Quando la poesia diventa capitalista…

Andri Snær Magnason (via Wikipedia)

“Avevo appena traslocato. Squattrinato e affamato, corsi al supermercato Bónus ma lo trovai un po’ vuoto. Il negozio era pieno di testi e messaggi, ma non c’erano storie, non c’era poesia. Chiusi gli occhi e le orecchie, cercando rimedio a tanta desolazione. E mi resi conto che questo mercato era disposto secondo la struttura della Divina Commedia. Il Paradiso era là, nel reparto frutta e verdura, l’Inferno nel reparto macelleria e il Purgatorio in quello dei prodotti per le pulizie.”

“Bónus”, Andri Snær Magnason (Nottetempo edizioni)

Inizia così la descrizione di questo libro che, dal 2 febbraio uscirà grazie a Nottetempo edizioni. È una raccolta di poesie di un autore islandese che per la prima volta fu pubblicato grazie alla catena di supermercati islandese Bónus. “Ho sentito dire che la poesia è l’ultima creazione umana non mercificata.” dice l’autore a Cristina Taglietti de La Lettura, “Ho pensato che fosse un’idea divertente andare contro questa impostazione”. In fondo, come diceva a settembre a Le Courrier, nel ritrovarsi in quel mondo così antipoetico viene naturale pensare che sia un  po’ di cattivo gusto scrivere poesia.

Ma l’esperimento era interessante: creare un prodotto di massa che avesse le stesse caratteristiche di quello che siamo abituati a comprare perché ci serve abitualmente. Al giornale svizzero, infatti, dice di essersi trovato davanti al prosciutto Bónus, la verdura Bónus e via dicendo. E allora, perché non la “poesia Bónus”? Fortuna è stata che gli allora proprietari della catena di negozi accettarono la provocazione al punto tale che, come ammette lo stesso autore sia al giornale italiano che a quello svizzero, ha firmato un contratto standard che aveva, come in tutti i prodotti di largo consumo da banco, la clausola di responsabilità del produttore in caso di danni al consumatore.

In un mondo, come quello odierno italiano, che si lamenta di quanta poca partecipazione ci sia alla vita culturale e di quanti pochi lettori si rivolgano alla lettura, quella di Nottetempo è un’operazione interessante: portare sugli scaffali non solo una raccolta, che in tre ristampe si è ingrandita ogni volta, ma far arrivare anche il messaggio di un autore fuori degli schemi che è poeta, scrittore, performer, attivista ambientale -ha fatto anche una campagna con la cantante Björk-, e a giugno scorso si è candidato alle elezioni presidenziali.

I poeti si lamentano spesso di vendere molto poco“, dice l’autore sostenendo che è un dato di fatto che si richiudano nel loro microcosmo di interessi rifiutando il mercato – inteso come il mondo capitalista-. Cosa succede quando un prodotto, che nasce per essere necessario all’animo umano come la poesia, invece recepisce le sollecitazioni esterne a cui andiamo incontro giornalmente e  si trasforma inglobando i temi del mondo fuori la porta? Succede che la poesia, scendendo dagli scaffali nobili della libreria ed entrando in quelli di un supermarket diventa prodotto di consumo e di piacere come un buon piatto o un buon vino. E la strategia di quell’anno fu decisamente vincente; Andri Snær Magnason vendette 25.000 copie e nella successiva ristampa vide un incremento delle vendite del 33%.

È un risultato di un esperimento decisamente interessante visto che alla domanda sul ruolo della poesia in Islanda risponde che questa ha sempre avuto un ruolo fondamentale perché decisamente più popolare di altre arti. “Eravamo troppo poveri per acquistare tela o marmo, così la nostra storia dell’arte è in gran parte storia della poesia”, dice alla giornalista italiana de La Lettura e continua dicendo “I poeti sono stati gli eroi nazionali, le nostre rock star. Ma oggi vende meno del passato”. Sicuramente di questa crisi è in parte colpevole il mainstream di internet che rende tutto più facile da avere. Ma allora, quando internet già si diffondeva a macchia d’olio nel mondo, in quei lontani anni novanta, la poesia ebbe la meglio sulla tecnologia. Chissà se Nottetempo, riproponendo il volume in maniera diversa dall’originale riuscirà, dalle librerie, a far rivivere il successo di quel Bónus. Per ora so solo che io lo comprerò; la curiosità di capire che tipo di poesia, che nasca su basi così decisamente inusuali,  possa aver venduto così tanto la rende davvero speciale.

Simona Scravaglieri

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