In un momento di alta tensione internazionale, gli Houthi, il gruppo ribelle yemenita sostenuto dall’Iran, hanno acconsentito a una temporanea sospensione delle ostilità per permettere il recupero della nave petroliera Sounion nel Mar Rosso. La nave greca, attaccata lo scorso 21 agosto al largo della città portuale di Hodeida, è stata gravemente danneggiata e si trova in fiamme da diversi giorni, con il rischio di causare uno dei più gravi danni ecologici degli ultimi decenni.
L’accordo, reso noto dalla missione iraniana presso le Nazioni Unite, è stato accolto con sollievo dalla comunità internazionale, preoccupata per un possibile disastro ambientale nel Mar Rosso, nonostante le iniziali resistenze del gruppo armato yemenita.
Attacco e dettagli operativi per la messa in sicurezza della petroliera Sounion nel Mar Rosso
L’attacco alla petroliera Sounion nel Mar Rosso è avvenuto in pieno giorno e ha coinvolto l’utilizzo di droni e missili, secondo quanto riferito dagli stessi Houthi. La nave, che trasportava circa 150.000 tonnellate di petrolio greggio, è stata colpita in più punti, provocando incendi che hanno messo in serio pericolo l’intero carico. L’agenzia britannica per la sicurezza marittima UKMTO, guidata dalla Royal Navy, ha segnalato la presenza di tre incendi distinti a bordo della nave, che attualmente risulta alla deriva nel Mar Rosso. Il danno ai motori ha impedito alla nave di muoversi autonomamente, aumentando il rischio di un disastro ecologico su larga scala.
L’attacco alla petroliera Sounion nel Mar Rosso è stato fatto dalle forze Houthi che operano in Yemen e che hanno da subito rivendicato l’azione anche nel nome della lotta e della resistenza al fianco del popolo palestinese contro il genocidio di Israele. Le rivendicazioni degli Houthi sono andate avanti anche dopo l’attacco, motivo per il quale i tentativi di soccorso sono stati a lungo ostacolati, compromettendo parte dell’ecosistema del Mar Rosso e del Golfo di Aden. Gli Houthi operano infatti perlopiù nel boicottaggio delle navi da commercio marittimo che passano per il Mar Rosso e lo stretto di Bab el-Mandeb, seguendo la rotta commercial del canale di Suez.
Reazioni della comunità internazionale e risposta degli Houthi
La notizia dell’attacco alla petroliera Sounion nel Mar Rosso ha suscitato un’ondata di preoccupazione a livello globale, spingendo molti Paesi a richiedere agli Houthi di consentire l’ingresso di rimorchiatori e navi di salvataggio nell’area dell’incidente. La missione iraniana presso l’ONU ha confermato che Ansarullah, altro nome con cui sono conosciuti gli Houthi, ha accettato di permettere le operazioni di recupero per ragioni umanitarie e ambientali. Il portavoce degli Houthi, Mohammed Abdulsalam, ha chiarito che il gruppo non ha accettato una vera tregua, ma ha semplicemente concesso l’accesso alle squadre di soccorso.
Pericolo ambientale e umanitario
La Sounion rappresenta attualmente una delle più gravi minacce per l’ambiente marino del Mar Rosso. Con a bordo 150.000 tonnellate di petrolio greggio, l’imbarcazione potrebbe causare una fuoriuscita di enormi proporzioni, paragonabile ai peggiori disastri ambientali mai registrati su una nave. Il Pentagono ha espresso grande preoccupazione, sottolineando che la nave, in fiamme da diversi giorni, potrebbe iniziare a perdere petrolio in qualsiasi momento, aggravando ulteriormente la situazione.
Nel frattempo, l’equipaggio della Sounion, composto da 23 filippini e due russi, è stato tratto in salvo da una nave della missione Aspides dell’Unione Europea. Il gruppo è stato portato in sicurezza nella vicina Gibuti, mentre le autorità internazionali continuano a monitorare la situazione per prevenire ulteriori danni. I video dell’attacco, diffusi sui social media, mostrano scene drammatiche della nave in fiamme e alla deriva, evidenziando la gravità della situazione.
Il pericolo ambientale riguarda le enormi conseguenze che si possono riversare sul mare e le specie animali marittimi lì presenti: dalle più varie specie di coralli alle barriere coralline, passando per l’intera fauna marittima che abita il mare e le spiagge del Mar Rosso. Sono in corso operazioni di pulizia e bonifica ma, a seguito di questo danno ambientale, sono richiesti più di dieci anni per conseguire un lavoro soddisfacente e di reale messa in salvo. Gli effetti di questa azione politica potrebbero infatti riversarsi in un disastro naturale, che sarà graduale e molto lento.
Escalation nel Mar Rosso e implicazioni geopolitiche
L’attacco alla petroliera Sounion nel Mar Rosso non è un evento isolato, ma si inserisce in un contesto di crescente tensione nell’area di forte importanza e influenza geopolitica, una delle rotte marittime più importanti del mondo. Gli Houthi hanno intensificato le loro azioni contro le navi nella regione negli ultimi dieci mesi, giustificando queste operazioni come un supporto alla causa palestinese nel conflitto israelo-palestinese. La loro crescente aggressività ha messo in allarme non solo le potenze regionali, ma anche gli attori internazionali, preoccupati per la sicurezza delle rotte marittime e per le possibili implicazioni di un disastro ambientale di larga scala.
La situazione nel Mar Rosso è resa ancora più complessa dall’influenza e solidarietà iraniana sugli Houthi, che ha contribuito a una maggiore instabilità nella regione. Le tensioni tra le potenze occidentali e l’Iran continuano a crescere, e il coinvolgimento iraniano in queste operazioni potrebbe avere conseguenze diplomatiche e militari significative. L’attacco alla petroliera Sounion nel Mar Rosso potrebbe essere solo l’inizio di una serie di azioni che potrebbero alterare profondamente l’equilibrio di potere nella regione. Intanto, in queste ore, è in corso una tregua temporanea per garantire la messa in sicurezza dell’area che ha visto l’attacco, proprio per evitare che si concretizzi l’incubo del disastro ambientale.
L’incidente della Sounion è un chiaro segnale della fragilità della sicurezza marittima nel Mar Rosso e delle gravi conseguenze che un conflitto protratto potrebbe avere non solo sulla regione, ma sull’intero sistema internazionale. La decisione degli Houthi di permettere temporaneamente le operazioni di recupero rappresenta una piccola vittoria diplomatica, ma la minaccia di ulteriori attacchi e di un disastro ambientale resta alta. La comunità internazionale e, in particolare, l’Unione Europea – che sta gestendo il salvataggio con la nave della missione Aspides – dovrà agire con determinazione per garantire la sicurezza delle rotte marittime e prevenire ulteriori escalation in una regione già fortemente instabile.