospettato di tali violazioni. Ad oggi solo 10 paesi (tra cui Israele) hanno aperte delle “procedure speciali” nei loro confronti.

L’UNHCR e i suoi membri: organismo utile o di parte?

Il Consiglio dei diritti umani dell’Onu è spesso oggetto di critiche, ed esaminandone gli stati membri si può capire facilmente il motivo. Essendo un organismo il cui compito principale è quello di tutelare le libertà fondamentali dell’uomo, i paesi che ne fanno parte dovrebbero, almeno teoricamente parlando, essere democratici e completamente rispettosi dei diritti umani dei loro abitanti. Eppure non è così, tra i paesi membri dell’UNHCR possiamo trovare stati non democratici nei quali i diritti umani non sono sempre propriamente rispettati (per non dire calpestati o ignorati). Un esempio lampante ci è fornito da Cina, appena riconfermata nel Consiglio, e Qatar

Nel caso della Repubblica Popolare Cinese sono note le continue repressioni, violenze e censure da parte delle autorità  nei confronti degli studenti, degli oppositori politici e di tutti quegli attivisti che criticano fortemente il governo di Pechino. Inoltre sono sistematiche l’uso della pena capitale, il mancato rispetto della libertà di stampa e la discriminazione verso alcune minoranze etniche e religiose. Insomma tutta una serie di violazioni dei diritti umani, note a tutto il mondo e che non si la minima intenzione di abolire, che però evidentemente non bastano per rimuovere Pechino dall’UNHCR. La situazione del Qatar è praticamente la stessa. Qui i diritti umani sono fortemente limitati dalla Sharia, e inoltre sono pratica comune le fustigazioni e le condanne a morte, per non parlare delle condizioni di lavoro dei migranti, i quali regolarmente sono sottoposti a lavori forzati, sfruttamento sessuale e abusi di vario genere. Violazioni che avevano scatenato l’indignazione dell’opinione pubblica durante i preparativi per i Mondiali di calcio del 2022, ma che sono rapidamente passate in secondo piano finita la competizione.

La domanda è quindi più che lecita: l’UNHCR è davvero efficace, o si limita ad essere un organismo “di facciata” ospitando al suo interno paesi che dovrebbero essere sanzionati dal Consiglio stesso?

Marco Andreoli

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