La Polonia ha introdotto nuovi controlli al confine con la Slovacchia e ha dispiegato l’esercito a supporto della guardia di frontiera per limitare l’ingresso di migranti irregolari. Misure simili sono state adottate anche da Repubblica Ceca e Austria. La Slovacchia stessa ha annunciato che introdurrà delle misure di controllo al confine meridionale con l’Ungheria.
Polonia e Slovacchia, in quanto membri della zona di libera circolazione Schengen, non avevano finora posti di blocco tra i loro confini. Tuttavia, le norme dell’Unione Europea permettono agli Stati membri di attuare solo temporaneamente dei controlli “come misura di ultima istanza e in situazioni eccezionali”. La Commissione può emettere un parere sulla necessità della misura e sulla sua proporzionalità, ma non può porre il veto sulla decisione di uno Stato membro di ripristinare il controllo alle frontiere.
Nuovi controlli al confine
Secondo le nuove norme polacche, sarà possibile attraversare il confine solo in alcune zone, il che significa che molti altri accessi via terra come piccole strade locali di confine saranno chiuse al traffico. Le misure prevedono inoltre controlli a campione che verranno effettuati nei prossimi 10 giorni, fino al 13 ottobre, con la possibilità di proroga di altri due mesi. Tuttavia, secondo la stampa polacca, non sarebbero stati forniti dettagli su come funzioneranno nella pratica i controlli. L’unica cosa chiara è che “le persone o i veicoli da controllare saranno selezionati sulla base di un’analisi dei rischi”, quindi in modo arbitrario.
In una conferenza stampa, il ministro degli Interni Mariusz Kamiński ha affermato che la Polonia avrebbe già arrestato circa 500 persone nelle ultime settimane mentre sia la guardia di frontiera che il Ministero della Difesa hanno confermato il supporto militare nello svolgimento dei controlli: “I soldati avranno gli stessi poteri delle guardie di frontiera e potranno, tra l’altro, effettuare ispezioni”, ha annunciato il ministro della Difesa Mariusz Błaszczak su X.
La decisione del governo polacco arriva in un momento preelettorale molto delicato, in cui la retorica principale verte proprio sull’immigrazione. Recentemente il ministro Kamiński è tornato ad accusare le politiche europee di alimentare i flussi migratori poiché “la facilità con cui i migranti illegali ottengono il diritto di soggiorno nell’UE e gli elevati benefici sociali stanno causando un altro flusso” e che “l’unica risposta adeguata all’ondata di migrazione illegale che sta inondando l’Europa è una dura difesa delle frontiere esterne dell’UE e un cambiamento del sistema di asilo nell’Unione Europea”.
Sulla stessa linea la Repubblica Ceca, il cui Primo Ministro Petr Fiala ha annunciato che i controlli alla frontiera permetteranno al governo di garantire al meglio la sicurezza dei suoi cittadini: “Lottiamo principalmente e attivamente contro i trafficanti che fanno leva sulla miseria umana” ha scritto su X. Il ministro degli interni ceco ha informato di questi provvedimenti le autorità slovacche, tedesche e austriache, invitando tutti i cittadini ad avere i documenti in regola per attraversare il confine.
Effetto domino
La decisione di aumentare i controlli arriva dopo la decisione della Germania di adottare misure simili ai confini con Polonia e Repubblica Ceca a causa del crescente numero di migranti irregolari che attraversano i due paesi. In poco tempo si è scatenato un vero e proprio effetto domino, come ha dichiarato anche il PM slovacco Ľudovít Ódor all’agenzia di stampa polacca PAP. Allo stesso tempo, la Slovacchia ha annunciato dei controlli alla frontiera con l’Ungheria.
Ma le ragioni tedesche riguarderebbero anche lo scandalo dei visti che ha colpito la Polonia in piena campagna elettorale e per cui il 3 ottobre il governo polacco ha dovuto fornire le sue giustificazioni davanti alla Commissione Europea. Nel frattempo, sempre più migranti che attraversano la Slovacchia e la Repubblica Ceca per raggiungere la Polonia e poi la Germania vengono arrestati: sarebbero oltre 1800 le persone già detenute ai confini della Polonia.
Intanto la Polonia e l’Ungheria hanno votato contro il patto UE sulla ricollocazione dei migranti, mentre Austria, Repubblica Ceca e Slovacchia si sono astenute. Secondo la proposta di regolamento i membri dell’UE dovranno accettare una quota iniziale di 30mila migranti provenienti dai Paesi che subiscono il numero maggiore di flussi, oppure pagare circa 22mila euro per ogni migrante non ammesso.
La “questione sicurezza” e la militarizzazione dei confini stanno facendo lentamente scomparire le regole Schengen in sempre più paesi europei e gli unici a pagarne il conto sono, ancora una volta, i migranti.