La rivoluzione del giornalismo ai tempi del Covid-19: crisi di un mestiere

Rivoluzione del giornalismo

Quella del settore mediatico in Italia è una crisi oramai datata. E la pandemia non ha fatto altro che accelerare le cose

Il Covid-19 ha comportato il declino di numerose realtà, e il settore mediatico non è stato certo risparmiato. I dati della AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ci permettono di parlare di una vera e propria rivoluzione del giornalismo, ramo messo in ginocchio soprattutto durante lo scorso anno.

I numeri sono allarmanti: gli studi hanno rilevato una progressiva scomparsa di under 30, ridotti a una percentuale di 6,4% già nel 2018. Gli under 40, frattanto, sono diminuiti del 13,1% in meno di un ventennio. Altro fattore preoccupante riguarda la precarietà: quasi la metà dei giornalisti freelance, costituita in maggior parte da giovani, guadagna meno di 5000 Euro.

Crisi per chi produce e per chi vende

La pandemia ha anche implicato una vertiginosa diminuzione delle vendite di giornali cartacei: il picco ha toccato non solo le singole testate, ma anche esercizi commerciali come le edicole. Per gli edicolanti gli incassi si sono ridotti di oltre il 40%, e nella sola città di Roma durante l’estate si è registrata la chiusura di sei punti vendita al giorno.

Sono molte le categorie in seria difficoltà a causa della pandemia, ma la consapevolezza di ciò non può non evidenziare la costante e quasi irreversibile crisi che stanno vivendo le edicole in tutto il territorio nazionale ed in particolare nelle grandi città“

L’UGL (Unione Generale del Lavoro) commenta così il fenomeno,  dando modo di considerare un aspetto che forse non ha goduto della giusta considerazione.

Le pecche dell’informazione ai tempi della crisi sanitaria

Secondo uno studio condotto nel 2020 dal Digital News Report, solo il 38% degli italiani ripone fiducia nelle testate dalle quali reperisce le informazioni.

Questo perché il settore giornalistico ha risposto all’emergenza con metodi di divulgazione contestabili: sempre più spesso si cade in fake news e si fa ricorso a titoli clickbait. Per non parlare della novità del lessico scientifico, a causa del quale gli “scivoloni” sono più che comuni.

A tal proposito il Garante Privacy ha espresso un monito ai media: ridurre i dettagli sui malati, rispettando la sfera privata e il criterio dell’essenzialità.

Rivoluzione del giornalismo anche nei rischi: la polemica

Quello del giornalista è, innegabilmente, un mestiere pubblico. I rischi di esposizione al virus sono tanti, ecco perché il 51,8%  dei lavoratori ha svolto la propria professione da casa durante l’emergenza, mentre il 3,1% afferma di non aver potuto lavorare a causa delle nuove regole.

Ma le opinioni che riguardano la sicurezza sono contrastanti. Se c’è chi lamenta i pericoli vissuti quotidianamente, d’altra parte giornalisti come Enrico Mentana sembrano pensarla diversamente:

Capiamo fino a un certo punto, a dire il vero, le precauzioni che prendono nel loro interesse le aziende, ma il giornalismo è fatto anche di uscite dalla zona di conforto.  Questa è un’occasione in cui non si può criminalizzare chi fa il proprio mestiere.

In pratica, trovare un accordo potrebbe non essere così semplice. Giornalismo significa anche contatto, termine nemico al giorno d’oggi.

Il Covid-19 ha segnato, senza dubbio con dinamiche difficili, il cambiamento definitivo del settore. Sarà adesso compito delle testate riuscire a rialzarsi, forse anche imparando qualcosa che, nel bene o nel male, si rivelerà utile.

Katherina Ricchi

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