La Resistenza antifascista di San Lorenzo durante la Marcia su Roma

La resistenza antifascista di San Lorenzo durante la marcia su roma

Il quartiere romano di San Lorenzo, situato poco fuori dalle mura aureliane, ha una lunga storia di resistenza e lotta armata contro il regime fascista. Negli anni ’20, era abitato da operai, ferrovieri, artigiani e netturbini, un agglomerato di case umili e palazzi nati per ospitare i lavoratori del vicino scalo ferroviario. La Resistenza antifascista di San Lorenzo è un episodio emblematico che ha reso il quartiere, insieme alle aree di Testaccio e Trastevere, una delle “zone rosse” di Roma, roccaforte del movimento operaio e baluardo contro le squadre fasciste.

Qui, nel 1922, gli Arditi del Popolo – un gruppo di oppositori composto da socialisti, comunisti, anarchici e repubblicani – trovarono il sostegno degli abitanti nel tentativo di fermare l’avanzata del regime di Mussolini. La resistenza antifascista di San Lorenzo, fatta di uomini e donne pronte a combattere per la libertà, rappresentò un episodio significativo nella lotta contro il fascismo.

La vendetta fascista contro la Resistenza antifascista di San Lorenzo

Uno degli episodi più tragici nella storia di San Lorenzo avvenne il 30 ottobre 1922, quando il quartiere di San Lorenzo fu vittima di una feroce rappresaglia da parte delle squadre fasciste guidate da Italo Balbo e Gino Calza Bini. Quel giorno, mentre Mussolini riceveva l’incarico di formare il suo primo governo, un centinaio di fascisti armati fece irruzione nel quartiere romano, sparando contro i passanti e gli abitanti. L’attacco, descritto come un atto di vendetta per la rete di resistenza antifascista di San Lorenzo, fu politicamente inutile ma brutalmente simbolico.

Il conflitto a fuoco tra camicie nere, esercito e militanti di sinistra lasciò sul terreno numerose vittime, di cui ancora oggi non si conosce con certezza il numero esatto. Le autorità, per evitare ulteriori disordini, decisero di seppellire i corpi senza cerimonie, cancellando così la memoria di quei morti. La strage di San Lorenzo è rimasta a lungo oscurata dalla propaganda fascista, rappresentando un episodio emblematico di violenza e impunità.

Due giorni prima, il 28 ottobre, c’era stata la Marcia su Roma, l’obiettivo più alto di Benito Mussolini, che si trovava allora ad assediare la capitale in una condizione d’assedio, sebbene il re Vittorio Emanuele III non diede mai il via libera a questa dicitura. Il giorno dopo, il 29 ottobre, Mussolini e il Re si incontrarono per decidere il nuovo governo, ma Roma era già assediata da migliaia di camice nere che si aggiravano per la città, compivano rappresaglie e occupavano i palazzi istituzionali.

E si arriva così al 30 ottobre, giorno in cui Mussolini è entrato definitivamente e legittimamente a Roma per essere nominato capo del nuovo Governo. Simultaneamente però, iniziarono violenti scontri armati tra la resistenza antifascista di San Lorenzo e i fasci di combattimento. Le camice nere si aggiravano per la città, dai rioni più centrali – come Borgo Pio – a San Lorenzo e San Giovanni.

Nell’assalto a San Lorenzo, colpito per il suo schieramento apertamente antifascista, persero la vita almeno dieci persone e ci furono più di 200 feriti. Molti di loro furono incarcerati, molti altri mandati al confino: queste sono le ragioni per le quali oggi, la memoria della resistenza antifascista di San Lorenzo di quel 30 ottobre è sfocata e imprecisa.

San Lorenzo e l’eredità della resistenza

Oggi, molte realtà e associazioni del quartiere di San Lorenzo lavorano attivamente per preservare la memoria di queste lotte. Ad esempio, l’Anpi è diventata una delle sezioni più attive di Roma, costruendo una rete di collaborazione con diverse realtà locali. L’associazione ha promosso numerose iniziative culturali e sociali, dal sostegno al Nuovo Cinema Palazzo alla distribuzione di aiuti alimentari durante la pandemia. Inoltre, l’Anpi di San Lorenzo è impegnata nella formazione delle giovani generazioni, proponendo progetti nelle scuole per trasmettere i valori della Resistenza, della democrazia e dell’uguaglianza.

