La povertà in Italia: aumentano le richieste di aiuto alla Caritas

La povertà in Italia

La povertà in Italia può essere considerata ormai come un fenomeno strutturale. Il 9,4% della popolazione vive infatti, secondo dati Istat 2022, in una condizione di povertà assoluta, toccando circa un residente su dieci. Sono 5 milioni e 571 mila le persone che vivono questa condizione. Solo 15 anni fa la percentuale era del 3% e riguardava circa un milione e mezzo di persone. La popolazione a rischio povertà o esclusione sociale è pari invece al 24,4%, sono 14 milioni e 304 mila persone.

Recentemente la Caritas italiana ha pubblicato un report sulla povertà in Italia relativo al 2022, che fa luce sulle tragicità del nostro tempo e del nostro Paese. Nel 2022, nei soli Centri di Ascolto e servizi informatizzati le persone supportate sono state 255.957. Rispetto al 2021, si tratta di un incremento del 12,5% del numero di assistiti, numero in gran parte legato anche alla crescita di rifugiati ucraini accolti dalla Chiesa in Italia (il numero è salito da 3.391 a 21.930). Tuttavia, si legge nel report, se si esclude l’effetto della guerra russa in Ucraina, il trend rispetto all’anno precedente è comunque in crescita e si attesta intorno al +4,4%.



Non solo nuovi poveri

All’interno di questi numeri e percentuali non troviamo solo i nuovi poveri (cioè  le persone che hanno casa, lavoro e famiglia, ma che non arrivano comunque a fine mese), ma anche persone che vengono assistite e accompagnate da più di 5 anni. Si tratta di quasi il 30%. Si sottolinea quindi in modo evidente l’effetto che la pandemia ha avuto sulle fasce sociali più deboli che, a partire dal 2020, ha portato a una crescita costante del numero di assistiti, aggravata anche dalle ripercussioni della guerra in Ucraina e dall’aumento dei prezzi a consumo.

Genitori e figli: la povertà “tramandata”

Alto il numero dei genitori: due assistiti su tre dichiarano di avere figli. Questo è un punto fondamentale perché pone l’attenzione sulla condizione dei minori delle fasce più deboli. In Italia, è infatti noto che la povertà assoluta tende a crescere al diminuire dell’età e non a caso sono proprio i minori a registrare l’incidenza più alta, circa il 14,2% rispetto al 5.3% degli over 65. Si contano, complessivamente, circa 1 milione e 400 mila bambini poveri in Italia. Tra questi, secondo l’Osservatorio #Conibambini, circa 13mila sono minori senza tetto e senza fissa dimora (nel 2021). Il dato più tragico all’interno di questo quadro è che, molto spesso, nascere e crescere in una famiglia povera può rappresentare il preannuncio di una vita caratterizzata da condizioni di deprivazione, di una povertà “che si tramanda da padre in figlio”. In uno studio Caritas del 2022, tra le persone che chiedevano aiuto quasi il 60% proveniva da famiglie che versavano a loro volta in condizioni di fragilità economica e sociale.

Persone senza fissa dimora

Le persone senza fissa dimora sono quelle che vivono in uno stato di grave disagio abitativo e rappresentano circa il 16,9% di coloro che si sono rivolti alla Caritas. Sono principalmente uomini, stranieri e celibi con storie di bisogni multidimensionali alle spalle. Le percentuali maggiori si registrano al Nord, con ad esempio il 37,8% in Lombardia rispetto al 2% della Basilicata.

Livello di istruzione

Nel report una considerazione interessante riguarda la relazione tra la povertà e la bassa scolarità. In Italia la povertà assoluta diminuisce al crescere del titolo di studio di un persona. Tra gli assistiti della Caritas, circa il 44% sono persone con licenza media inferiore a cui si aggiunge il 16% di quelle con licenza elementare e il 6,3% di analfabeti senza titoli di studio. Tra gli italiani la percentuale sale al 75% e tra loro non fanno eccezione i giovani. Relativamente agli stranieri, di solito sono in possesso di titoli di studio abbastanza elevati, ma molto spesso sperimentano problemi legati al riconoscimento legale di tali licenze scolastiche.

I “Working Poor”

Legato all’istruzione c’è anche il tema della condizione professionale. A chiedere aiuto sono principalmente persone che fanno difficoltà a trovare un lavoro (circa il 48%), ma anche coloro che un lavoro già ce l’hanno, ma vivono comunque in condizioni di deprivazione e indigenza (circa il 23%). Il report denuncia il fatto che sono almeno 10 anni che questo fenomeno va avanti: si tratta dei “working poor”, cioè i lavoratori poveri, o anche “work poverty”, cioè lavoratori poveri su base familiare, che registrano entrambi percentuali molto alte rispetto al resto d’Europa. Nel 2007, prima dello scoppio della grande crisi economico-finanziaria, la percentuale si attestava intorno all’1,7%, oggi supera il 13%. Nel Report si ricorda infatti che l’Italia è l’unico paese OCSE in cui negli ultimi decenni i salari medi risultano in calo, per non parlare dei Neet, della diffusa precarietà, dell’incremento di contratti part-time e della forte disoccupazione femminile.

