La piaga dell’amianto in Calabria

In Calabria, la terra di nessuno, si sente spesso parlare di amianto. Ne parlano le mamme fuori dalla scuola dei bambini, e ne parlano gli uomini più anziani che giocano a carte nel garage del paese. Sicuramente, quello dell’amianto in terra calabra è un problema tangibile, ma ciò che preoccupa realmente è il tasso di mortalità unito a quello del menefreghismo: il tutto raggiunge cifre da capogiro.

Wellasbestdach-233-3354_IMGTra il 1965 e il 1983, le caratteristiche dell’amianto e il suo basso costo di lavorazione hanno permesso che questo materiale venisse utilizzato nel campo edile, in quello dei trasporti e in quello industriale. Nella costruzione di un qualsiasi edificio, abitazione compresa, l’amianto veniva impiegato per tubature di diverso utilizzo (dal trasporto dell’acqua ai riscaldamenti), per le canne fumarie, a volte per la pavimentazione, per i muri separatori di ambienti e per il tetto utilizzato sotto forma di lastre ondulate o piane di cemento-amianto, la cui unione dà origine all’eternit: se ve lo state chiedendo, sì, è proprio l’eternit di cui parla Fedez.

La sostanziale pericolosità di questo materiale è la dispersione nell’ambiente di fibre che, se inalate, hanno ripercussioni sulla salute dell’individuo: l’amianto è cancerogeno. La Calabria è la terra del mare più lucente e dei paesaggi più folgoranti ma, a causa di tutto questo, è anche e soprattutto la patria del tumore. Un bilancio terrificante per una terra così bella eppure così amara.

La Calabria è una madre-matrigna per ogni suo figlio.

Si parla di milioni di vittime a causa di un giro di denaro: la vita di un solo uomo vale le poche centinaia di euro risparmiate nella scelta del materiale? Nel 2011 è stato avanzato un progetto di bonifica e dunque di eliminazione di tutto il materiale cancerogeno presente nel territorio, tuttavia i lavori procedono a rilento (dove sono stati iniziati).

La domanda è: come può un bambino, che nasce in questa meravigliosa terra, essere al sicuro se la casa dove vivrà può contenere ancora tracce di eternit, se la scuola dove studierà è stata tirata su con cemento malsano, se la piscina che frequenterà forse ha ancora delle tubature degli anni ’65-’83?

La risposta è: non si deve più pensare che tutto possa risolversi domani ma bisogna agire subito, affinché i bambini di oggi e quelli di domani possano essere felici di vivere in una casa sicura in un posto circondato da acqua salata, di studiare in una scuola nuova e confortevole e di imparare a nuotare senza paura.

Il domani non esiste se non lo si crea.

Maria Giovanna Campagna

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