La rappresentazione degli Angeli nella storia dell’arte

Photo by Simon Birt on Unsplash

Gli angeli sono creature dello spirito: sono incorporei, vale a dire che non hanno corpi coi quali siano essi naturalmente uniti. Abitano uno spazio ultraterreno ed esistono come esseri profondamente complessi. Grazie ai primi artisti cristiani (circa 2.000 anni fa), che adottarono tradizioni artistiche pagane, egiziane e assire, gli angeli sono diventati un punto fermo nell’arte occidentale.

L’iconografia degli angeli è tra le più ricche che il passato ci consegna e l’arte, in tutte le sue espressioni, ha esaltato queste entità consegnandole all’immaginario collettivo. A partire dalle rappresentazioni del periodo paleocristiano fino a quelle del periodo bizantino, dove compaiono in tutta la loro maestosità di esseri alati. O a quelle medioevali che li raffigurano come emissari di Dio.

La comparsa degli Angeli nel mondo dell’arte non è stato del tutto tranquilla. All’avvio del Cristianesimo vi era infetti il divieto, veterotestamentario, di raffigurare il Divino. Un problema che riguardava non soltanto gli Angeli ma anche le raffigurazioni di immagini sacre. Tale divieto sfociò in aspri conflitti tra iconoclasti e iconofili, dove ebbero la meglio i secondi. A tal proposito si possono distinguere due epoche ben precise nello sviluppo dell’immagine degli angeli.

Prima  del V sec. la figura degli Angeli tende ad occupare un posto  di pari importanza rispetto a quella di Cristo. Dal V sec. in poi, viceversa , essa perde il carattere di protagonista principale. Subordinandosi ad un insieme che, con diverse varianti, si sviluppa attorno alla figura del Cristo, di Maria o dei Santi.

Nel periodo compreso tra la fine del IV e l’inizio del V sec, si verifica un cambiamento iconografico nel passaggio dalla figura aptera a quella alata. Secondo la tipologia più antica, gli angeli sono infatti raffigurati non solo senza ali, ma anche senza alcun attributo particolare che consenta una loro individuazione precisa. Se non grazie al contesto iconografico.

A sviluppare una particolare iconografia fu il cristianesimo. Attraverso i confini della storia, dell’immaginario classico, delle fonti cristiane giudaiche ne determinò una nuova immagine. Lo scopo, di tale metafora visiva, era fornire un mezzo per comprendere qualcosa al di là di noi stessi (Dio).




Poiché gli Angeli devono assumere una qualche forma per essere percepiti dall’uomo, sono spesso antropomorfizzati.  Gli esseri antropomorfi funzionano come una sorta di soluzione al problema, fornendo un’immagine che può apparire vicina a noi pur mantenendo un “ruolo celeste”. La stragrande maggioranza di tali raffigurazioni rappresenta scene dell’Antico Testamento, nelle quali l’intervento divino si rende visibile attraverso le figure angeliche.

Mentre la nostra idea contemporanea dell’iconografia degli Angeli è emersa nel IV secolo, l’esistenza di simili figure nell’arte può essere fatta risalire a migliaia di anni fa. Qui esploriamo la storia di questi esseri divini, a cominciare dalle entità precedenti che li hanno ispirati.

Precursori angelici: Assiri

Nell’antica cultura assira,  Lamassu  era una divinità guardiana, ed è raffigurata con l’immagine di un “toro alato”.  Composto da una testa umana, il corpo di un toro (o leone) e le ali di un uccello. Sia per il suo ruolo di protettore che per la bellezza del suo aspetto mitologico, questo “Dio” era spesso oggetto di arte assira.

I Lamassu  erano ritenuti spiriti protettivi e assunsero una notevole rilevanza tanto da essere posti come sentinelle agli ingressi.  Di fatti, all’ingresso delle città, erano scolpiti in dimensioni colossali e posti in coppia, uno a ciascun lato della porta della città, rivolti verso uno dei punti cardinali.

Nell’antica Grecia

In Grecia, l’immagine angelica nell’arte è stata ispirata da due figure alate: Eros e Nike. Nella mitologia greca, Eros (in seguito noto come l’equivalente romano,  Cupido ) è il figlio di Afrodite e il Dio dell’amore. L’arte del periodo classico (510 a.C.-323 a.C.) raffigura Eros come un adolescente con ali prominenti.

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La splendida Nike di Samotracia. Foto di Kayla Koss su Unsplash

Durante il periodo ellenistico (323 a.C.-31 d.C.), la popolarità delle sculture in marmo aumentò vertiginosamente. Furono realizzate innumerevoli sculture che rappresentassero un’immagine divina. Ne è da esempio la “Statua della Vittoria di Samotracia”. L’opera fu eretta per commemorare la battaglia navale avvenuta all’inizio del II secolo a.C. Raffigura Nike, la dea greca della vittoria. La figura abilmente scolpita è celebrata per la sua posizione realistica, i drappeggi fluenti e, naturalmente, le sue ali colossali.