Percettori di Reddito di Cittadinanza

Secondo i dati Istat, nel corso del 2021 il reddito di cittadinanza (RdC) ha consolidato il suo ruolo come misura strutturale di contrasto alla povertà. Le misure straordinarie intraprese durante la pandemia da Covid-19, insieme al RdC, sono state pari al 2% del reddito disponibile familiare del 2021, sostenendo così in modo importante il recupero dei redditi familiari dopo la contrazione del 2020. Senza queste misure i redditi familiari avrebbero subito un’ulteriore riduzione, che sarebbe stata particolarmente intensa per alcuni gruppi tra cui le famiglie residenti nel Mezzogiorno (-5,7%), le famiglie con un solo reddito (-2,3%) e in generale per le famiglie del primo quinto di reddito (-6%).

La situazione degli stranieri

Il numero di persone straniere e la loro incidenza è in continua crescita negli ultimi anni, raggiungendo percentuali tra il 66 e il 68% nelle regioni del Nord-Est e Nord-Ovest. In questo caso bisogna far riferimento alla forte condizione di svantaggio delle famiglie straniere nel nostro Paese. L’Istat ci dice infatti che oltre il 30% dei nuclei familiari stranieri versano in condizioni di povertà assoluta rispetto al 5,7% di quelli italiani. Nel 2022, le persone straniere che hanno usufruito dei servizi Caritas sono state circa 145mila, appartenenti a 182 nazionalità diverse. Particolare è il caso della Liguria, dove la diocesi di Ventimiglia- Sanremo, a causa dell’emergenza migratoria di profughi verso la Francia, solo nel 2022 ha supportato oltre 14mila persone.

Vulnerabilità multidimensionali

Oltre il 70% degli assistiti versa in uno stato di fragilità economica in cui rientrano situazioni di “reddito insufficiente” o di “assenza totale di entrate”. Il secondo ambito di bisogno più diffuso riguarda il lavoro. A pesare particolarmente in questo caso è lo stato di disoccupazione, seguito da precariato, lavoro nero e licenziamenti. La terza questione più critica riguarda la casa, una vulnerabilità che riguarda il 23,1% delle persone e il dato è in continua crescita nel corso degli anni (nel 2020 erano circa il 19%).

Alle difficoltà sopraelencate, principalmente di ordine materiale, si aggiungono altre forme di vulnerabilità. In particolare, si tratta di problemi familiari, difficoltà legate allo stato di salute o ai processi migratori.  Tra gli italiani risulta più elevata l’incidenza di povertà economica legata a fragilità familiari e problemi di salute. Tra gli stranieri invece sono più marcate le vulnerabilità legate alla casa e all’istruzione (principalmente dovute alle barriere linguistiche).

Per vulnerabilità multidimensionali si intendono quindi tutte quelle situazioni di “multi-problematicità”, in cui si sommano due o più ambiti di bisogno. Più grave è la condizione di emarginazione o esclusione sociale, più difficili e articolati sono i percorsi da intraprendere per aiutare le persone, dato che le dimensioni di fragilità si sommano e risultano quindi legate tra loro.

L’individuazione dei Cluster della povertà in Italia

La caratteristica della povertà individuata dalla Caritas ruota attorno a quattro grandi dimensioni che sono: 1) il tipo di nucleo familiare; 2)l’entità e la complessità delle vulnerabilità; 3) le diverse combinazioni di richieste di aiuto e di interventi fruiti; 4) variabili di tipo territoriale (come le differenze tra regioni). L’analisi condotta ha portato quindi all’individuazione di 5 gruppi di beneficiari, ciascuno con tratti sociali ben definiti che sono:

  1. I vulnerabili soli
  2. Le famiglie povere
  3. I giovani stranieri in transito
  4. I genitori fragili 
  5. I poveri soli

Partendo dal presupposto che la povertà materiale è la condizione di fondo della grande maggioranza degli assistiti Caritas, coloro per i quali viene rilevato solo questo bisogno risultano essere meno fragili rispetto a chi presenta invece bisogni multipli e declinati su più dimensioni. Se questa condizione poi la si inserisce in un contesto familiare, ci sono più possibilità che queste difficoltà vengano attenuate.

I gruppi 2 e 5 evidenziano una forte incidenza del solo bisogno di povertà, mentre i gruppi 1 e 4 sono dominati da persone associate a bisogni multipli, a volte con vulnerabilità che si declinano in molte forme e dimensioni. Soprattutto il gruppo dei vulnerabili soli, il cui profilo è caratterizzato da fragilità, esclusione sociale e dal mondo del lavoro e senza reti parentali di protezione, viene collocato nell’area della “disaffiliazione”. In tal senso, anche il gruppo dei poveri soli è a rischio poiché, se si guarda alla povertà da un punto di vista relazionale, partendo dal concetto di famiglia come luogo di protezione, supporto e solidarietà, i nuclei unipersonali in stato di povertà possono essere definiti “i più fragili tra i fragili”.

Il cluster 3 è costituito invece da persone provenienti dall’Africa, prese in carico per lo più nel corso del 2022, e che considerano l’Italia come tappa di passaggio verso il Nord Europa. Non sono motivati a mettere radici nel tessuto italiano, ma solo ad attraversare prima possibile la frontiera, per questo hanno bisogno di assistenza e non possono essere ignorati. Ma allo stesso tempo costituiscono un segmento fluido, scivoloso, che difficilmente produrrà relazioni di medio-lungo periodo.

Aurora Compagnone

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