Il 2019 è stato l’anno di Greta Thunberg. A certificarlo, se mai ce ne fosse bisogno, è il magazine americano Time, che ha deciso di dedicare alla sedicenne svedese, paladina della lotta ai cambiamenti climatici, la copertina riservata al personaggio che ha inciso di più, nel bene o nel male, sulle sorti del mondo nei dodici mesi precedenti.
LA PIÙ GIOVANE DI SEMPRE
Si tratta di una tradizione ormai consolidata, iniziata dalla rivista nel 1927. Mai nessuno di così giovane aveva ricevuto prima un tale riconoscimento. La Thunberg è stata preferita al presidente degli Stati Uniti Donald Trump (al quale la copertina era stata dedicata nel 2016, anno della sua elezione), alla speaker della Camera, Nancy Pelosi, alla “talpa” interna alla Casa Bianca che con le sue rivelazioni ha dato il via alla procedura per l’impeachment nei confronti dello stesso Trump e ai manifestanti di Hong Kong.
IL POTERE DELLA GIOVENTÙ
Time ha voluto premiare quello che definisce “il potere della gioventù”. E nelle motivazioni spiega il perché del riconoscimento a Greta:
Per aver suonato l’allarme sulla relazione predatrice dell’umanità con l’unica casa che abbiamo e aver mostrato cosa succede quando una nuova generazione prende la guida. Greta è riuscita a trasformare vaghe ansie sul futuro del pianeta in un movimento mondiale che chiede un cambiamento globale.
DALLE PROTESTE SOLITARIE AI FRIDAYS FOR FUTURE
La Thunberg, che in questi giorni sta partecipando alla conferenza Cop25 di Madrid, ha accolto con una certa sorpresa la notizia della nomina a persona dell’anno, e ha dedicato il riconoscimento a tutti i giovani attivisti. La sua grande capacità è stata quella di far nascere, dalle proteste solitarie davanti al parlamento svedese, iniziate nell’agosto del 2018, un movimento che è cresciuto mese dopo mese, coinvolgendo giovani di tutto il mondo, scesi in piazza a centinaia di migliaia nei cosiddetti fridays for future, per chiedere azioni urgenti contro il riscaldamento globale e i danni che provoca, e contestare l’inerzia dei leader mondiali sull’argomento.
DINO CARDARELLI