La riforma della prescrizione entrerà in vigore a gennaio senza rinvii e, solo dopo, la maggioranza discuterà su come ridurre i tempi dei processi.
Non tutti i reati sono soggetti a prescrizione: l’attuale codice penale già prevede fattispecie di reato che non si prescrivono – ovviamente, si tratta di reati particolarmente gravi, la cui pena equivale all’ergastolo. Per tutti gli altri reati vige invece una regola generale per cui il fatto non può essere punito trascorso un certo periodo di tempo.
La riforma di cui si sta discutendo in questi giorni prevede che il meccanismo si interrompa dopo la condanna in primo grado – a quel punto, il reato non avrà più una “data di scadenza”.
A mio avviso, la prescrizione è un istituto di civiltà giuridica del quale, in Italia, abbiamo bisogno come l’aria. Mi sono dichiarato contrario alla sua parziale abrogazione quando è stata proposta dal governo giallo/verde, ribadisco la mia contrarietà ora che viene proposta da un governo giallo/rosso. Provo a spiegarne il motivo in tre semplici passaggi.
- 1. In un Paese come il nostro, in cui i processi mediatici si consumano in poche ore, mentre quelli giuridici durano secoli e secoli, si sconta la condanna già “in attesa di condanna”. Se vi sembra ingiusto che i reati possano essere puniti “entro una certa data”, provvedete prima a riformare il sistema processuale – riducendo drasticamente i tempi dei processi.
- 2. Non è un caso che gli avvocati penalisti italiani si siano schierati immediatamente contro, mentre il Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati – pur non essendo contrario – ha sottolineato l’urgenza di altre, contestuali e strutturali riforme, “per evitare squilibri”.
- 3. Stiamo mettendo la più importante riforma del sistema penale italiano nelle mani di un Ministro che ha recentemente affermato in televisione: “quando non si riesce a provare il dolo, il reato diventa colposo” – roba da bocciatura con salto dell’appello e pubblica fustigazione in sala mensa.
Fate voi.
Guido Saraceni
L’approccio veramente… civile è quello in cui i tempi dei processi sono così rapidi da rendere la prescrizione un fatto praticamente teorico. Un magistrato ha dichiarato: “La data di prescrizione di un procedimento è indicata sulla copertina del fascicolo, ed è per noi uno stimolo a raddoppiare gli sforzi (leggi: le udienze, n.d.r.) per evitare che questa scatti. Se viene abolita, i giudici se la prenderanno con più comodo”. Rendiamo i tribunali efficienti (ho negli occhi quegli armadi pieni di faldoni che, fra l’altro, alcune inchieste hanno dimostrato quanto poco al sicuro siano), dotiamoli di personale, e creiamo le condizioni perché l’Italia ridiventi la patria del diritto. E non solo perché ne hanno diritto gli Italiani: ricordiamoci che uno dei motivi per i quali gli sranieri non investono da noi è proprio la paura di rimanere impantanati in caso di controversie.