Anni 60 del ‘900, un uomo ripensa al proprio passato e guarda al proprio avvenire, riflette sulla società e sulla vita. Un nero cresciuto ad Harlem, un figlio di quel sogno americano che, però, pare riservato ai bianchi. La lucida e appassionante storia di La prossima volta il fuoco nell’edizione di Fandango Libri.
A strettissimo contatto coi movimenti di rivendicazione dei neri di allora, l’autore non si lascia dominare dall’odio e dalle passioni; piuttosto, propone una profonda analisi della storia spirituale e sociopolitica, sottolineandone le incongruenze e le fragilità dei suoi protagonisti. La soluzione non passa per accettazione e integrazione, poiché presuppongono assiomi errati di necessità di assimilazione di una razza in un’altra.
La soluzione è l’azione, ma l’azione comporta grandi difficoltà, perché, ci dice Baldwin “Agire vuol dire impegnarsi, e impegnarsi vuol dire esporsi al pericolo [...] Non si può dare nulla senza dare sé stessi: vale a dire, senza rischiare”. Cambiare spetta agli uomini liberi, rimarca lo scrittore, quegli uomini animati dalla potentissima arma dell’amore. Un’arma, quest’ultima, allo stesso tempo potente e pericolosa, perché strappa dai nostri volti quella maschera che ci protegge ma al contempo ci causa insofferenza.
La prossima volta il fuoco non auspica la lotta dei neri contro i bianchi, non mira alla vittoria di una razza sull’altra. Baldwin punta alle coscienze delle donne e degli uomini illuminati, bianchi o neri che siano, affinché guardino in faccia alla storia e alla realtà per superare le barriere che li dividono, e conquistino la propria identità e la propria maturità.
Mariarosaria Clemente