La resistenza antifascista di San Lorenzo è un’eredità ancora molto tangibile nelle strade del quartiere. Nonostante la damnatio memoriae che il regime fascista attuò nei confronti delle reti antifasciste e resistenti, sono rimaste vive alcune voci, seppur poche, che hanno ricordato i protagonisti locali della resistenza. Ad oggi, il compito di chi vive e attraversa i quartieri di San Lorenzo, in particolar modo, è quello di evidenziare il legame tra passato e presente, senza cadere in revisionismi storici, riletture manipolanti o giustificazioni inesistenti.

Nato come come roccaforte della resistenza antifascista prima, del movimento operaio e delle assemblee studentesche poi, il quartiere di San Lorenzo continua a essere un simbolo di resistenza attiva. Di fronte alle strumentalizzazioni e al clima d’odio alimentato dalle organizzazioni di estrema destra nel corso del tempo, l’Anpi e altre associazioni del quartiere sono scese in piazza per difendere i valori democratici e antifascisti che il quartiere del II Municipio rivendicano e ricordano ancora oggi.

Una storia che continua a ispirare la lotta per la giustizia e la libertà

La resistenza antifascista di San Lorenzo, oltre a rendere il quartiere un cuore rosso ancora pulsante, fulcro di assemblee e vertenze politiche dal basso – sia a livello locale che metropolitano – non è stata presa di mira solo quel 30 ottobre 1922. L’opposizione antifascista agli squadristi e alla dittatura mussolioniana durò tanto quanto il ventennio – e oltre, aggiungeremmo -. Nonostante le continue spedizioni punitive, che sopratutto nei primi anni dopo la Marcia su Roma furono ordinate, gli Arditi del popolo e i cittadini continuarono a contrastare e combattere il fascismo in ogni angolo della città.



Gli scontri tra i fasci di combattimento e la resistenza romana continuarono senza fine, spostandosi in molte altre aree della città, ma certamente San Lorenzo fu il quartiere che più era nell’occhio del mirino. Il 19 luglio del 1943, due anni prima che finisse la guerra e poco prima dell’armistizio di Cassibile dell’8 settembre, il quartiere fu duramente bombardato: questa volta su responsabilità delle truppe Alleate, che avevano l’obiettivo di sabotare strumenti e dispositivi ancora usati dal Regime. 

Dopo la guerra, il quartiere ha sempre mantenuto una forte identità popolare e proletaria, arricchita anche dalla vicinanza dell’Università La Sapienza e dai movimenti studenteschi. Questo spirito di solidarietà e resistenza antifascista di San Lorenzo si è mantenuto nel tempo, adattandosi ai cambiamenti sociali ma restando fedele ai valori originari. Fu sede di diversi gruppi della sinistra extra-parlamentare, come Lotta Continua, Potere Operaio e tutte le realtà studentesche che si rifacevano all’Autonomia Operaia.

La memoria cancellata e il pericolo dell’oblio

La così ricordata strage di San Lorenzo del 1922 ci insegna sopratutto l’importanza di non dimenticare e resistere ad ogni forma di oblio o revisionismo storico. L’occultamento dei corpi, la mancanza di cerimonie funebri e l’assenza di monumenti commemorativi di quel 30 ottobre rappresentano una “strage della memoria”, come osserva Gabriele Polo, autore di un libro che ricostruisce quei tragici eventi. Ricordare questi episodi significa contrastare la rimozione e l’oblio, e riaffermare il valore dell’antifascismo come baluardo della democrazia e della giustizia sociale.

Oggi, in un contesto in cui emergono nuove forme di intolleranza e autoritarismo e dove i nuovi populismi governativi riempiono le piazze e le case italiane, l’esempio della resistenza antifascista di San Lorenzo del 1922 ci invita a riflettere sul ruolo della memoria e dell’impegno civile. San Lorenzo continua a essere un luogo di resistenza, un laboratorio di solidarietà e un punto di riferimento per chi crede nei valori della libertà e della giustizia. Preservare questa eredità significa anche essere vigili contro ogni tentativo di negare la storia e di minare i principi su cui si basa la nostra democrazia.

Lucrezia Agliani

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