Sono innumerevoli gli autoritratti del celebre pittore Picasso (1881-1973) che stigmatizzano l’evoluzione della sua mimica in contemporanea con la sua “semantica”.
Il primo “autoscatto” avviene all’età di quindici anni, durante la sua permanenza a Barcellona, impregnato delle atmosfere e sonorità dell’élite artistica del caffè “Els Quatre Gats”, presso le Ramblas. Il piglio rivela già il suo ardire e ardore futuri, dando prova di una tempestività peculiare. Picasso è noto per la sua disinvoltura e sfrontatezza nell’approccio stilistico, nondimeno per la sua accezione di vita, accolta nella sua interezza, senza remore.
Fin da questa sua prima imago la sua “morbosa” consapevolezza riveste i tratti pittorici e configura un manifesto poetico che lo accompagnerà per tutta l’esistenza. Come l’iconografia del “trova rubato”, elemento tipico della dialettica teatrale, si traveste con una parrucca con sfumature grigiastre e uno jabot avvolto al colto. Il suo sguardo provocatorio e intenso dà la sensazione di procrastinare questo effetto illusorio nell’osservatore senza un limite temporale. Una perseveranza dell’assenza di scrupolosità, un’abnegazione della perentorietà, una densa prosopopea.
Il volto posto di tre quarti crea l’effetto visivo di una sproporzione nello sguardo, rendendolo ancora più offensivo e inquisitorio. L’occhio sinistro nonostante guardi innanzi ha come punto di fuga l’esterno della scena, mentre il destro, illuminato e centrato nell’impianto compositivo, si rivela audace, famelico. Hic et nunc.
È un’autoinvestitura quale pittore, decretando quello che sarà il suo status futuro. Come egli stesso declamerà: “Diventa ciò che sei”. È l’introitus del suo stilema. Con tale autoritratto, il pittore Picasso denuncia il suo essere artistico, delinea sé stesso, la sua mimica esteriore e interiore. Non cela nulla, anzi mostra senza contegno tutta la sua nervatura introspettiva, soprattutto le sue pulsioni, che né reprime, né trascende, ma veicola senza pudore. Questo rimane il suo scheletro, il suo imprinting, la sua traccia.
Costanza Marana