Anche quest’anno sono stata al Lido. Ci sono stata perché seguivo le orme lasciate da un piccolo film che avevo visto nascere al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Volevo assistere alla conferenza stampa. Volevo vedere il film in sala alla prima del Festival di Venezia. Il film è “La ragazza del mondo” di Marco Danieli, classe 1976, diplomato proprio allo stesso Centro Sperimentale. Un ‘opera prima. E come tutte le opere prime pieno di grazia e di slancio.
Slancio che parte fin dalle sue fondamenta, perché tutto il film è stato girato da giovanissimi ex allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia. Una grande scommessa per Danieli che veniva da corti e documentari. Una scommessa vinta a mani basse, e non per me, ma per tutti, e soprattutto per Venezia che ha premiato gli attori con il Premio Pasinetti del Sindacato giornalisti cinematografici SNGCI. Il film è già stato prenotato dai festival di Londra, Rekjavik, Busan in Sud Corea e in varie altre rassegne. In sala alla conclusione della proiezione ci sono stati 15 minuti di applausi. Più un applauso spontaneo e divertito in una scena dove la protagonista Giulia – Sara Serraiocco, spaccia cocaina predicando Geova.
Un capolavoro anche solo per questa scena geniale. Perchè si sa l’angelo caduto si trasforma in diavolo, e così Giulia dopo una vita in gabbia fatta di regole severe e preghiera fra i testimoni di Geova si perde nel mondo. Mettendo in discussione la fede per amore.
Non è un film di denuncia contro una certa pratica religiosa, è un film che potrebbe rappresentare qualsiasi tipo di sistema chiuso che impedisce la libera vita dei sentimenti e delle persone. Una ragazza di una famiglia dei testimoni di Geova s’innamora di un Ragazzo del Mondo, così chiamati tutti quelli che non appartengono a Geova e del quale è vietato innamorarsi. Se ne innamora credendo che lui, lupo ribelle, le potrà regalare quella libertà che le è preclusa. Quelle che sfuggono, invece, sono le motivazioni per le quali Libero-Riondino si innamora di Giulia-Serraiocco. Riondino stesso durante la conferenza stampa e dopo la proiezione del film ripete la sua difficoltà nel trovare un’eziologia di quell’amore tra due personalità poco affini “Ho cercato le motivazioni per cui Libero si innamora di Giulia, mi sono chiesto e ho lavorato soprattutto su questo”.
L’unica motivazione è che il Lupo si innamora sempre dell’ agnello. Perchè proprio dell’ agnello; semplice, della sua bontà. Vuole fagocitare quella bontà. Se poi l’ agnello è anche un uccellino chiuso in una gabbia l’innamoramento è servito. Vuoi sempre liberare un uccellino in gabbia, pensando che ti sarà riconoscente e che ti volteggerà per sempre attorno. Ma non è così, appena libero l’uccellino se ne va verso infiniti orizzonti lasciandoti solo. Quello che succede anche a Libero nel film, che alla fine finisce “come un lupo in gabbia” per colpa di Giulia , perché a volte è l’ agnello ad essere crudele. Perché entrambi si ritrovano quasi senza nulla con “quell’oppio dei popoli che è l’amore così come la religione” come diceva Oriana Fallaci : “Ho freddo, ma lui mi ama” oppure “Ho fame, ma noi ci amiamo”. Non basterà a Giulia quell’amore. Non basta mai l’amore a volte. Giulia vuole di più. Come nella canzone di Vasco Rossi “Brava Giulia”. Giulia vuole la sua libertà anche da Libero, e proseguire con gli studi all’Università, cosa che in Geova non avrebbe potuto fare perché lo studio le avrebbe portato via tempo per predicare. Giulia che paga un conto molto alto per la sua libertà, viene “disassociata” da Geova, questo significa che nessuno, nemmeno i suoi genitori, potranno più rivolgerle la parola. Quello di Danieli è il racconto di formazione di un’ eroina più che di un’ adolescente qualsiasi. Una vicenda reale che Danieli ha romanzato e unito ad altre testimonianze. Tre anni di ricerche per mettere in piedi questo piccolo “caso cinematografico”. Io mi vorrei sbilanciare nel definirlo un “piccolo capolavoro” e nel consigliarlo a chiunque, anche solo per avere una visione più grande nei confronti di quelle che sono le dinamiche molto restrittive all’interno dei Testimoni di Geova e cosa significhi a volte nella vita pagare il prezzo per la propria libertà.
Di Marilù S. Manzini