La rivoluzione letteraria e politica di Michela Murgia

Morgana è la nuova trasmissione di Michela Murgia, scrittrice e critica letteraria ormai nota al grande pubblico per la sua efferata e coraggiosa opposizione a Salvini, per il suo impegno politico al fianco dei migranti al largo di Lampedusa, per la sua campagna anti-odio ‘Odiare ti costa’, di cui il nostro giornale ha parlato pochi giorni fa.

Insieme a Chiara Tagliaferri, la Murgia scrive mensilmente la storia di grandi donne che registra per storielibere.fm. Definita la casa delle donne fuori dagli schemi, la trasmissione Morgana si pone l’obiettivo di raccontare storie di donne coraggiose, storie di donne normali, storie di donne di cui altrimenti non si parla. Con occhio critico e ironico, ogni puntata di Morgana è un viaggio nella storia, nell’attualità, una riflessione profonda sul valore umano di essere donna, sul valore delle conquiste finora ottenute e di quanto fragili siano ancora quest’ultime.

Nell’ultima puntata, la vicenda carsica di Ipazia: la strumentalizzazione e la censura della storia

Nell’ultima puntata, Michela Murgia racconta tra l’epico e il crudele la storia di Ipazia, celebre filosofa d’Alessandria, “la donna più sapiente dell’antichità, la quale – in un’epoca in cui le donne potevano decidere al massimo come intrecciarsi i capelli – ammaestrava i filosofi e consigliava i politici. Lo ha pagato caro, ma la sua eredità di donna libera è passata fino a noi e ancora sa ispirarci”. Quest’ultime le parole di Michela Murgia, che dopo aver raccontato la vita e la terrificante morte della filosofa Ipazia, uccisa con dei cocci appuntiti e poi scarnificata da quegli stessi cocci l’8 marzo 415 d.C., si sofferma su un interessante riflessione su come l’unica donna rappresentata da Raffaelo nel dipinto Scuola di Atene sia stata vittima della strumentalizzazione della storia”. La martire pagana è diventata il simbolo di tutto e del contrario di tutto – afferma Michela Murgia –  C’è chi la vede come un Galileo al femminile, vittima dell’oscurantismo della Chiesa, e chi, tutto al contrario, vede nella sua morte lo scontro tra la cultura antica, di cui è stata l’ultima grande esponente, e la modernità portata dal cristianesimo”.




Michela Murgia
Il dipinto La Scuola di Atene di Raffaelo

Un dialogo con la teologa Marinella Perroni: “Questa vicenda è una storia carsica, ossia una storia che riemerge e poi viene ricacciata dentro, poi riemerge e viene ricacciata”

A discutere della vicenda, Michela Murgia ha chiamato Marinella Perroni, teologa, esperta di Bibbia, specializzata in Nuovo Testamento, docente alla Santa Anselmo. Una figura emblematica quella di Marinella Perroni, una accademica e una donna, che incarna sapienza e femminilità nell’ambito cattolico, essendo una teologa credente e una lucida studiosa. “La figura di Ipazia è di ispirazione per tutte le donne che hanno voluto dedicare la vita allo studio – asserisce la Murgia – e in particolare allo studio di quelle che sono le materie più rivendicate dal mondo maschile nei secoli. È cambiato molto, ma forse alcune cose sono rimaste così”. C’è una diffidenza di fondo? Si chiede la Murgia. Davvero questi secoli sono passati invano?




“Una delle cose che più mi ha fatto male mano mano che entravo nel mondo delle donne nella cultura, nella teologia ecc. – ha risposto la Perroni – era un aggettivo: questa vicenda è una storia carsica, ossia una storia che riemerge e poi viene ricacciata dentro, poi riemerge e viene ricacciata”. La Perroni si domanda pertanto se quello che stiamo vivendo oggi, un momento di grande liberazione ed emancipazione, seppur lento, faticoso e contraddittorio, sia anche esso destinato ad essere ingoiato nuovamente dalla storia, come la vicenda di Ipazia insegna. Un interrogativo lecito, legittimo, un monito a non dar per scontata la propria condizione, ma anche un invito ad alimentare l’impegno per suggellare questa fase e proteggerla, preservandola dagli insulti della storia.

Noi siamo tempesta, la nuova narrazione per bambini che vuole cambiare il mondo

Michela Murgia rappresenta oggi una narratrice lucida del femminismo, ma anche una grande scrittrice e critica, una militante dei diritti umani, nonché una delle poche a fronteggiare le provocazioni salviniane a testa alta e con grande dignità, come ha fatto recentemente insieme a Luciana Littizzetto, che ugualmente si è espressa a favore dello sbarco dei migranti sospesi in mare di fronte all’isola di Lampedusa.




Tra i suoi ultimi sforzi letterari vi è un libro per ragazzi e bambini, ma anche per adulti. Un libro da sfogliare, tenere sul comodino, un libro da godere anche se non lo si legge integralmente. Si chiama Noi siamo tempesta e racconta storie di gruppi, non racconta la storia dell’eroe solitario che è costretto a combattere il ‘male’ da solo. D’altronde, la cultura si cambia rivoluzionando le storie che ci raccontano fin da quando eravamo bambini. Il modo di ragionare si cambia alle radici, il modo di vedere il mondo e il modo di costruirlo dipende anche dalle storie che ci raccontiamo, dalle storie e dalle immagini che diventano il nostro immaginario.

“I libri sono sempre atti politici”, ha affermato la Murgia in un’intervista per Il Librario. Il suo tentativo forse non sarà vano. In un mondo in cui la biodiversità è minacciata, fare un po’ di bibliodiversità chissà che non serva a rendere più complesso il pensiero, a seminare la voglia di comunità e disincentivare l’individualismo padrone del nostro fare quotidiano.

Giulia Galdelli

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