Di Carlo Barbieri
Invischiato nel traffico tumultulento palermitano (il neologismo è mio: servitevene pure), mi viene da pensare che la mia città usi il trucco del traffico per darsi le arie da metropoli. In sostanza, visto che tendiamo ormai a misurare le distanze in tempo di percorrenza anziché in chilometri, lei si è inventata un traffico bestiale che dilata le distanze e danno l’illusione di vivere in un città grandissima. Secondo me si è ispirata al Cairo. E da regista consumata, completa la sceneggiatura cairota con abusivi autorizzati “di fatto” di tutti i tipi: lavavetri che operano in sciami organizzati; fruttivendoli che inondano marciapiedi e strade di cassette di frutta che non si capisce, da un veloce calcolo di cubature, come possano essere ricoverate di notte nel microscopico negozio; parcheggiatori “Dottore ci su’ i strisci blu ma tantu iddi ‘un passanu” – loro sì con ogni probabilità veramente autorizzati, ma non dalle autorità ufficiali.
Davanti a me una moto ape, o meglio, una “motolapa” o semplicemente “lapa” come la chiamano tutti i siciliani, quasi non si vede sotto un intero supermercato, che dico, una montagna di detersivi, scope, secchi e strofinacci.
Accendo la radio.
“…kann arrestato a New York con l’accusa di avere simulato un sequestro allo scopo di ottenere diecimila euro dalla sua famiglia. Secondo il New York Daily News…”
La montagna di detersivi su routine ha uno scarto improvviso e un mastrolindo, rotolando e rimbalzando come il tipico masso che viene quotidianamente giù da Monte Pellegrino, mi costringe a una frenata improvvisa che provoca alle mie spalle un’altra frenata accompagnata da una clacksonata.
Una frazione di secondo dopo pianta i freni anche la motolapa, e dalla vetta un intero cato di Viakal prende la via della valle e si sfracella sulla strada evitando per un pelo la macchina accanto.
Metto la freccia per superare, ma se fino a un istante prima ci si muoveva a singhiozzo, adesso si è improvvisamente bloccato tutto. Dopo un po’ scatta il primo clackson, e in un istante è un frastuono infernale. Passano due, tre, cinque minuti. Ci sarà un incidente. Esco dall’auto e cerco di capire cosa stia succedendo. Il proprietario della lapa, un individuo enorme che quando è riuscito a disincastrarsi dalla cabina deve avere fatto il rumore di un tappo di spumante, ha smontato il carterino e sta trafficando con cacciavite e pinze. Evidentemente approfitta dello stop per controllare qualche cosa. Salgo sul predellino della mia auto per vedere meglio e… sorpresa: più avanti la strada è libera! A bloccare il traffico, pochi metri davanti a noi, ci sono altre due motolape affiancate, una carica di cassette di mandarini a 0,99 Euro e l’altra di pesce fresco nel senso di appena scongelato. Dei due conducenti, uno gira attorno al suo veicolo grattandosi la testa, incurante degli strombazzamenti e l’altro cerca di spostare il suo ai margini della strada con l’aiuto di due passanti.
Sembra che le tre lape si siano bloccate contemporaneamente.
Strano.
Decido di seguire l’esempio dei volenterosi della lapa numero tre, e con l’aiuto del proprietario e di due robusti picciottonazzi materializzatisi sulla scena riesco a spostare la lapa inchiodata.
Torno in macchina. Finalmente ci si muove.
Più avanti, ai margini della strada, un’altra lapa in difficoltà che il proprietario cerca di mettere in moto nonostante la batteria sia ormai chiaramente in agonia.
Più avanti un’altra lapa abbandonata, e poi un’altra ancora che il proprietario cerca di convincere a ripartire un po’ a maleparole e un po’ a cavuci ‘ntà panza, come usavano i contadini con i muli quando non esistevano né le lape né gli animalisti.
Guardo l’orologio. Babbiando babbiando è passata mezz’ora. Cambio emittente e becco un segnale orario offerto da una casa di pannoloni, che poi non ho capito perché, forse a una certa età si fa la pipì a orari precisi e prestabiliti. Vediamo se riesco a sentirmi un giornale radio, che fra ISIS, sbarchi di migranti, nuovi presidenti e referendum non si sa come ci andrà a finire.
E arriva la prima notizia, ovviamente la più importante.
“Lapo Elkann arrestato a New York per avere simulato un sequestro a scopo di estorsione. Secondo la polizia americana lo avrebbe fatto per ottenere dalla famiglia diecimila euro che doveva restituire alla trans con cui aveva trascorso due giorni nel suo appartamento”.
Elkann.
Che a Roma hanno soprannominato Er Canna.
Un’altra lapa ferma ai bordi della strada…
… e finalmente capisco.
È una protesta.
Le lape ci stanno dicendo “o cambiate nome a lui, o lo cambiate a noi. Noi ci facciamo uno scappamento così di lavoro dodici ore al giorno, e non vorremmo che qualcuno pensasse che siamo parenti”.
Sono arrivato a casa.
Totò mi aiuta a parcheggiare. Niente soldi, lo pago una volta al mese, come gli altri che abitano nel mio stabile. Tutti i mesi. Quando è stato in galera veniva a riscuotere uno che diceva che era suo parente, con una cicatrice profonda su una guancia che ci si poteva seminare dentro.
Allungo la mano verso la borsa da lavoro.
Minchia me l’hanno fottuta quando sono sceso per spostare la lapa.