Michele Marsonet
Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane
La Polonia aumenta la spesa militare, preparandosi ad affrontare una serie di sfide geopolitiche senza precedenti. L’ex presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, attuale premier polacco, non ha deviato dalla linea politica dei suoi predecessori del partito ultranazionalista PIS, mantenendo una posizione decisa e anti-russa. L’escalation di tensione, accentuata dal recente incidente del missile russo nello spazio aereo polacco, ha portato Varsavia a intensificare gli sforzi per garantire la sicurezza nazionale. Con un budget militare che supera di gran lunga le richieste della NATO, la Polonia si sta rapidamente riarmando, investendo massicciamente nell’acquisizione di tecnologie e sistemi di difesa avanzati dagli Stati Uniti. Questa combinazione di fattori geopolitici ha plasmato un’atmosfera di cautela e preparazione nel paese, dove la memoria dei conflitti passati continua a influenzare la percezione del presente.
L’ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, premier polacco dal 13 dicembre 2023, non ha modificato di una virgola la politica estera di Varsavia rispetto ai suoi predecessori del partito ultranazionalista PIS. Anche con Tusk la Polonia, principale corridoio dei rifornimenti bellici occidentali all’Ucraina, continua a sostenere Kiev e a praticare una politica nettamente anti-russa.
Il caso del missile russo che ha sorvolato per alcuni secondi lo spazio aereo polacco ha ulteriormente esacerbato i rapporti già molto tesi. Unitamente al fatto che l’ambasciatore di Mosca, convocato dal governo di Varsavia dopo l’episodio del missile, ha rifiutato l’incontro.
Alcuni indizi indicano che la Polonia si sta preparando alla guerra. Sta infatti procedendo a un riarmo accelerato. Superando la richiesta Nato di destinare il 2% del Pil a spese militari, la Polonia ha ormai raggiunto il 4% del Pil nazionale dedicato al riarmo, unico Paese dell’Alleanza Atlantica a stanziare una simile somma.
A beneficiarne è soprattutto l’industria militare Usa, come già avveniva ai tempi del PIS. Recentemente Washington e Varsavia hanno firmato un accordo da due miliardi e mezzo di dollari per dotare la Polonia dello “Integrated battle command system”, un sofisticato sistema di difesa aerea e missilistica integrata di ultima generazione.
Pur permanendo la tensione tra il premier Tusk e il presidente Duda, che appartiene al PIS, il mondo politico polacco è concorde sul pericolo di un attacco della Federazione Russa al Paese, anche se è membro della Nato. Nessuno, insomma, sembra nutrire dubbi sulla opportunità di adottare una “politica di guerra”. E nessuno, d’altro canto, si fida di Putin.
Il governo Tusk, analogamente a quanto avevano fatto i suoi predecessori, sta inoltre insistendo sulla necessità di preparare la popolazione civile a “ogni possibile scenario”. Per questo è in atto un’attenta ricognizione dei bunker anti-aerei presenti sul territorio, non escludendo la possibilità di costruire bunker nuovi. Si parla di “educazione universale al salvataggio”, il che significa abituare per esempio gli studenti, dagli asili all’università, a prepararsi all’eventualità di una guerra.
La Polonia aumenta la spesa militare: dubbi sulla sostenibilità economica a lungo termine
Qualcuno esprime dubbi circa la capacità della Polonia di sostenere spese militari così ingenti. L’economia, grazie soprattutto agli ingenti finanziamenti Ue, è in buone condizioni. Ma resta il fatto che le spese belliche potrebbero metterla in difficoltà nel lungo periodo. Occorre comunque tener conto che i sentimenti anti-russi sono molto diffusi nella popolazione.
La Polonia ha lunghi confini comuni con Ucraina e Bielorussia, ed è quindi molto esposta. Senza scordare la exclave russa di Kaliningrad, potentemente armata e incuneata tra Lituania e Polonia. Il mondo politico polacco, nella sua totalità, pensa che Putin non avrebbe scrupoli ad attaccare un Paese Nato a costo di scatenare un conflitto generale.
Sin dai tempi degli zar i polacchi sono sempre stati esposti alle mire espansionistiche russe, diventando in seguito uno dei Paesi satelliti della ex Unione Sovietica nell’ambito del patto di Varsavia. Questa memoria storica spiega perché la popolazione non protesta quando i politici parlano di “scenari di guerra”.