Non sappiamo se la notizia sia vera, conoscendo la campagna anti M5S di Repubblica, è da prendere con le pinze. il M5S la smentisce ufficialmente, Repubblica conferma l’incontro, dicendo di averlo appreso da due alti dirigenti leghisti, sarebbe avvenuto a Milano una decina di giorni fa, per parlare di legge elettorale, e aggiunge che sarebbe in preparazione, se non un’alleanza, una convergenza tra Lega e M5S su alcuni temi quali l’immigrazione. Di Maio accusa il giornale diretto da Calabresi di svolgere un ruolo politico e denuncia il conflitto d’interessi del suo editore, De Benedetti, tessera Pd, coinvolto in affari economici. Tutti minacciano querele, vedremo.
Intanto, alcune domande si possono fare. La prima è che, se per davvero tale incontro fosse avvenuto, che ruolo svolgerebbe Davide Casaleggio nel M5S: tecnico informatico o anche politico? Nel caso svolgesse un ruolo politico, chi lo ha delegato a farlo?, e ciò non sarebbe in forte contraddizione con i principi di democrazia diretta del M5S?
La seconda è, perché Di Maio insiste così tanto a parlare di immigrazione fuori controllo, tema caro ai leghisti e ai fascisti, trascurando di parlare di reddito di cittadinanza e altri diritti sociali, cavalli di battaglia del M5S?
La terza è, che segnale sarebbe per l’elettorato tale ”convergenza” che potrebbe sfociare in una malaugurata collaborazione del Movimento di Grillo con un partito dichiaratamente razzista e antimeridionale, per questo condannato dai giudici, nonché implicato i numerose inchieste giudiziarie per corruzione, a partire dal fondatore Bossi che insieme ad altri leghisti è sotto processo per aver lucrato 46 milioni di euro?
Al di là di tale episodio, per mimare Travaglio, che ha parlato di suicidio perfetto del M5S legato ai colpi che si è auto inferto a Genova, Palermo e Parma, se per davvero Grillo inseguisse la politica di estrema destra di Salvini, per guadagnare qualche voto nell’elettorato leghista e qualche altro in quello neofascista al Nord, dove il M5S ha un credito del 20% , si darebbe un colpo mortale, buttando a mare metà del suo elettorato storico. Ecco perché.
1 Perderebbe molti voti innanzitutto al Sud, dove il M5S è in assoluto il primo partito, con punte che sfiorano il 35%. Gli elettori meridionali vedono Salvini come il fumo negli occhi. In maggioranza lo detestano per la trentennale politica antimeridionale della Lega, punta di diamante di una più generale coalizione antimeridionale, ora renziana, che, con la retorica degli sprechi, (non maggiori di quelli del Nord) ha messo il Sud alle corde, negando qualsivoglia aiuto e investimento produttivo a una popolazione di venti milioni di abitanti, che da sempre riceve dallo Stato italiano il 40% in meno di spesa pubblica di un cittadino del Nord. Il 21% di spesa pubblica destinato al Sud, a fronte del 33% della popolazione, e a fronte del 25% di contribuzione allo Stato. Senza parlare dei fondi europei, per legge ne dovrebbero andare l’80% al Mezzogiorno, ma ne arrivano solo il 33%, il resto dirottato.
Una forte consapevolezza di ciò è diffusa al Sud, anche tra gli stessi attivisti e portavoce del M5S, i quali in molti casi hanno condiviso importanti battaglie meridionaliste, come quello del riconoscimento del giorno della memoria per le vittime dell’occupazione piemontese del Mezzogiorno negli anni dell’Unità d’Italia, oltre alle tante battaglie per la difesa dell’ambiente. Pertanto, Di Maio farebbe bene a dire qualcosa sulla Questione Meridionale, visto che di Sud ne parla più il romano Di Battista del napoletano Luigi, che in verità tace sulla questione, da lui non riconosciuta come tale.
2 Un M5S convergente con Salvini perderebbe molti voti tra i suoi tanti elettori di sinistra, delusi del Pd e altri, contrari alla diffusione dell’odio razziale verso i migranti, additati dalla destra come il principale problema italiano, per iniettare paure esagerate e distogliere l’attenzione dai problemi più grandi della nazione, quali la corruzione politica, che ci costa un centinaio di miliardi l’anno, e le mafie che ce ne costano altri cento, senza contare i costi incalcolabili, in termini sociali ed economici, del mancato sviluppo del Mezzogiorno.
Certo che bisogna porre attenzione al tema della regolazione dell’immigrazione, ma che senso ha tacere sulle sue cause, quali guerre e povertà indotte dai paesi occidentali e negare la solidarietà come fa la destra? In verità. Anche su questo tema, Di Battista è più avanti di Di Maio, il quale comincia a perdere colpi tra gli iscritti.
Il pericolo è dunque che per guadagnare qualche punto tra l’elettorato reazionario del Nord, il M5S ne perda moltissimi tra quello progressista del Sud e dell’Italia intera, rischiando persino di frantumarsi, come con buone probabilità avverrebbe al Sud. Ci pensino bene i capi del M5S, che pur ci sono.