Il femminismo, di cui tanto si parla e si è parlato, dall’inizio del Novecento con le suffragette in poi, ha una tradizione celebre. Una tradizione di grandi autrici che hanno combattuto per il movimento e per i diritti delle donne.
Chiaramente, ognuna di esse col proprio stile, le proprie convinzioni e il proprio modo di essere, soprattutto di essere donne.
È vero che ogni epoca ha i propri eroi e le proprie eroine, ma , prima di tutto, non dovremmo mai dimenticare il percorso sofferto, le difficoltà, la tenacia, che ha portato i nostri eroi e le nostre eroine fino a quella che oggi chiamiamo libertà, che difendiamo ad ogni costo.
Molte donne sono e sono state scrittrici e poetesse. Hanno avuto il potere di creare la vita e, ancor di più, creare le parole per raccontarla.
“La poesia è donna”, parola di Aldo Nove
Lo scrittore Aldo Nove lo sostiene fortemente: la poesia è sempre stata donna.
È stata donna già dalla tradizione greca. È stata donna per i poeti del Dolce Stil Novo, la cui figura femminile era centro di molte poesie, e nella simbologia dantesca. Sono pochi i nomi femminili che appaiono nella storia, però. Nello scorso secolo, le cose hanno assunto una posizione contraria: dalle americane Sylvia Plath e Anne Sexton fino all’ironia polacca di Wisława Szymborska, insieme a tante altre che ci hanno regalato il racconto della loro vita, consegnandocela in versi. E oggi, in poesia, le donne sono in numero maggiore rispetto agli uomini.
Ecco alcune delle donne –poetesse più amate, che più di tutte hanno lottato per i diritti delle donne, che più di tutte ricordiamo come donne coraggiose, le cui parole sono indelebili nei secoli.
Virginia Woolf
«Mi azzardo a immaginare che quell’ Anonimo, che ha scritto così tante poesie senza firmarle, molto spesso fosse una donna».
Virginia Woolf divenne da subito una sostenitrice della causa femminista. Molti personaggi dei suoi romanzi, come Clarissa Dalloway , Lily Briscoe , il variopinto Orlando (1928), danno voce agli abusi che ha sempre dovuto subire la figura femminile in una società soffocante, poco appagante, figure che trovavano nella propria anima e nella propria forza interiore un territorio di riscatto.
La Woolf ha saputo sottolineare, con grande delicatezza, tipica del suo stile, quanto le donne nella storia e nella società siano state vinte, quanto non abbiano mai avuto ciò che spettava loro. Ha saputo raccontare l’impossibilità per le donne di fare davvero ciò che amano, di non poter lavorare in un ambito artistico, di non poter scrivere, a causa di gravi motivi economici, difatti sosteneva: “Basterebbe una stanza in cui poter scrivere”.
Ha saputo domandarsi il perché della differenza tra vita privata e vita pubblica della donna, così come ha ha saputo descrivere l’impossibilità di far sentire la propria opinione, la propria voce in un discorso pubblico, dominato, invece, sempre da figure maschili.
Sibilla Aleramo
«Non so se sono stata donna, non so se sono stata spirito. Son stata amore».
A causa di un trasferimento della famiglia di Sibilla Aleramo, per lei fu difficile, quasi impossibile, continuare gli studi elementari. Ma non si arrese mai e questa fu la sua forza. Iniziò un percorso da autodidatta, un percorso ribelle e rivoluzionario, in un periodo fortemente dominato dalla presenza maschile, quello a cavallo tra le due guerre mondiali.
Raccontò una triste storia di violenza, pare che un operaio della fabbrica del padre abusò di lei, e alla fine dovettero sposarsi. Un difficile matrimonio riparatore. Fuggì a Roma, poi a Milano, ribelle, libera pensatrice. Grande sostenitrice delle donne e contro la prostituzione, visse anche un amore omosessuale sofferto, se si pensa ai tempi. Una vita privata, una vita amorosa, ma anche artistica, intensa, fatta di passione, di idee, priva della paura, fatta solo di amore e libertà. Un grande esempio per le donne di ieri e di oggi.
Oriana Fallaci
“È la vita. A volte credi che due occhi ti guardino e invece non ti vedono neanche. A volte credi d’aver trovato qualcuno che cercavi e invece non hai trovato nessuno. Succede. E se non succede, è un miracolo. Ma i miracoli non durano mai.”
Scrittrice, certo, ma anche giornalista e attivista . Fu la prima donna in assoluto, almeno in Italia, ad andare al fronte. Ci andò come inviata speciale.
Ha pubblicato circa 20 romanzi, ha venduto milioni di copie che hanno fatto il giro del mondo.
Ha sempre scritto e parlato del rapporto tra Islam ed Occidente. Una visione molto coraggiosa. Nel 2001, proponeva il suo duro punto di vista in merito ai tragici avvenimenti delle Torri Gemelle tramite libri, articoli di giornale e qualsiasi mezzo . Riguardo a lei, l’opinione pubblica si divide a metà: c’è chi crede che le idee e le posizioni della Fallaci siano particolarmente dure, altri, invece, pensano che lei sia davvero uno dei simboli più importanti della lotta al terrorismo e al femminismo.
Maya Angelou
«Puoi cancellarmi dalla storia / Con le tue aspre, distorte bugie, / Puoi buttarmi già nello sporco / Ma io, come polvere, mi rialzerò».
Maya fece molti lavori, senza tirarsi indietro mai. Lavorò perfino in un night club. Lavorò fianco a fianco con Malcom X e Martin Luther King nei movimenti per i diritti civili.
Grande scrittrice, ha pubblicato romanzi, poesie, autobiografie. In tutto ciò che faceva e che scriveva si rispecchia l’identità, l’eredità di una cultura africana, riflettendo sui cambiamento da attuare, sul senso di reclusione e sulla sensazione di afflizione delle donne, in particolare quelle afroamericane. Le sue poesie, sono un inno, un inno inarrestabile e sfrenato verso la libertà .
E poi, nel Maggio 2014, Maya Angelou muore. Il mondo della cultura e non solo è scioccato. Una grande perdita. Molte personalità importanti del mondo dello spettacolo, specie afroamericane , come Beyoncé e Rihanna per citarne qualcuna, le diedero dimostrazioni di affetto. Una bellissima dimostrazione di quanto grande fosse stato il rumore di questa poetessa e attivista che ha dato coraggio a molte donne, creando una nuova generazione di donne afroamericane. Donne forti, consapevoli ma, soprattutto, donne libere.
Mariafrancesca Perna