LA RAGGI A RILENTO SULLA NUOVA GIUNTA COMUNALE

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Virginia Raggi primo sindaco donna di Roma

Più a rilento del previsto la nomina dei componenti della nuova giunta comunale romana  guidata da Virginia Raggi. Mentre a Milano, Beppe Sala ha chiuso con un giorno di anticipo la composizione della giunta di Palazzo Marino, e Virginio Merola a Bologna ha sciolto le riserve sui nomi, la giovane avvocatessa romana fa melina e guadagna tempo.

La sindaca pentastellata da circa due mesi porta avanti colloqui riservati per occupare le caselle mancanti dell’organo esecutivo comunale. Vinte le elezioni, le trattative si sono fatte più serrate. A tutt’oggi, però, appare molto lontana la fumata bianca per la nuova giunta capitolina. La Raggi e i suoi collaboratori hanno per il momento incassato più risposte negative che positive.

La prima donna a sedere sullo scranno più alto del Campidoglio ha tempo dieci giorni (countdown già partito il 23 giugno scorso con l’atto della proclamazione) per convocare il primo consiglio comunale e ulteriori dieci per riunirlo. Al momento i nomi certi sembrano essere quattro: Paolo Berdini, Luca Bergamo, Andrea Lo Cicero e Paolo Murano. All’orizzonte si profila la new entry Flavia Marzano, docente della Sapienza, in lizza per l’assessorato alla “Roma semplice”. Rimangono ancora cinque posti vacanti, in più altri nodi da sciogliere come la carica di vicesindaco.

Piazza del Campidoglio

Daniele Frangia, braccio destro della Raggi, è in corsa per il ruolo di Capo Gabinetto.

Corsa che si è rivelata ad ostacoli in considerazione dei paletti vincolanti della legge Severino che esclude a chi è stato consigliere comunale almeno per un anno di assumere ruoli dirigenziali.

A Roma lo staff della Raggi continua a lavorare per completare la squadra di governo. A creare qualche difficoltà sembrerebbe la volontà di trovare persone che non abbiano avuto a che fare con i partiti. Un altro elemento di disturbo che spaventerebbe a tal punto da far rifiutare l’incarico è il codice etico grillino. In particolare la multa di 150mila euro prevista per chi violi le norme di comportamento volute da Grillo e Casaleggio.

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