Secondo quanto individuato da IrpiMedia, la polizia italiana sfrutta avatar virtuali per penetrare il sottobosco delle attività online, un territorio dove regna l’anonimato e si sviluppano dinamiche spesso oscure e nascoste.
Cy4gate è un’azienda di sorveglianza italiana che, secondo quanto emerso da un documento individuato online da IrpiMedia, sta proponendo alle forze dell’ordine un software per la gestione di avatar virtuali. Questi avatar sarebbero utilizzati per infiltrarsi nei social network sotto copertura e monitorare le attività online degli utenti, raccogliendo informazioni su di loro. Questa pratica, nota come “Vumint” (un acronimo di “virtual human intelligence”), consente l’uso di finti profili social per avvicinare specifici obiettivi e raccogliere dati su di loro.
Il software sviluppato da Cy4gate, denominato Gens.AI, sembra essere stato considerato anche dalla Polizia postale come strumento per le operazioni sotto copertura. Anche l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha già siglato un contratto con un’altra azienda, Area Spa, che sviluppa tecnologie simili per la sorveglianza. L’uso sempre più diffuso di questi strumenti solleva importanti questioni etiche e legali, legate alla privacy, alla libertà di espressione e alla protezione dei dati personali.
La tecnologia permette la creazione di avatar virtuali altamente convincenti che possono agire in modo quasi indistinguibile dagli utenti reali, creando profili completi di foto, descrizioni e attività sui social network. Una volta accettati tra gli amici, questi avatar possono iniziare a raccogliere informazioni sull’obiettivo, come la lista degli amici, le foto in cui è taggato e i post condivisi. Possono anche interagire direttamente con il target per ottenere ulteriori informazioni.
In Italia, l’attenzione su queste tecnologie non è nuova, con conferenze organizzate dall’esercito che considerano la Virtual Humint come “la nuova frontiera dell’Intelligence”. Tuttavia, all’estero, questi finti avatar sono stati oggetto di abusi e scandali, come quelli rivelati in relazione alle operazioni di un’azienda chiamata S2T Unlocking Cyberspace.
La preoccupazione principale riguarda il potenziale per la sorveglianza indiscriminata delle attività online e il rischio che queste tecnologie possano finire in mani sbagliate o essere utilizzate per scopi non previsti. Questo solleva importanti interrogativi sul bilanciamento tra sicurezza nazionale e tutela delle libertà civili in un’era digitale in evoluzione.
La Polizia postale italiana sembra interessata all’uso di Gens.AI, ma non è chiaro se l’abbia effettivamente acquisito o utilizzato. Queste operazioni sotto copertura online sono complesse e le normative in merito non sono dettagliate. La necessità di regolamentare l’uso di tali strumenti è evidente per garantire la protezione dei diritti individuali e la trasparenza nelle attività di sorveglianza.
Tuttavia, come spiegano gli esperti, una volta che queste tecnologie sono disponibili, è difficile limitarne l’uso, e la loro diffusione solleva importanti questioni riguardo all’equilibrio tra sicurezza e privacy in un mondo sempre più connesso.