All’interno di Hamas chi raccoglierà l’eredità politica di Sinwar?

eredità politica di Sinwar Yahya Sinwar

Uno dei principali leader di Hamas Yahya Sinwar è stato ucciso dall’esercito israeliano mercoledì 16 ottobre durante uno scontro a fuoco nel sud della Striscia di Gaza. Si apre adesso per Hamas una complicata fase di transizione in cui decidere a chi affidare l’eredità politica di Sinwar il quale a sua volta ha assunto il ruolo di capo politico e militare dell’organizzazione a luglio scorso quando l’Idf ha ucciso a Teheran Ismail Haniyeh.

Durante questo anno di guerra molti dei principali leader di Hamas ancora presenti a Gaza sono stati uccisi, ciò ha aumentato esponenzialmente il potere nelle mani del leader e adesso rende anche più complicata la scelta su chi debba ricevere l’eredità politica di Sinwar considerato da Israele come il principale ideatore dell’attacco militare dello scorso 7 Ottobre.

Tra i nomi più importanti nella élite politica di Hamas ci sono il fratello minore Muhammad, 49 anni, già considerato da molti come il braccio destro di Yahya, e Khaled Meshaal già a capo dell’organizzazione dagli anni ’90 fino al 2017. Lui come altre figure vivono attualmente all’estero ed in particolare in Qatar e questa secondo molti esperti potrebbe essere una delle caratteristiche del prossimo capo di Hamas.

Sempre in Qatar si trova anche il vice di Yahya Sinwar ovvero Khalil Al Hayya il quale godrebbe dei favori di Stati Uniti e Israele poiché ha già partecipato ai negoziati del novembre 2023 ed è considerato più flessibile rispetto a Sinwar.

A chi toccherà l’eredità politica di Sinwar del resto è argomento che interessa notevolmente anche a Washington dove secondo la CNN si stanno muovendo anche i servizi segreti i quali sono convinti che il successore potrebbe avere un profondo impatto su una eventuale ripresa delle trattative per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi.

É stato lo stesso Al Hayya, del resto, a confermare l’omicidio di Sinwar ed ha aggiunto che gli ostaggi ancora detenuti a Gaza non saranno liberati fino a che Israele non non ritirerà le sue truppe dalla Striscia di Gaza.


Non è da escludere che almeno momentaneamente la guida di Hamas possa essere tenuta da un «triumvirato» composto proprio da Muhammad Sinwar, Khaled Meshaal e Al Hayya. Rimandare l’elezione del nuovo leader permetterebbe di gestire il conflitto con Israele e attendere come questo possa evolversi. É anche si possibile che il nome del nuovo leader, almeno inizialmente, rimanga segreto per preservarne la sicurezza.

Altre figure di spicco all’interno di Hamas sono Nizar Awdallah, il quale partecipò e arrivo secondo nelle elezioni primarie del movimento nel 2021, e Mousa Abu Marzouq di 73 anni il quale da ex dirigente palestinese è stato in carcere negli Stati Uniti per 22 mesi. Il punto forte della sua candidatura sarebbe ovviamente la sua lunga esperienza anche nel negoziare con importanti attori internazionali.

Un ala di mistero avvolge invece la figura di Muhammad Deif comandante dell’esercito di Hamas e anche lui probabile organizzatore degli attacchi del 7 ottobre 2023. Israele la scorsa estate ha annunciato di averlo ucciso durante un bombardamento su una zona costiera di Gaza tuttavia Hamas non ha mai ne confermato ne smentito tale notizia.

Il conflitto esploso nella Striscia di Gaza e successivamente allargatosi anche al sud del Libano potrebbe essere ora, con la morte di Sinwar, ad un cruciale punto di svolta in cui Israele può imporre una pace alle proprie condizioni che riguarderebbero in primis gli ostaggi oppure proseguire un sanguinoso conflitto nel tentativo di modificare ancor di più l’attuale assetto geopolitico del Medioriente.

Molto potrebbe dipendere sia dalle scelte del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sia da quelle dell’élite politica di Hamas che per il ruolo di capo dell’organizzazione può scegliere una figura più o meno intransigente o invece aperta al dialogo con Israele.

Andrea Mercurio

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