La religione degli Etruschi è un grande mistero per gli storici di tutti i tempi. Ma chi erano gli Etruschi e da dove venivano?
Nel corso dei secoli, sono state fatte diverse ipotesi a riguardo. Il più autorevole degli storici del passato, Erodoto di Alicarnasso, sosteneva che venissero dall’Asia Minore, perché i loro manufatti, come uova di struzzo decorate, richiamavano un gusto orientale.
Dionigi di Alicarnasso, invece, sosteneva che “erano sempre stati li”. Nell’età moderna si è pensato che provenissero dalle Alpi, poiché nella fase Villanoviana incenerivano i corpi come si usava Oltralpe.
In merito alle loro origini, ancora oggi si nutrono dei dubbi.
Quello che è indubbio, è che siano un popolo molto misterioso e affascinante. Gran parte dei tesori che ci sono stati tramandati hanno a che vedere con la religione e il culto dei morti, poiché le città etrusche si trovano sotto le città di oggi. Le necropoli, invece, che venivano edificate al di fuori della cinta muraria, si sono maggiormente preservate nel tempo.
Tra gli oggetti che ci sono rimasti, meritano sicuramente una menzione i vasi canopi, che venivano usati per raccogliere le ceneri dei defunti piuttosto che i loro organi, come avveniva in Egitto.
La religione degli Etruschi dava grandissima rilevanza al culto dei morti.
Dagli affreschi, vediamo come nell’aldilà siano presenti demoni spaventosi, che fanno pensare ad una visione pessimista della vita dopo la morte. In realtà, si è ipotizzato che questi demoni rappresentino il trauma della morte, piuttosto che ciò che si trova dopo la vita. L’idea di fondo era che dopo aver attraversato l’aldilà, si finisse poi in un luogo edenico, a banchettare.
Nella religione etrusca, i demoni che si incontrano dopo essere morti sono prima di tutto Cherun e Vanth.
Cherun è un Caronte alato con la bocca di uccello e le orecchie aguzze, armato di martello. Vanth è colui che illumina il passaggio per mezzo di una fiaccola.
Gli Etruschi erano politeisti e molto dediti alle attività divinatorie, tanto che costruivano i loro templi ovunque, persino in luoghi di passaggio come i porti. Inizialmente, però, il loro pantheon era composto da dei dalla forma animalesca, che sono diventati antropomorfi solo in seguito all’influenza dei Greci.
La ragione della loro totale devozione era l’essere convinti che il destino di ognuno di noi, e addirittura di tutta la stirpe, fosse interamente determinato dal volere degli dei.
E se da una parte era impossibile opporsi al loro volere, dall’altra era utile cercare di interpretarne i segni e cercarne i favori, attraverso i sacrifici.
I sacerdoti che si occupavano dell’interpretazione dei segni erano chiamati àuguri.
A differenza di quanto avveniva tra i romani, questi sacerdoti non si concentravano sul volo degli uccelli. Si occupavano invece dell‘interpretazione dei fulmini e dell’aruspicina. Tramite l’osservazione del fegato degli animali sacrificati, erano in grado di predire il futuro, poiché questo organo era lo specchio del cosmo. Un microcosmo che rappresentava il macrocosmo.
Il testo di riferimento che utilizzavano era la Disciplina etrusca, una raccolta codificata di libri.
Secondo la religione etrusca, la volta del cielo era attraversata da due rette perpendicolari, formando quattro quadranti, divisi a loro volta in un totale di sedici settori, ognuno dei quali era associato ad una differente divinità.
Il pantheon etrusco, nel tempo, ha subito le influenze dovute ai contatti con i popoli vicini, mantenendo però una sua originalità.
Uno dei fondatori principali della loro religione, e autore di una parte Disciplina etrusca, quella dei miti, era Tagete, figlio di Genio e Tina, emerso dal solco di un aratro nella campagna di Tarquinia. Questo richiama la tradizione per cui la terra è l’origine e il luogo della vita.
Per la religione etrusca, la natura era il luogo del divino.
E questo è uno dei motivi per cui, secondo Plinio il Vecchio erano proprio loro a primeggiare nell’uso di erbe medicinali e nello studio di fiori e piante: immergersi nella natura e studiarla significava essere in sintonia con gli dei.
Il contatto con la sfera del divino era ricercato anche nel cielo: la misteriosissima Piramide di Bomarzo sarebbe un’interessante testimonianza, considerato che si è ipotizzato che fosse utilizzata non solo per compiere sacrifici, ma anche come osservatorio astronomico.
Gli Etruschi sono indubbiamente un popolo misterioso e affascinante, e sono ancora tantissimi gli interrogativi ai quali gli studiosi non sono riusciti a rispondere.
Per chi avesse voglia di approfondire l’argomento, consiglio di vedere un ciclo di conferenze a loro dedicata, organizzata dal museo degli Uffizi, che si trova cliccando qui.
Sofia Dora Chilleri