Nel turbolento scenario delle acque somale, la pirateria ha a lungo costituito una minaccia significativa per la navigazione internazionale. Tuttavia, negli ultimi anni, si è assistito a una notevole svolta.
Nel 2011, le acque comprese nella regione che abbraccia la Somalia, l’Oceano Indiano, il Mar Rosso e il Golfo di Aden sono state teatro di 212 audaci attacchi da parte di pirati. Queste incursioni hanno generato un impatto economico significativo, con la Banca Mondiale che stima un costo annuale di 18 miliardi di dollari per l’economia globale. I pirati armati, situati fino a 1.000 miglia nautiche al largo delle coste somale, hanno sequestrato navi commerciali e richiesto consistenti riscatti agli armatori per la liberazione di equipaggi e navi. Nel periodo compreso tra il 2005 e il 2012, si calcola che i pirati somali abbiano ricevuto oltre 400 milioni di dollari in riscatti.
Inizialmente, il problema della pirateria sembrava insormontabile, con le missioni navali antipirateria condotte dalle marine delle nazioni più potenti al mondo e le misure di autoprotezione adottate dall’industria marittima che sembravano inefficaci. La soluzione più plausibile appariva essere il rafforzamento dello Stato in Somalia per affrontare le cause profonde della pirateria. Tuttavia, questa prospettiva era ostacolata dalle incertezze geopolitiche e dalle avversità suscitate dagli interventi militari statunitensi in Afghanistan e Iraq. Ciò che è avvenuto successivamente è stato sorprendente. Nel 2012, il numero di attacchi si è drasticamente ridotto a soli 10, e tra il 2013 e il 2023 solo due navi sono state dirottate. Questo notevole cambiamento ha suscitato l’interesse degli studiosi e dei professionisti, portando all’analisi dettagliata del caso della pirateria somala.
Il professor Peter Viggo, un esperto di diplomazia internazionale, strategia militare e uso della forza, ha condotto approfondite ricerche in collaborazione con un collega specializzato in strategia militare, esaminando i fattori chiave che hanno contribuito a fermare i pirati somali. Gli studiosi e i professionisti sono concordi nel ritenere che quattro elementi cruciali abbiano interagito per raggiungere questo risultato.
Il primo elemento è stato l’efficace coordinamento delle operazioni navali antipirateria da parte delle marine di diverse nazioni, inclusi i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Russia e Cina. Inoltre, è stato fondamentale l’attuazione di costose misure di autoprotezione, che includevano l’impiego di guardie armate, da parte della maggior parte degli Stati di bandiera e degli armatori. Parallelamente, sono stati sviluppati strumenti giuridici completi per perseguire penalmente e incarcerare i pirati, con l’ulteriore rafforzamento delle capacità regionali per detenere i pirati a livello regionale e all’interno del territorio somalo.
Tuttavia, ciò che rende veramente unico il caso della Somalia è la volontà della comunità internazionale, sia degli Stati che degli imprenditori, di investire risorse umane e finanziarie nell’attuazione di queste misure. Questo rappresenta una delle poche storie di successo in cui l’uso limitato della forza ha portato a un risultato sostenibile. Inoltre, è degno di nota il fatto che la pirateria somala sia stata contrastata nonostante le condizioni instabili del paese non abbiano registrato miglioramenti significativi nel corso del tempo.
Tuttavia, il professor Viggo avverte che replicare questa storia di successo sarà una sfida complessa. Il caso della Somalia ha visto una rara convergenza di interessi tra grandi potenze, settore privato e attori regionali e locali. Questo scenario differisce notevolmente da altre regioni, come il Golfo di Guinea al largo della costa dell’Africa occidentale, dove gli Stati locali possono dimostrarsi meno collaborativi nella lotta contro la pirateria. Inoltre, l’alto grado di condivisione degli interessi tra gli attori coinvolti è stato cruciale per il successo della campagna antipirateria somala, un elemento che manca in situazioni in cui gli interessi degli attori sono discordanti, come ad esempio nelle operazioni volte a contrastare i colpi di stato nell’Africa occidentale. In conclusione, il caso della Somalia rimane una storia di successo straordinaria nella lotta contro la pirateria, ma è un esempio unico che sfida la replicabilità in altre aree del mondo.