 

Gli Angeli nella storia dell’arte: Roma

La prima interpretazione artistica di un Angelo è stata trovata nelle  Catacombe di Priscilla, Roma. Una cava utilizzata per le sepolture cristiane nel III secolo. In una delle stanze della catacomba, una collezione di dipinti murali illustra scene dell’Antico e del Nuovo Testamento. Oltre alla Legatura di Isacco e alle immagini della Madonna col Bambino, questi affreschi raccontano la storia dell’Annunciazione.

Un evento biblico in cui l’Angelo Gabriele annunciò che Maria avrebbe partorito il figlio di Dio. Sebbene si credesse fosse l’Angelo Gabriele, quest’immagine non è rappresentata con le ali. In effetti, fu solo nel secolo successivo che gli artisti associarono alla figura degli angeli le ali.

Bisanzio

La prima opera d’arte che mostra Angeli alati risale al IV secolo, soprannominata: Sarcofago del Principe, si tratta di una bara di marmo trovata vicino alla Turchia. Queste incisioni sono le prime immagini di un angelo alato che si trovano tra le opere d’arte bizantine. Nei secoli successivi, gli Angeli apparvero su numerose opere d’arte come mosaici dorati, dipinti e altri simboli cattolici romani.

Medioevo

Gli artisti medievali adottarono l’interpretazione bizantina degli angeli, incorporandoli nei loro dipinti con fondo dorato. Spesso questi soggetti alati “fluttuano” sullo sfondo di scene con protagoniste figure sacre.  Come nel caso della  Madonna col Bambino e angeli  di Pietro di Domenico da Montepulciano. (1420). Allo stesso modo, i messaggeri divini apparivano spesso in manoscritti miniati , che rappresentavano sia elementi decorativi che soggetti principali delle storie.

Rinascimento

Durante il primo Rinascimento, gli artisti continuarono a incorporare gli angeli nei loro dipinti. A differenza delle rappresentazioni medievali, tuttavia, queste figure iniziarono a sembrare meno eteree e più terrene. Un’evoluzione che accennò all’eventuale interesse degli artisti del Rinascimento per il naturalismo.

Un primo esempio che dimostra questo cambiamento è  la Madonna con bambino e due angeli detta Lippina. E’ l’opera più celebre di Filippino Lippi, databile al 1465 circa, conservata agli Uffizi di Firenze.

Alcuni pittori dello stesso periodo storico, come Jan Van Eyck, hanno un’idea diversa delle ali d’angelo. Invece di raffigurare ali di piume gialle o bianco avorio come nel Medioevo, creano ali brillanti, con colori estremamente accattivanti.

Neoclassicismo

Ispirati dal realismo del Rinascimento , gli artisti neoclassici hanno dipinto Angeli naturalistici. Resi sia come cherubini in stile cupido che come belle figure femminili, questi angeli evocavano la qualità realistica dei primi modelli rinascimentali.

A differenza di quest’ultimo, tuttavia, gli Angeli neoclassici non si trovano nelle raffigurazioni bibliche. Sono però presenti nell’iconografia mitologica e nelle scene allegoriche ispirate all’arte classica, come la famosa Nascita di Venere di William Bouguereau .

Modernismo e arte contemporanea 

Nel 20 ° secolo, gli artisti continuano a creare arte ispirandosi alla mitologia e al Regno dei Cieli.  Marc Chagall, pittore russo naturalizzato francese, di origine ebraica, spesso incorpora immagini angeliche nelle sue opere perché considera l’Antico Testamento la sua musa ispiratrice. “Mi interessava la Bibbia fin dalla giovane età, ed è sempre stata per me la più grande fonte di poesia mai esistita. Da allora, ho cercato di incarnare questa filosofia nella vita e nelle arti”.

Ad oggi, la mitologia rimane una fonte inesauribile di ispirazione per gli artisti contemporanei. Dai disegni espressivi di Keith Haring alla pittura di Tracey Emin, il potere immortale del tema spirituale per l’arte rimane ancora in scena. Va ricordata la lettera che Papa Giovanni Paolo II scrisse agli artisti il 4 aprile 1999. La Lettera si apre con un versetto esultante del Libro della Genesi:

A quanti con appassionata dedizione cercano nuove « epifanie » della bellezza per farne dono al mondo nella creazione artistica.

«Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Gn 1, 31).

Ovviamente la Lettera di un Papa ha sempre una finalità teologica e spirituale. La base però, di questo documento, è storica.  Ovvero si annoda a quel filo d’oro che ha sempre unito, attraverso i secoli, fede e arte.

Felicia Bruscino

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