La poetica dell’Avanguardia in Afro

Afro

Dotato di una rapidità d’intelletto e di una disinvoltura pratica nell’arte del dipingere, Afro (1912-1976) è uno dei protagonisti delle avanguardie romane nel periodo intercorso tra i conflitti mondiali.

Brunito nei colori, il suo occhio capta e memorizza velocemente i dati reali, astrattizzandoli con linee e scompaginazioni ottiche, che semplificano il visibile, rendendolo più concreto. Il tono delle sue composizioni nel primo periodo risulta dimesso, come un universo parallelo lontano, impalpabile, sfumato nelle tonalità del grigio, riprende lo stilema metafisico morandiano.

In seguito Afro prende la direzione del luminismo e della ricerca tonale. Egli contempla i dettami del Cubismo, ma se ne distanzia liberando i tratti, regalando alle sue composizioni maggior respiro e libertà nell’espressione. L’istinto e l’impulso costituiscono i principi fondanti della sua poetica. Egli recupera una freschezza e una originalità nell’arte, sdoganandola dagli stretti parametri figurativi.

Afro riscopre il gusto per l’atto creativo, la felicità del librare i colori sulla tela, senza restrizioni, ma riecheggiando un candore primitivo. Un ruolo primario lo possiede la luce, la sua “diffrazione”, il suo riflesso; il colore intenso come pura estensione luminosa.

Afro, con un processo di astrazione, vuole rappresentare il contingente reale e naturale, ma esulando dalla verosimiglianza. Attraverso la rapidità delle pennellate e la vivacità del colore, evoca l’immagine senza raffigurarla realisticamente. Il suo imprinting cubista lo porta a infrangere i piani e a sconvolgere lo spazio, ma senza pathos, bensì con serenità e consapevolezza. Il paradosso è che la sua arte, nonostante sia astratta, nutre in nuce una concretezza, un pragmatismo. Poetica leggera, briosa, espressione di un animo libero, estroso, sfuggente.

Anche il cubismo di Afro rispetta la sua indole, che non riesce ad essere incatenata nei rigidi principi geometrici e lo affranca donando quel sollievo alla composizione, che lo staglia quale uno dei più originali interpreti del sentire contemporaneo.

Costanza Marana

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