La questione Ucraina tra la Russia di Putin e gli USA di Biden.
A circa otto anni dalla nascita della questione ucraina e dall’inizio della guerra del Donbass, il 6 Aprile 2014, sono accaduti molti eventi, sui quali potrebbero essere sviluppate e sarebbero necessarie molteplici e complesse riflessioni.
Dalla proclamazione di indipendenza delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk alla strage di Odessa; dalla annessione della Crimea da parte della Federazione Russa a queste ultime settimane, quando articoli di giornale, servizi televisivi e approfondimenti in merito hanno cominciato ad intensificarsi.
Analizzare la questione ucraina non sarebbe un compito semplice, anche per le difficoltà circa la lettura delle fonti prime in lingua russa.
Possiamo provare però a capire le ragioni dell’interesse attuale da parte della stampa e dell’opinione pubblica, cercando di superare la necessità di schierarsi da una parte o dall’altra, di individuare un “buono” e un “cattivo”.
Che la Russia di Vladimir Putin sia legata all’Ucraina, ex membro dell’Unione Sovietica, suo territorio confinante, è di facile comprensione. Lo Stato di Kiev rappresenta l’ultima linea difensiva della Federazione, lo stato cuscinetto tra questa e l’Occidente, tra questa e l’Europa della Nato.
L’Ucraina, a sua volta, è vicina all’ex madre patria, soprattutto nella sua parte più orientale, per la componente linguistica e religiosa, per i legami storici, politici e culturali e per le questioni economiche. La Russia ha rappresentato il più grande partner commerciale di questa nazione dalla dissoluzione dell’URSS.
Ma quali sono, invece, le motivazioni dietro le attenzioni alla questione ucraina da parte degli Stati Uniti di Biden?
La principale ragione è inerente alla volontà dell’amministrazione americana odierna di recuperare posizioni, non solo dialettiche, sull’Europa Occidentale. Una presa che si è indebolita nel corso della precedente dirigenza di Trump. Questa venne infatti accusata di essere stata eccessivamente conciliante nei confronti di Putin.
Motivo parziale è poi quello legato al proposito degli USA di trasferire verso l’esterno il proprio malessere interno, rovesciandolo sul nemico classico e secolare, sugli antagonisti dai tempi della Guerra Fredda. Quei russi che, con il loro atteggiamento, confermano di essere perfettamente a proprio agio in questo ruolo, rimarcando le proprie azioni.
Nel frattempo il conflitto in Ucraina prosegue tra attacchi e non rispettati “cessate il fuco”, tra sanzioni e proposte di negoziato, causando morti, feriti e distruzione.
Recentemente sono stati osservati numerosi movimenti dell’esercito ucraino in direzione dell’area del Donbass, secondo Mosca sobillati dagli Stati Uniti; più probabilmente decisi dal governo di Kiev, forte dell’appoggio statunitense. A questi la Russia ha risposto con una massiccia mobilitazione di armamenti e di circa centomila soldati lungo il confine russo-ucraino.
Inoltre sono circolate notizie secondo le quali l’Ucraina vorrebbe costruire ben nove basi militari sul Mar Nero, in grado di ospitare soldati americani e canadesi. Fatto questo inaccettabile per il Cremlino, che vedrebbe in questo modo la fine di ogni sovranità russa sul territorio.
E quindi? Ci sarà una guerra tra la Federazione Russa e gli USA?
Questa situazione di incertezza e pericolo è destinata a perdurare per qualche altro mese e ancora di più la questione ucraina, la quale sarà nuovamente protagonista della cronaca internazionale in futuro.
Non è però indirizzata, almeno per il momento, a sfociare in uno scontro aperto.
Gli Stati Uniti non hanno intenzione e non hanno la necessità di inaugurare un conflitto con la Russia. Mosca non avrebbe le forze sufficienti.
Nelle intenzioni americane c’è, probabilmente, la volontà di provocare, di creare un clima di tensione, per il quale i russi possano commettere qualche errore. Questo dimostrerebbe all’Occidente quanto la Federazione sia pericolosa e quanto l’Europa occidentale abbia bisogno degli Stati Uniti.
Intanto proseguono e proseguiranno i negoziati. Il Cremlino chiederà la garanzia da parte americana affinché il loro estero vicino (Bielorussia, Georgia e soprattutto Ucraina) non entri nella Nato. Gli Usa negheranno questa possibilità, per non apparire deboli e accomodanti agli occhi dei loro alleati e per non venire meno alla volontà di rientrare nel gioco europeo.
Il punto di incontro potrebbe essere trovato con una soluzione, una tregua temporanea, in grado di stabilire un periodo di una decina d’anni prima che l’Ucraina provi nuovamente ad entrare nella Nato.
Deborah Natale