Nel proprio discorso di insediamento, Ignazio La Russa, neoeletto Presidente del Senato, cerca di redimersi dai passi falsi commessi, per allontanare da sé lo spettro del fascismo.
Tra tensioni nella maggioranza e voti inattesi da parte dell’opposizione, Ignazio La Russa viene eletto Presidente del Senato. Ironia della sorte, tocca proprio alla senatrice a vita Liliana Segre, che presiede la seduta, proclamarlo tale. E, mentre Giorgia Meloni applaude l’elezione di un “patriota”, con il proprio discorso d’insediamento, La Russa fa rinascere la Sinistra italiana e fa indirettamente ammenda per gli innumerevoli passi e falsi e figuracce collezionati nei suoi decenni di militanza politica.
La votazione
Primo giorno di lavoro del nuovo Parlamento, prime crepe nella maggioranza. Alla vigilia del voto la coalizione di centrodestra sembra finalmente convergere su un unico nome, quello di Ignazio La Russa. A sorpresa, però, dei diciotto senatori di Forza Italia, votano solo in due e solo alla seconda chiama. Uno dei due, è il leader del partito, Silvio Berlusconi, che, durante lo scrutinio, intrattiene una breve conversazione con La Russa, con tanto di gesto di stizza e presunto insulto. Nelle dichiarazioni rilasciate alla stampa, La Russa smentisce tuttavia che la reazione di Berlusconi fosse indirizzata a lui.
Nonostante le tensioni, con ben 116 voti, La Russa viene eletto Presidente del Senato già alla prima votazione. Voti che, anche vista la quasi totale astensione di Forza Italia, non possono provenire tutti dai senatori di maggioranza. E mentre la stampa specula su quale schieramento abbia voluto segretamente accordare il proprio voto al candidato di centrodestra, i vari leader politici di opposizione si rimbalzano la responsabilità dei voti “di troppo”.
Chi è Ignazio La Russa?
Figlio d’arte (il padre militava nel Partito Nazionale Fascista), Ignazio La Russa ha una lunga carriera politica alle spalle. Segretario provinciale del Fronte della Gioventù all’epoca del giovedì nero di Milano e consigliere regionale della Lombardia per il Movimento Sociale Italiano, è stato al fianco di Gianfranco Fini nel repulisti del Msi dall’ideologia fascista e nella conseguente fondazione di Alleanza Nazionale. Deputato del Popolo della Libertà di Berlusconi e suo Ministro della Difesa dal 2008 al 2011, nel 2012 La Russa è stato co-fondatore di Fratelli d’Italia, con cui milita tutt’ora.
Abbiamo chiuso a Fiuggi.
Ignazio La Russa
Nonostante la cosiddetta Svolta di Fiuggi del 1995, tuttavia, anche nella sua storia politica recente, il neoeletto Presidente si è reso protagonista di episodi che lasciano poco spazio all’interpretazione in merito al suo orientamento politico. Ne è stato un esempio il video risalente a quattro anni fa, in cui il già Vicepresidente del Senato mostrava orgogliosamente i propri cimeli fascisti e una statua del Duce. Sempre in prima linea per la commemorazione delle Foibe e della morte di Mussolini, La Russa è balzato, suo malgrado, agli onori della cronaca, proprio in piena campagna elettorale, per la partecipazione a un funerale durante il quale, ignaro di essere ripreso, si è esibito nel saluto romano.
Il discorso
La Russa rifiuta l’appellativo di “nostalgico del Ventennio” e si scusa per quello che giustifica come un saluto militare. Ma fa di più: da Presidente neoeletto, si presenta in aula con un mazzo di rose bianche che porge alla senatrice Segre e si prodiga in un discorso incentrato su pacifismo, europeismo, e attenzione ai più deboli. Un discorso da far impallidire la sinistra più radicale.
Il mio ringraziamento sincero va alla presidente di questa giornata, senatrice Segre, che non voglio chiamare presidente provvisoria, ma presidente morale. Non c’è una sola parola di quello che ha detto che non abbia meritato il mio applauso.
Ignazio La Russa
Dall’elogio alla Segre, alla commemorazione di Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino, al ricordo del 25 aprile e del 2 giugno, difficile – se non impossibile – conciliare l’immagine e il percorso del neopresidente con le parole che ha scelto per il suo insediamento. D’altra parte, però, è stata proprio questa la direzione presa da Giorgia Meloni e dal suo partito durante la campagna elettorale. Pulizia, negazione, e ammenda quando colti in flagrante, nel tentativo di redimersi agli occhi della Nazione e dei suoi alleati.
A giudicare dal risultato delle elezioni, gli sforzi profusi hanno pagato. O, forse, nessuno ci è cascato e, semplicemente, l’ideologia fascista in Italia è ben più radicata di quanto si possa immaginare. Resta solo da attendere la reazione del resto dell’Occidente…
La Destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia ormai da decenni.
Giorgia Meloni
Eppure, la storia ha il brutto vizio di ripetersi.
Cristina Resmini